
Ieri, in Consiglio regionale, la presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, è intervenuta in occasione della 𝗚𝗶𝗼𝗿𝗻𝗮𝘁𝗮 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗱𝗼𝗻𝗻𝗮
-Oggi (ieri ndr), in Consiglio regionale, ho avuto l’onore di intervenire in occasione della 𝗚𝗶𝗼𝗿𝗻𝗮𝘁𝗮 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗱𝗼𝗻𝗻𝗮.
Sento sulle mie spalle la responsabilità di essere la prima donna a ricoprire il ruolo di rappresentare tutte le sarde e i sardi, ed è la prima volta che ho occasione di parlare a voi in questo ruolo.
La prima domanda che mi sono posta come amministratrice è: quali strumenti ulteriori è necessario dare alle ragazze e alle donne sarde per poter realizzare le loro aspirazioni e i loro sogni senza scontare vincoli di genere?
Partiamo dai dati. 𝗟𝗲 𝗿𝗮𝗴𝗮𝘇𝘇𝗲 𝗮𝗯𝗯𝗮𝗻𝗱𝗼𝗻𝗮𝗻𝗼 𝗺𝗲𝗻𝗼 𝗴𝗹𝗶 𝘀𝘁𝘂𝗱𝗶 𝗿𝗶𝘀𝗽𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗮𝗶 𝗿𝗮𝗴𝗮𝘇𝘇𝗶. Questo significa che, quando ci sono le condizioni giuste, vogliono completare il loro percorso e avere le stesse opportunità. Il nostro compito è sostenerle con modelli positivi, con l’idea che non ci si realizza con la scarpetta di cristallo, ma con il talento e l’impegno.
𝗦𝗼 𝗯𝗲𝗻𝗲 𝗾𝘂𝗮𝗻𝘁𝗼 𝘀𝗶𝗮𝗻𝗼 𝗶𝗺𝗽𝗼𝗿𝘁𝗮𝗻𝘁𝗶 𝗶 𝗺𝗼𝗱𝗲𝗹𝗹𝗶. Quando, da ragazzina, decisi di partire da Nuoro per studiare programmazione e numeri in un’Università fuori dalla Sardegna, il mio riferimento era 𝗞𝗮𝘁𝗵𝗲𝗿𝗶𝗻𝗲 𝗝𝗼𝗵𝗻𝘀𝗼𝗻, straordinaria matematica e informatica afroamericana che, negli anni ‘50, ha contribuito in modo decisivo al programma spaziale della NASA, nonostante le discriminazioni razziali e di genere.
Ecco, questo dobbiamo raccontare alle nostre bambine e alle nostre ragazze. Non ci interessa Cenerentola, ma come liberarci dalla trappola delle favole interiori e diventare protagoniste della nostra storia. Possiamo lasciare Biancaneve nel bosco e studiare 𝗝𝗼𝘆𝗰𝗲 𝗟𝘂𝘀𝘀𝘂 𝗲 𝗡𝗮𝗱𝗶𝗮 𝗚𝗮𝗹𝗹𝗶𝗰𝗼 𝗦𝗽𝗮𝗻𝗼, protagoniste del 𝗣𝗿𝗶𝗺𝗼 𝗖𝗼𝗻𝗴𝗿𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗗𝗼𝗻𝗻𝗲 𝗦𝗮𝗿𝗱𝗲 𝗶𝗹 𝟵 𝗺𝗮𝗿𝘇𝗼 𝟭𝟵𝟱𝟮, quando tremila donne, di ogni estrazione sociale e politica, si riunirono al Teatro Massimo di Cagliari per chiedere diritti, lavoro, istruzione e servizi essenziali.
Da quello spirito e da quella speranza dobbiamo ripartire.
𝗢𝗴𝗴𝗶 𝗶 𝗱𝗮𝘁𝗶 𝘀𝘂𝗹𝗹’𝗼𝗰𝗰𝘂𝗽𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗳𝗲𝗺𝗺𝗶𝗻𝗶𝗹𝗲 𝗶𝗻 𝗦𝗮𝗿𝗱𝗲𝗴𝗻𝗮 𝗿𝗲𝘀𝘁𝗮𝗻𝗼 𝗽𝗿𝗲𝗼𝗰𝗰𝘂𝗽𝗮𝗻𝘁𝗶: il 49,1% delle donne tra i 18 e i 64 anni lavora, contro il 63% degli uomini. Il tasso di disoccupazione è del 10%, identico per uomini e donne. Ma il vero problema è la difficoltà a concili lavoro e vita privata, per l’assenza di servizi adeguati: asili, trasporti, supporto per la cura dei figli e degli anziani.
Per questo stiamo lavorando per potenziare servizi fondamentali come 𝗹’𝗮𝗰𝗰𝗼𝗴𝗹𝗶𝗲𝗻𝘇𝗮 𝘀𝗰𝗼𝗹𝗮𝘀𝘁𝗶𝗰𝗮 𝗮𝗻𝘁𝗶𝗰𝗶𝗽𝗮𝘁𝗮, per permettere alle mamme di portare i figli a scuola prima di andare al lavoro.
E poi c’è un altro tema: 𝗹𝗮 𝗿𝗮𝗽𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲𝗻𝘁𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗳𝗲𝗺𝗺𝗶𝗻𝗶𝗹𝗲 𝗻𝗲𝗶 𝗹𝘂𝗼𝗴𝗵𝗶 𝗱𝗲𝗰𝗶𝘀𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗶. Leggevo un articolo del Sole 24 Ore dal titolo: “Il potere delle donne. Dalle istituzioni alla finanza, la mappa delle donne ai vertici: mai così tante”. Ma rispetto a cosa? Il 34,2% di donne in Parlamento, il 43% nei consigli di amministrazione, una percentuale ridicola nel nostro Consiglio regionale. Ci sono voluti 70 anni per eleggere una presidente donna della Regione Sardegna.
È chiaro che non bastano strumenti e leggi: serve una trasformazione culturale profonda. Dobbiamo arginare il 200% di aumento dei femminicidi che ha insanguinato la Sardegna nel 2024.
Dobbiamo smettere di sentirci dire certe frasi, che Michela Murgia ha raccolto nel suo libro Stai zitta e che non vogliamo più ascoltare:
𝑂𝑟𝑚𝑎𝑖 𝑠𝑖𝑒𝑡𝑒 𝑑𝑎𝑝𝑝𝑒𝑟𝑡𝑢𝑡𝑡𝑜
𝐵𝑟𝑎𝑣𝑎 𝑒 𝑝𝑢𝑟𝑒 𝑚𝑎𝑚𝑚𝑎!
𝑆𝑝𝑎𝑣𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑔𝑙𝑖 𝑢𝑜𝑚𝑖𝑛𝑖
𝑆𝑒𝑖 𝑢𝑛𝑎 𝑑𝑜𝑛𝑛𝑎 𝑐𝑜𝑛 𝑙𝑒 𝑝𝑎𝑙𝑙𝑒
𝐴𝑑𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑡𝑖 𝑠𝑝𝑖𝑒𝑔𝑜
𝐸𝑟𝑎 𝑠𝑜𝑙𝑜 𝑢𝑛 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑙𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜
Ecco, questo è ciò che vogliamo cambiare.
Buon 8 marzo a tutte noi