NURARCHEOFESTIVAL, quindicesima edizione. Ritorna, puntuale, la rassegna storicamente organizzata dal Crogiuolo – sotto la direzione artistica di Iaia Forte, attrice intensa e amica di vecchia data del festival, e di Rita Atzeri, anima della compagnia cagliaritana fondata da Mario Faticoni – che ancora una volta farà sposare, dal 17 al 31 luglio, il patrimonio storico e culturale dell’Isola con il teatro e altri eventi di spettacolo dal vivo in luoghi di grande interesse archeologico e non solo. Ritorna nel Nuorese e in Ogliastra, a Villagrande Strisaili, nel Santuario nuragico di S’Arcu ‘e is Forros, cuore quest’anno del festival, nell’area archeologica di Sa Carcaredda, e nel centro del paese, a Tortolì, nell’area archeologica di S’Ortali ‘e Su Monti e nell’Ex Blocchiera Falchi, nel Teatro a mare di Arbatax, a Porto Frailis.
Il NAF 2023 è tre cartelloni in uno, con un calendario più che mai ricco e serrato: sono in programma oltre venticinque spettacoli, comprese due anteprime nazionali e numerose prime regionali. In scena una parata di nomi di livello assoluto, tra i più importanti nel panorama teatrale italiano: Giorgina Pi, Maria Paiato, Anna Bonaiuto, Iaia Forte e Tommaso Ragno, Motus, Mario Perrotta, passando per Lucilla Giagnoni, Enrico Bonavera, Paolo Panaro, Stefano Sabelli o artisti internazionali come Andreja Rauch Podrzavnik e Christopher Benstead, solo per fare alcuni esempi.
Quest’anno verrà presentata, nell’Ex Blocchiera di Tortolì dal 20 al 27 luglio, una novità assoluta: la prima edizione di Isole, la sezione dedicata a cinema, teatro, musica, letteratura e arte, con la direzione artistica di Ysé Brisson (FDFC – Festival Droits des Femmes & Cinéma) e Mario Serenellini (Le Plateau de la Méduse, Paris – Milano).
“NurArcheofestival nasce dall’esigenza di indagare il rapporto del Teatro con lo spazio, con la natura, con la storia”, sottolinea Rita Atzeri. Che spiega: “Sedici anni fa per farlo, per dare una dimostrazione che certi luoghi debbano essere agiti in modo che siano essi stessi a determinare lo spettacolo, abbiamo creato ‘Deinas’, il primo lavoro pensato dal Crogiuolo per un’area archeologica – allora si trattava del nuraghe Genna Maria di Villanovaforru – che coniugava miti orfici, tradizioni popolari della Sardegna, miti greci. Questa fusione di teatro, storia, archeologia, natura – perché i nuraghi sorgono immersi nelle bellezze del nostro paesaggio – ci ha restituito la sacralità del vivere e dell’agire nei luoghi della storia, ancor di più in quelli della preistoria. Lì nasce l’idea di dare corpo ad un progetto che sistematicamente consentisse di portare avanti questo campo d’indagine. Negli anni successivi – continua Atzeri – si affiancano agli spettacoli della compagnia le ospitalità regionali e nazionali e si mantiene il carattere itinerante del festival. Il nostro desiderio era e resta quello di promuovere la conoscenza di un patrimonio archeologico unico, facendo sì che questi luoghi – nuraghi, tombe dei giganti, menhir, domus de janas – non siano guardati fuggevolmente mentre si cammina in campagna o montagna, ma siano vissuti, compresi. Abbiamo sempre definito il NurArcheo un festival dal tempo lungo. Nell’area archeologica si arriva prima dell’inizio dello spettacolo, per una visita guidata al sito. Il modo di preservare il patrimonio non è trincerarlo, ma farlo conoscere, amare e vivere, in modo che ciascuno lo senta proprio e si senta parte di una storia più grande. Il dialogo con i luoghi – conclude la direttrice artistica del Crogiuolo – è il tratto più caratterizzante del Nuracheofestival, gli allestimenti non sono mai invasivi, non vengono montate strutture che annullano il sito, per creare una falsa riproduzione di un palco teatrale. Siamo immersi nella natura, della quale cerchiamo di rispettare i tempi e valorizzare le suggestioni: salvo rare eccezioni motivate dalla drammaturgia dello spettacolo, si va in scena al tramonto con il cambio di luce”.
E il NAF 2023 continuerà a essere, appunto, un festival dal tempo lungo, perché, come ormai da tradizione, si svolgeranno anche quest’anno le visite guidate ai siti archeologici, che diventeranno poi suggestivi palcoscenici per accogliere gli spettacoli serali. A Villagrande Strisaili saranno curate da Archeonova.
NurArcheoFestival è organizzato da Il Crogiuolo, con il sostegno del MiC, dell’Assessorato della Cultura della Regione Sardegna e della Fondazione di Sardegna.
Il programma
Villagrande Strisaili
NurArcheoFestival prende il via, con una sorta di anteprima, lunedì 17 luglio, alle 20.30, nell’area archeologica di S’Arcu ‘e is Forros, teatro di quasi tutti gli eventi, a Villagrande Strisaili, con SOGNO CREATORE, ideazione, drammaturgia e regia di Giorgina Pi, talentuosa e innovativa artista, una produzione di Bluemotion, la compagnia da lei diretta, con Sylvia De Fanti, Alexia Sarantopoulou, Valerio Vigliar, che cura anche le musiche. Un progetto di ricerca sul tema del sogno e della sua potenza creativa. Un’indagine del rapporto tra mondo onirico e scrittura, passando dal corpo che genera suono e immagini. La prima traccia del progetto è il libro Il sogno creatore della filosofa spagnola Maria Zambrano (1904-1991), in cui il sogno e il suo linguaggio si fanno guida. In questa opera sono i sogni a guidare le parole, costringendole ad affrontare i loro doveri: il tempo, la verità, le maschere personali e sociali. Zambrano fa camminare insieme poesia e filosofia, non creando strappi, come se il sogno contenesse in maniera innata questa convivenza. Così accade nella poesia di Maria Luisa Spaziani (1922-2014), una voce poetica importante del secondo Novecento italiano, compagna di Eugenio Montale, seconda traccia del lavoro, che nei suoi versi ardenti dialoga con Zambrano immersa nella vita psichica femminile. Lo scandaglio del mondo onirico di Zambrano assume le sembianze di riflessioni diaristiche su sogni indelebili descritti dai versi di Pallottoliere Celeste di Spaziani, incarnati da Sylvia De Fanti. La terza traccia viene ripescata indietro nel tempo, nel mistero dei primi studi sui sogni. Il libro dei sogni di Artemidoro, un’enciclopedia teorica e pratica del sogno scritta nel secondo secolo dopo Cristo, si confronterà con la poesia di Niki Rebecca Papagheorghiou (1948-2000), scrittrice e poetessa greca che inverte temi e stilemi dei miti annettendoli alla sua vita immaginaria. In particolare la compagnia lavora sulla sua raccolta Il grande formichiere. Per Papagheorghiou una inquietante stranezza apparenta l’universo della poesia a quello della vita inconscia e del sogno. Il confronto tra appunti e sogni, versi e teoria onirica dall’antichità di Artemidoro al pensiero di Zambrano, vuole creare in SOGNO CREATORE una oniromanzia delle donne del nostro millennio, ma soprattutto permettere sulla scena una resa rispetto alle tensioni contenute nell’ambivalenza dell’idea del sogno. Unite dalla musica, si mischiano la lingua italiana e la lingua greca, in una catena di alleanze ipotetiche di donne visionarie, la scena si trasforma in un luogo dove scandagliare il sé, in un ambiente sonoro elettronico unito a canzoni e a suoni di realtà.
Si prosegue, e si entra nel vivo del festival con appuntamenti in sequenza, giovedì 20, alle 20, con LE DUE ZITELLE di Tommaso Pandolfi, con Maria Paiato, attrice di grande spessore. La storia di due vecchie zitelle, sorelle, che vivono in un non meglio specificato paesino del centro-sud, in un appartamento composto di anguste stanze, con arredi muffosi e polverosi tenendo in una gabbia una “scimia”, lascito dell’amato fratello ormai da tempo defunto, la quale nottetempo riesce a liberarsi della catena a sgattaiolare dalla finestra e a raggiungere la chiesetta di un attiguo monastero per sollazzarsi di ostie consacrate e di sacro vino fino ad ubriacarsi e, ubriaca, a fingere di dir messa. La bestiola una volta scoperta verrà punita con la morte ma non prima di aver sottoposto il caso ad un vecchio monsignore e ad un giovane prete che finiranno per inscenare una vera disputa teologica tra gli arzigogoli lessicali del vecchio monsignore che, parlando a vanvera, confonde anche se stesso e le rabbiose timidezze del giovane prete che purtroppo non avrà la meglio e, andandosene vinto, consegna a morte sicura la povera scimmietta. I personaggi sono trattati con tale precisione fisica e psicologica che sì, è un racconto, ma intriso di teatro.
A seguire, alle 21.15, Stefano Sabelli, del Teatro del Loto, presenta FIGLI DI ABRAMO di Svein Tindberg, traduzione e regia di Gianluca Iumiento. Abrahams barn è un fortunato testo di Tindberg, attore e drammaturgo norvegese che, rivelatosi in Norvegia e in tutta la Scandinavia grazie a quest’opera, ha conquistato il Premio Hedda (con il Premio Ibsen, il più alto riconoscimento del teatro scandinavo) e soprattutto un pubblico che ha superato nella sola Norvegia i centomila spettatori. Un piccolo grande miracolo di teatro di narrazione che ha cominciato la sua ascesa dai teatri off di Oslo, fino ad arrivare ai più grandi e importanti palcoscenici scandinavi. Nel testo e nello spettacolo di Tindberg risiede un’opera in grado di scavare con profondità e ironia nell’origine della Storia dell’Uomo. Tindberg raccontando la storia dell’Ebraismo, del Cristianesimo e dell’Islam evidenzia soprattutto come tutti i fedeli di queste religioni affermino che Abramo sia “il loro” antenato. Un uomo. Due figli. Tre religioni. Tindberg voleva scoprire chi fosse Abraham, l’uomo che è stato così importante per miliardi di persone per diverse migliaia di anni. Ed è il direttore artistico del Teatro del Loto Stefano Sabelli a interpretare in italiano il monologo dell’autore norvegese.
Il 21 luglio alle 20 sarà la volta di SETTE RESPIRI, scritto da Juri Piroddi con Cinzia Piras, Marzia Orrù, Giuseppina Mirigliani, Giuseppe Muggianu, Juri Piroddi e con Giuseppe Muggianu (chitarra e voce) ed Emanuela Lioy (violino), una produzione Rossolevante.
Secondo gli antichi, una decisione andrebbe presa nello spazio di sette respiri. Sette respiri intreccia una delle storie più famose della tradizione giapponese, quella della vendetta dei 47 Ronin (“uomini onda”, samurai decaduti, rimasti senza padrone) con la vita e le imprese di Gaetano Bresci, il regicida anarchico, il tessitore pratese tornato dall’America per vendicare i Morti di Milano del 1898. Bresci, il lucido, determinato, consapevole, ironico, elegante, preciso assassino di Re Umberto I di Savoia. Bresci, il Ronin italiano, l’ultimo Ronin, il Quarantottesimo. “Non ho ucciso Umberto, ho ucciso un re, ho ucciso un principio. Ho attentato al Capo dello Stato perché è
responsabile di tutte le vittime pallide e sanguinanti del sistema che lui rappresenta e fa difendere”, disse.
Stesso giorno, alle 21.15 MAGNIFICAT, il monologo di e con Lucilla Giagnoni (collaborazione ai testi di Maria Rosa Pantè, musiche di Paolo Pizzimenti) che rappresenta il terzo capitolo della sua Trilogia dell’umanità (che comprende anche Ecce Homo e Furiosa mente) e intreccia riflessione, poesia e ironia. Una produzione di CTB – Centro Teatrale Bresciano, Fondazione TPE.
“Femminile” e “Maschile” sono degli archetipi, cioè stanno all’origine di ogni pensiero conscio e inconscio, iscritti nel nostro codice più profondo, sono il substrato di tutta l’umanità, di tutta la vita.
Le fiabe che ci sono state narrate da bambini sono scrigni di archetipi, come gli antichi miti: la dea della terra e delle messi vaga per il mondo piangendo il rapimento della figlia prigioniera nel mondo di sotto, quello dei morti, ma viene risvegliata dal suo dolore e ride solo quando una vecchia contadina le mostra il suo seno e il sesso.
A questa Terra fanno riferimento le ultime parole di una straordinaria preghiera/poesia: “Laudato sii mi signore per sora nostra matre Terra”, canta San Francesco. Terra è Humus, da cui la parola Homo, e non invece Donna che viene da Domina, Signora, quasi a compensare con un titolo ciò che non è. O non è ancora. Come non è che Homo, Humus, conosca e pratichi l’Humilitas, l’umiltà, cioè l’essere in armonia con la Terra. Ed è proprio l’umiltà ciò a cui ci chiama il “Cantico delle creature”. Ma l’umiltà, insieme alla lode, al ringraziamento, al servizio è tra le prime parole di una preghiera/ poesia ancora più antica, il “Magnificat”: “L’anima mia magnifica il signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore perché ha guardato l’umiltà della sua serva”. Solo se dalla Terra riemergerà il “Femminile”, ci sarà una possibilità per tutti di futura convivenza, nella beatitudine, cioè nella felicità.
Il 22 luglio alle 20.30 Enrico Bonavera va in scena, sempre al Santuario nuragico di S’Arcu ‘e is forros di Villagrande Strisaili, con IL VINO E SUO FIGLIO, liberamente tratto da Il Navigatore del Diluvio di Mario Brelich (produzione compagnia çàjka – ETS). Bonavera è l’Arlecchino “ufficiale” del Piccolo Teatro di Milano, con il quale, in quasi quarant’anni di carriera, ha girato praticamente tutto il mondo. Oltre al virtuosismo nella recitazione con le maschere della Commedia dell’Arte, ha studiato le tecniche di narrazione popolare, sviluppando doti di affabulatore, che ha saputo sapientemente coniugare con quelle di mimo ed attore gestuale.
Protagonista assoluto dello spettacolo è il vino, il suo valore “mitico e sacro”, comica congiunzione tra “basso corporeo” e filosofia del palato e della vita. Quando un giovane diventa uomo? Nella nostra società sono ormai assenti i riti di trasformazione dall’adolescenza all’età adulta, quelli che venivano chiamati “riti di iniziazione”; ma il primo bicchiere di vino è ancora oggi testimonianza di una prova di passaggio: il fanciullo passa progressivamente dal latte materno, all’acqua, alla bevanda dei ‘grandi’. Il monologo ripercorre, attraverso il racconto di Sem, figlio primogenito, le tappe misteriose della scoperta del vino da parte di Noè e, tramite quello, del suo rapporto strettamente personale con Dio.
Ancora a S’Arcu e is forros ASMED-Balletto di Sardegna e Nymphaea Rubra presentano il 25 luglio, alle 20, lo spettacolo di teatro-danza per ragazzi Il Voliciclista, con Senio G.B. Dattena, Sara Perra, Luana Maoddi e la supervisione alle coreografie di Valentina Puddu (scenografia: Roberta Serra e Uwe Endler; realizzazione costumi e maschere: Enrica Farci e Uwe Endler; illustrazioni: Stefania Pusceddu). Un vecchio aviatore, con gli scarti di una bicicletta e con molto ingegno, costruisce una macchina volante di sapore leonardesco con la quale sorvola quello che resta del mondo dopo una catastrofe ambientale. Quello che vede è terribile e meraviglioso al tempo stesso. Nel mare, ormai ridotto ad una enorme distesa di plastica, vivono adesso creature marine mai viste. Sono creature dai colori sgargianti e dall’istinto voracemente predatorio. Dopo aver sorvolato il mare, il Voliciclista incontrerà una terra sconvolta ma quanto mai pullulante di vita. L’ultimo incontro sarà però con la Speranza e con l’impegno a ricostruire il nostro pianeta Terra, con pazienza, volontà e tenacia. Alla fine dello spettacolo verranno donate ai ragazzi le cosiddette “bombe di fiori” e verrà anche spiegato come crearle e usarle, per trasformare in giardini i luoghi abbandonati.
Nel centro di Villagrande Strisaili, nelle vecchie case, sempre il 25 dalle 6 del mattino è previsto INTRECCI DI PANE, un lavoro performativo a carattere antropologico. Un evento a numero chiuso, riservato a un massimo di 10 persone, che vuole far rivivere il rito e le storia a esso legate della lavorazione del pane. La performance si sviluppa secondo i riti della lavorazione, all’alba per l’impasto e poi avanti lungo la giornata fino alla cottura e all’offerta del pane. Drammaturgia del movimento di Ornella D’Agostino, con Gisella Vacca, Rita Atzeri, Fatima Dakik e Natalja K (esperta di panificazione), con le musiche di Silvia Corda (una coproduzione Il crogiuolo – Carovana SMI).
L’area archeologica di Sa Carcaredda di Villagrande Strisaili ospiterà il 26, alle 17, lo spettacolo di teatro-ragazzi LEONOR NELLA STANZA FANTASTICA, scritto da Corrado Premuda, adattamento dell’opera musicale di Marco Nateri, diretto e illustrato da Marco Nateri, musiche originali di Stefano Casti, testi delle canzoni scritti da Premuda e Nateri, con Noemi Medas e Luana Maoddi (produzione Palazzo d’Inverno). La pièce racconta la storia della pittrice surrealista Leonor Fini, artista italiana nata a Buenos Aires e cresciuta a Trieste nei primi anni del Novecento, e regala il ritratto di una bambina sognatrice, curiosa ed egocentrica che cresce in mezzo agli adulti esplorando con sfrontatezza il loro mondo. Leonor è una bambina contesa: suo padre tenta di rapirla per riportarla in Argentina, mentre la madre, che la vuole con sé a Trieste, la rende irriconoscibile travestendola da maschietto. Affezionatissima al suo gatto Cioci, con cui condivide il carattere libero, scostante e, al contempo, bisognoso d’affetto, Leonor ama inventare storie strampalate e, soprattutto, disegnare. Da ragazza frequenta la casa dello scrittore Italo Svevo, fra i suoi amici più stretti Gillo Dorfles. A soli 17 anni espone in una mostra collettiva a Trieste, mentre appena ventenne parte per Milano, riuscendo, nonostante i pregiudizi, comunque a introdursi nell’ambiente e conoscere pittori come Giorgio De Chirico e Mario Sironi, fino a esporre in una mostra tutta sua. Lo spettacolo ha l’obiettivo di condurre i piccoli spettatori ad esplorare il mondo dell’arte attraverso la parola, la musica, la danza e le canzoni, per portarci dentro un mondo dove la dimensione favolistica e onirica si incontrano per raccontare la scatenata gioventù di Leonor.
Si torna il 26 alle 20 a S’Arcu ‘e is forros, dove Anna Bonaiuto, altra attricre di punta del nostro teatro e cinema, leggerà L’AMICA GENIALE di Elena Ferrante, il caso letterario che ha travolto milioni di lettori in tutto il mondo. L’intensità espressiva della Bonaiuto pennella le avventure di Elena e Lila, le giovani protagoniste, cresciute in un rione della periferia di Napoli, prende per mano i lettori e li conduce nel mondo di Elena Ferrante, in un racconto quasi ossessivo di storie di donne, plasmate, distorte e talvolta distrutte dalla realtà che le circonda, più spesso ancora dagli uomini. La Ferrante scava n ella natura complessa dell’amicizia tra due bambine, tra due ragazzine, tra due donne, seguendo la loro crescita individuale, il modo di influenzarsi reciprocamente, i buoni e i cattivi sentimenti che nutrono nei decenni un rapporto autentico e tormentato. Sullo sfondo, tra una folla di personaggi minori, scorre la storia del nostro Paese dagli anni ’50 a oggi. La lettura della Bonaiuto sarà divisa in quattro momenti, uno per volume, a partire dall’incipit e brani dell’infanzia, dal primo, e poi, via via, brani da “Storia del nuovo cognome”, “Storia di chi fugge e chi resta”, “Storia della bambina perduta”. “Nel 1994 lessi il primo libro di Elena Ferrante e insieme con Mario Martone decidemmo subito di farne un film. Era L’Amore molesto”, racconta Anna Bonaiuto. “Fu un successo insperato e aumentò la curiosità per questa scrittrice che voleva restare sconosciuta. Cosa che in una società dove tutti vogliono esistere e parlare di sé mi sembrava un miracolo. Da allora la Ferrante ha incrociato spesso la mia vita – spiega ancora l’attrice – con letture in presenza e con la registrazione di tutti i suoi libri. E rileggere l’Amica geniale con l’audiolibro e’ stata una nuova esperienza. Era il piacere di scoprire cose nascoste, approfondire e riprovare piacere con una storia che racconta una grande e lacerante amicizia. E i cambiamenti, nel bene e nel male, dell’Italia e degli italiani”.
Il 27 luglio alle 20, al Santuario nuragico, la prima nazionale di MUSICA PER CAMALEONTI con Iaia Forte e Tommaso Ragno, interpreti poliedrici (teatro, cinema, tv) di eccezionale talento. Uno spettacolo dedicato al genio dello scrittore americano Truman Capote, al suo stile letterario, allo sguardo sul mondo, l’ironia, la cattiveria e la pietà che ha verso gli esseri umani. Due racconti tratti dal suo libro Musica per camaleonti. Nel primo, Una giornata di lavoro, Capote segue la sua donna delle pulizie durante un’intera giornata nelle case dove lei lavora. Nel secondo, Una bellissima bambina, lo scrittore dialoga con Marilyn Monroe mentre si celebra il funerale di una famosa insegnante di recitazione. “Truman Capote è uno scrittore che ci ha sempre appassionati “, spiegano Iaia Forte e Tommaso Ragno. “Leggendo questi racconti, ci sentiamo non più unicamente lettori, ma testimoni diretti. Ci sembra di essere tra loro. In entrambi c’è non solo uno sguardo personale sull’America, ma c’è Capote in prima persona, con tutta la sua arguzia e sottigliezza, che dialoga con due bellissime figure femminili. Lo scrittore le ritrae con una tale vividezza che non possiamo fare a meno di amarle. Ed è proprio questa capacità di Capote di rendere così vivi i personaggi che ci ha fatto desiderare di incarnarli e di portarli in scena”.
A seguire, alle 21.15, Lorenza Zambon va in scena con STORIE SELVATICHE (produzione La casa degli Alfieri), tre storie d’amore, tre insolite passioni nate fra certe donne, certi uomini, certi “luoghi potenti”: Il giardino nascosto di Nonna Pupa, in cui si narra di un’anziana signora, maestra di giardinaggio “estremo”, che ha trovato una specie di discarica incastrata in una frattura del paesaggio e ne ha fatto un luogo magico, una porta verso un’altra dimensione. Il Lago che combatte, l’incredibile storia di un lago naturale nato da solo dentro la città di Roma, della sua lussureggiante rinaturazione selvaggia e degli umani che lo hanno difeso “immaginato, amato e conosciuto” e Rito, dove si scopre che i riti non si inventano, ma nascono, a volte nascono anche durante la pandemia, quando gli abitanti della casa degli alfieri si ritrovano chiusi fuori.
Sabato 29 ancora a S’Arcu e is Forros, alle 20, SPECIAL EDITION, serie di performance di musica e danza, create ed eseguite dalla corografa slovena Andreja Rauch Podrzavnik, vincitrice di molti importanti premi, e dal compositore britannico Christopher Benstead, che vanta esperienze in diverse parti del mondo (testi poetici di Lidija Dimkovska, fotografia: Nada Žgank, produzione: Federacija). Nelle scene coreografiche gli artisti utilizzano tecniche di improvvisazione, fondendo danza, musica e poesia. Creano continuamente pièce di danza individuale, fatta di movimento e paesaggi sonori. Le immagini della performance che vengono create si traducono in narrazioni che si riflettono nell’ambiente in cui Special Edition viene eseguita. Andreja e Christopher arricchiscono il loro spettacolo con i testi della scrittrice e poetessa macedone Lidija Dimkovska, tratti dalla raccolta di poesie Nero su bianco (2016), con cui avevano già collaborato nella performance di Rauch Podrzavnik, What Remains, nel 2018. Le Special Edition Series si sono sviluppate nell’arco di quattro anni e sono state precedentemente eseguite in luoghi d’arte come il Museo d’arte moderna di Lubiana, il DUM Project Space, sempre nella capitale slovena, il Kunstraum Nestroyhof di Vienna e in diversi teatri.
Si prosegue alle 21.15 con COME UNA SPECIE DI VERTIGINE, spettacolo scritto, diretto e interpretato da Mario Perrotta, autore di straordinario talento, vincitore di numerosi premi UBU (produzione Permàr – Compagnia Mario Perrotta, Emilia Romagna Teatro ERT/ Teatro Nazionale). In scena un uomo, o meglio, la sua voce interiore. È la sua anima che fa spettacolo. Tra i tanti abitanti delle pagine dei romanzi di Calvino, è quello meno libero: ha un corpo, una lingua e una mente che non rispondono alla sua urgenza di dire, di agire. Oggi e solo oggi, però, ha deciso di fare spettacolo della sua esistenza, dei suoi pensieri, dei sentimenti che lo agitano. Lui, inchiodato com’è a una croce che non ha voluto, ha deciso di prendersi un’ora d’aria, un’ora e poco più di libertà. E la cerca, la libertà, tra le pagine delle opere del “signor Calvino Italo”, la racconta come sa e come può, la trasforma in versi, in musica, in parabole e collegamenti iperbolici tra un romanzo e l’altro, in canzoni-teatro sarcastiche e frenetiche e improvvisi minuetti intimi, “scalvinando” quelle opere a suo uso e consumo. Il tutto mentre accanto scorre, amaramente ironica, la sua personalissima storia d’amore, una storia impossibile per quel corpo e quella lingua incapaci di parlare
Altri due eventi domenica 30. Alle 20 BOTANICARP di Raoul Moretti, arpista versatile e compositore sperimentale, presenta nell’area del santuario nuragico di Villagrande Strisaili la versione “open-air” del concerto per Arpa Elettrica con Live Electronics in spazi verdi in cui immergersi, avvolti dal flusso sonoro delle musiche ed ammaliati dalla video-scenografia proiettata su vegetazione creata dalla crew di artisti Olo Creative Farm. Un’esperienza sensoriale nella suggestione notturna e nei suoni della natura, tra giochi di luce ed ombre ed immagini.
A seguire, imperdibile, alle 21.15, YOU WERE NOTHING BUT WIND dei Motus, storica compagnia di teatro di innovazione fondata da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, molto conosciuta anche a livello internazionale, con l’iconica Silvia Calderoni e la regia di Casagrande e Nicolò (ideazione di Nicolò/Calderoni, ambienti sonori di Demetrio Cecchitelli). Dopo la lunga ricerca per la costruzione di Tutto Brucia, la compagnia sposta il fuoco sulla figura di Ecuba, regina di Troia, moglie di Priamo, madre di Ettore, con un gesto scenico performativo che si allontana dalla teatralità originaria del progetto. Silvia Calderoni incarna questa donna agguerrita, ne traduce la disperazione e la furia. “Qui, attraversando anche l’Ecuba di Euripide – dove Polimestore le predice che si trasformerà in una ‘cagna nera con gli occhi di fuoco’ – si entrerà negli scenari post umani di ‘un mondo a venire’ dove echeggiano soprattutto i latrati di Ecuba, che sono in realtà prove di un’altra lingua, quella ‘minore’ di cui parlano Deleuze e Guattari nel loro libro su Kafka, cioè una lingua che viene dopo il potere e la violenza, che non dice più al mondo come deve essere, ma che accompagna il mondo che c’è, lo segue e lo solleva; è la lingua misteriosa che parlerà l’umanità dopo che tutto è bruciato. Una lingua terra terra, né umana ma nemmeno non umana, polverosa e umile. Ora c’è solo la cenere, e i corpi. Ma il terreno è sgombro. Qualcosa può cominciare”.
Il festival, con i suoi tre cartelloni, termina lunedì 31 luglio a Villagrande Strisaili, con altri due appuntamenti che si svolgeranno all’alba nello scenario di S’Arcu ‘e is Forros. Alle 6.30 il debutto di CERCHIO IMPERFETTO, coproduzione Il crogiuolo/Tedaca, testo e regia Simone Schinocca, con Rita Atzeri. Uno spettacolo sulla violenza di genere che può giungere all’atto estremo del femminicidio. Non un fatto privato. Non una vicenda privata tra uomo e donna, ma che riguarda, coinvolge, stravolge, interroga i possibili figli, i familiari, amici, conoscenti, contesto, comunità e società dove tali episodi avvengono. E con questo lavoro la compagnia ha tentato di dar voce proprio ai figli, alle persone costrette ad assistere e spesso a subire l’ondata di violenza concentrica che nasce dal nucleo. La cronaca ha riportato diversi esiti, ragazzi che diventano vittime, altri che scappano, altre che portano a vita il segno di quella violenza o addirittura vittime che diventano carnefici nel tentativo di difendere le proprie madri. Uno spettacolo che parte dalla vita nascosta di queste storie, e che prova a lanciare delle domande. Che attraversa la storia di Antonia Mesina e che si sviluppa attraverso terribili fatti di cronaca ma di cui si porta alla luce il punto di vista dei ragazzi direttamente coinvolti. Uno spettacolo che non vuole trovare risposte ma che intende porre principalmente domande e che soprattutto parte da una constatazione, per quanto piccola o grande sia la imperfezione, una volta vissuta il cerchio non sarà mai più perfetto.
Alle 7.45, Paolo Panaro, altro attore di particolare rilievo, sarà in scena con uno spettacolo da lui diretto e interpretato, LA ZIA D’AMERICA, da Leonardo Sciascia, uno dei tre racconti della raccolta Gli zii di Sicilia (produzione Centro Diaghilev). 1943. In un non precisato paese dell’interno della Sicilia, il giovane protagonista racconta delle speranze e delle paure che con i suoi concittadini vive nell’attesa dell’arrivo delle truppe alleate. Si ha l’impressione che i grandi eventi storici non sfiorino nemmeno questa estrema provincia siciliana. Eppure gli americani arrivano. Se una parte del paese si dà a bruciare ritratti di Mussolini e tessere del fascio, l’altra parte festeggia i liberators che sono soltanto cinque soldati americani. Viva la libertà gridano quelli che fino all’altro ieri avevano gridato Duce per te la vita! Questa è l’atmosfera all’indomani della Liberazione. I fascisti rimasti in paese hanno paura, soprattutto lo zio del narratore che ai tempi di Mussolini rivestiva il ruolo di segretario amministrativo del fascio. Gli eventi si infittiscono: l’armistizio, la Repubblica di Salò, le prime consultazioni politiche. Cominciano ad arrivare notizie dall’America, la ricca zia del protagonista scrive che presto verrà in Sicilia per un voto fatto alla Madonna del paese. Intanto la guerra è finita. L’Italia si divide fra monarchici e repubblicani, comunisti e anticomunisti. Arrivano gli aiuti americani e arrivano anche i pacchi dei parenti d’oltreoceano. Ma anche esortazioni e i ricatti dei parenti americani di dare il voto, nelle prossime elezioni, al partito della Democrazia Cristiana. Immediatamente dopo il trionfo del rassicurante partito di De Gasperi, giungono in paese la ricca zia americana e la sua famiglia. Ma i rapporti si logorano e la zia comincia a provare una vera insofferenza verso i suoi familiari. E quando gli americani anticipano il giorno di rientro negli Stati Uniti decidono di portarsi dietro l’unica persona veramente simpatica del paese, a loro modo di vedere: lo zio fascista.
Tortolì/Arbatax
Tortolì & Arbatax, nel sito archeologico di S’Ortali ‘e Su Monti e a Porto Frailis, fra il 22 e il 28 luglio, ospiteranno un’altra sezione della XV edizione del NurArcheoFestival.
Il 22 luglio, a Porto Frailis (Arbatax) alle 21.30, in scena UNA LUNGA STORIA D’AMORE di Fabio Marceddu, con Fabio Marceddu e Antonello Murgia, che curano anche la regia, una produzione Teatro dallarmadio. L’amore ha tante facce. Non tutte le facce dell’amore sono belle facce però. Facce sognà, facce soffri, facce cantà. Quelle sono alcune delle evoluzioni dell’amore, che nel suo perdersi nei meandri dei conflitti diventa amore e guerra, amore e contrapposizione, amore amaro, amore e vendetta…Amore cantato raccontato e suonato. Apparecchiature musicali, fra una portata e un dolce, fino al caffè e all’amaro, che fa digerire tutto. I versi sono occasioni di condivisione, il pasto è metafora di cibi d’altre bocche, l’amore è un bene necessario anche se a volte può andare di traverso…
Nell’area archeologica S’Ortali ‘e Su Monti di Tortolì, il 24, alle 19.30, ecco TRA PASSI E SASSI. POETICHE D’ARCHIVIO, una performance che nasce da un lavoro di scavo e riscrittura
di materiali di documentazione, ricerca e produzione artistica dell’archivio di Carovana SMI, per rigenerarli in atti del presente. Tra passi e sassi rimescola e associa tempi e spazi con libertà poetica: un lungo viaggio sull’ umanità in movimento. Concept e regia di Ornella D’Agostino, con gli artisti dell’Accademia del Tempo e di Stazione di Transito, con la musica di Luca Nulchis e canti di Egidiana Carte. Una produzione Carovana SMI nell’ambito del programma pluriennale Archiving Bodies.
Si continua il 24, a Porto Frailis alle 21.30, con la compagnia La Maschera che presenta FILASTAROCCA, Arcani Archetipi e Filastrocche. Cosa sono i tarocchi? Da dove vengono? Come sono riusciti ad arrivare nei nostri giorni? In un esilarante susseguirsi di siparietti, tra teatro, musica e improvvisazione viaggeremo tra una carta e l’altra rapiti da l’incanto del loro fascino irresistibile con Daniele Pettinau e Anna Pia.
Il 27 luglio l’area archeologica S’Ortali ‘e Su Monti di Tortolì ospita alle 21.30, WHY, CLIMTENNESTRA, WHY?, tratto da Clitennestra o del crimine di Margherite Yourcenar, regia di Maria Assunta Calvisi (produzione Effimero Meraviglioso), con Miana Merisi, i danzatori Alessandra Corona e Guido Tuveri, la voce fuori campo di Luigi Tontoranelli, le musiche di Thomas Lentakis, i costumi di Marco Nateri (realizzazione video: Ennio Madau; disegno luci: Stefano De Litala; produzione Effimero meraviglioso, Asmed, ACPW). Il testo è inserito in Fuochi dove la Yourcenar ha raccolto una serie di prose liriche collegate dal tema dell’amore. Amori guardati sotto una lente soggettiva e dissonante che fa intravedere possibilità diverse e originali di lettura. Anche nel caso di Clitennestra dove l’amore prende il sopravvento sulla vendetta. Viene da chiedersi: perché ha ucciso l’unico uomo che ha amato disperatamente e ha aspettato per dieci lunghi anni? Perché Clitennestra ci riguarda oggi? Cosa ha da svelarci un uxoricidio in un’epoca di femminicidi efferati e ormai ricorrenti come un virus? Lo spettacolo vuole affondare le mani in questo terreno scivoloso, senza pretendere di dare risposte, e si racconta con le parole, l’intensità dei corpi, con le immagini suggestive proiettate a tutto schermo ma anche su corpi o oggetti con la tecnica del videomapping e con intense musiche originali.
Ancora a S’Ortali ‘e Su Monti, il 28, alle 20, LA VOCE DEL SENTIERO, regia di Romano Foddai con Maria Paola Dessì, Francesco Petretto, Stefano Petretto, una produzione Teatro S’Arza. Lo spettacolo nasce dallo sforzo narrativo di utilizzare la millenaria cultura popolare, sedimentata nei secoli, come ultimo strumento possibile per potersi orientare nel presente individuando la giusta direzione da percorrere nel tortuoso e accidentato cammino dell’esistenza moderna. Tre personaggi si trovano sperduti nei boschi dai quali cercano, disperatamente, vie d’uscita. La loro memoria è offuscata dal tempo e dalle vicissitudini della vita, forse anche da una fuga precipitosa che li ha permesso di salvarsi ma che li ha trascinati nell’oscurità di un’intricata selva. Durante il loro percorso di liberazione personale dal loro passato e nella acquisita consapevolezza delle difficoltà del loro presente ritrovano una direzione. Li guida la memoria collettiva di un popolo, rappresentata da una vecchia, che aveva tramandato la saggezza del canto, la voce del sentiero per orientarsi. Sullo sfondo i danni della miseria, le lacerazioni dell’infanzia abbandonata, l’eco delle distruzioni della guerra sugli esseri umani così forti e allo stesso tempo così fragili.
ISOLE
Sezione multidisciplinare diretta da Ysé Brisson e Mario Serenellini
Come anticipato, in questa edizione del NurArcheoFestival verrà presentata nell’Ex Blocchiera Falchi di Tortolì, dal 20 al 27 luglio, una novità assoluta: la prima edizione di Isole, la sezione dedicata a cinema, teatro, musica e arte, con la direzione artistica della regista Ysé Brisson (FDFC-Festival Droits des Femmes & Cinéma) e del giornalista e critico Mario Serenellini (Le Plateau de la Méduse, Paris-Milano).
Il 20 luglio alle 18.30 verrà inaugurata HISTOIRES D’EAU, la mostra del pittore, disegnatore, scenografo, scultore, e fotografo Tristan Soler, a cura di Mario Serenellini, in collaborazione con il MAV di Ercolano (mostra Volti archeologici). Alle 20.30 si terrà la presentazione dei film d’animazione L’eroe dei due mondi e Toc Toc (prima mondiale) di Guido Manuli, con un Omaggio a Maurizio Nichetti sceneggiatore. Il 21, alle 20.30, verrà proiettato il cortometraggio L’Instant d’Après di Ysé Brisson (prima nazionale); a seguire l’opera cinematografica Gramsci dal carcere di Daniele Maggioni, Laura Perini e Mariagrazia Perria, nel quadro della rassegna SARDEGNA-CINEMA, in cui sono inseriti anche gli altri film.
Ad arricchire la programmazione cinematografica di ISOLE, il giorno seguente, il 22, sarà la volta di un omaggio a Grazia Deledda, prima donna italiana a ricevere il Premio Nobel, con la proiezione alle 20.30 di una rarità: il film La grazia (1929) di Aldo De Benedetti, nella edizione restaurata e sonorizzata dell’Unione Sarda, con musiche di Romeo Scaccia. A presentarlo sarà il giornalista, critico cinematografico e regista Sergio Naitza.
Il 23 luglio, alle 20.30, la retrospettiva BARBAGIA D’AUTORE, dedicata a Vittorio De Seta (il grande cineasta, autore, tra le altre opere, di Banditi a Orgosolo e del televisivo Diario di un maestro), vedrà la proiezione de I corti Anni 60 (tra cui lo splendido I contadini del mare) per celebrare il centenario della nascita dell’autore.
Si continua il 24 alla Biblioteca Comunale di Tortolì, dalle 18 alle 20, con DALLA Y ALLA S, DALLA S ALLA Y, laboratorio di scrittura creativa a cura di Ysé Brisson e con gli spettacoli di teatro-musica, prodotti da Le Plateau de la Méduse: il 25 luglio nell’ex Blocchiera, alle 20.30, con CALYPSO, reading/singing con Ysé Brisson e Ginevra Gilli all’arpa celtica, musicista sensibile e già conosciuta, rivisitazione del mito dell’unione durata sette anni tra Ulisse e la bellissima ninfa; e il 26 con la prima mondiale de L’ISOLA CHE SONO IO di Mary Apple, sempre con Ginevra Gilli all’arpa celtica e Mary Apple, che insieme ripercorrono la storia fantastica e struggente raccontata in una pièce del 1921 da James Mathew Barry, l’autore di Peter Pan.