Cagliari. Ritornare a vivere il senso di comunità e il valore dello stare insieme. Cagliari, Capoterra, Sarroch, Villa San Pietro, Pula e tutta la Sardegna ci provano dall’1 maggio di questo 2022 con la Festa di Sant’Efisio. Un momento di aggregazione, che da 366 anni consente di ritrovarsi nel cammino del percorso lungo 80 chilometri che segna la via dalla città a Nora, costellato di storia, folclore, tradizioni e devozione.
La processione di domenica 1 maggio vedrà rappresentate 92 comunità. Ottantuno saranno le associazioni di devoti e 30 invece quelle di cavalieri che vi prenderanno parte in abito tradizionale. E poi, 4 cori, 56 miliziani, 5 binomi di cavalieri del Comando Militare Esercito Italiano, 18 tracas, con 270 devoti a bordo, a cui se ne aggiungeranno altri 2.500 a piedi. Lungo il cammino, tra il passaggio dei cavalieri e l’arrivo del Santo, per la prima volta l’attesa sarà scandita dai canti religiosi di quattro formazioni “a Cuncordu”. Nel corso Vittorio Emanuele sarà presente su Cuncordu Sas Enas di Bortigali, nella piazza Del Carmine i canti “a tragiu” del Coro di Bosa, mentre nel largo Carlo Felice quelli del Cuncordu di Orosei e infine in via Roma sarà presente Su Cuncordu ‘e su Rosariu di Santulussurgiu.
Già a partire da sabato 30 aprile, diverse le iniziative collaterali previste a Cagliari. Dalle 21 nella piazza Del Carmine si terrà infatti lo spettacolo musicale con la regia di Ambra Pintore “Non fermiamo la tradizione”: dialoghi in musica e poesia con le nuove espressioni della musica popolare, dal canto a tenore alla musica elettronica. Domenica 1 maggio, dalle 18 Premio Toson d’Oro di Sant’Efisio e a seguire “Il ballo dell’Isola in Festa”, con oltre 25 gruppi folcloristici e la partecipazione del maestro di launeddas Luigi Lai, i canti logudoresi di Emanuele Bazzoni, i tenore Remundu ‘e Locu di Bitti, i tenore Murales di Orgosolo e i tenore San Gavino di Oniferi. Nell’attesa del rientro del Santo da Pula, mercoledì 4 maggio dalle 18 il cortile d’onore di Palazzo Bacaredda ospiterà sette corali polifoniche del territorio della Città Metropolitana e del Sud Sardegna, che daranno vita ad un intenso concerto di canti sacri. Al termine del concerto previsto, alle 20,30 circa, tutte le formazioni corali si posizioneranno nelle principali vie del percorso per salutare col canto dei gocius e altri canti religiosi, il passaggio del Martire Guerriero.
Dopo due anni di Covid-19, infatti “sarà una grande festa di popolo” ha scandito il sindaco Paolo Truzzu con visibile emozione. “Questo chiama però ognuno di noi a una grande responsabilità. Perché sappiamo benissimo che non siamo ancora usciti da questo terribile tunnel. Perciò dobbiamo avere grande rispetto delle regole”, ha spiegato riferendosi alle misure anti coronavirus ancora vigenti.
“Sarà una Festa sobria. È doveroso nel particolare momento che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo, far si che la Festa sia sobria. Sappiamo benissimo quali sono le situazioni che vive il Paese, che vive dal punto di vista economico, le difficoltà che stanno vivendo tanti nostri concittadini. E sappiamo benissimo qual è la situazione a livello mondiale, qual è la crisi geopolitica che investe l’Europa, quello che sta succedendo in Ucraina”. Quindi, nel rispetto di tutti abbiamo scelto la strada di un ritorno al passato, ma nel segno della sobrietà”, ha proseguito il primo cittadino ringraziando tutti coloro sono impegnati nell’organizzazione. L’obiettivo rimane sempre quello di “dare sempre un profilo nazionale e internazionale alla Festa, straordinario caleidoscopio di profumi, colori, fede e di tradizione che caratterizza la nostra città e la Sardegna”.
L’evento è stato presentato venerdì 22 aprile.
Le premesse per una buona riuscita dell’evento ci sono tutte. Ne è convinto anche l’assessore alle Attività produttive e Turismo, Alessandro Sorgia.
Inevitabile, però, dover fare i conti con una pandemia che ancora si fa sentire, ha detto anche il presidente Tocco. Ecco perché accanto alla voglia di aggregazione ci saranno regole da rispettare, perché tutto vada nel verso giusto.
A scandirlo bene anche l’Alter Nos Viviana Lantini. “Il richiamo alla sobrietà – ha spiegato – era doveroso. Non potevamo fare diversamente. Però allo stesso ci siamo ritrovati anche a dover garantire un po’ di gioia, un momento di felicità, un po’ di spensieratezza e leggerezza per le persone. E dopo questi anni di sofferenza ne abbiamo davvero bisogno tutti quanti”. Riprendendo le parole dell’arcivescovo “ricordiamoci delle persone che stanno male, che stanno vivendo tante difficoltà economico. L’Amministrazione farà tutto quello che si potrà fare per aiutarle”.