Caccia in deroga al cinghiale, entro il 15 agosto le domande per le zone infette

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I cacciatori interessati ad esercitare la caccia grossa in deroga per il selvatico nelle zona infette dalla Peste suina africana, devono trasmettere apposita richiesta al Servizio Veterinario della ASSL competente per territorio. Da questa stagione venatoria, infatti, non è consentito il rinnovo dell’autorizzazione rilasciata nell’annata precedente. Pertanto le istanze per ottenere una nuova autorizzazione e la documentazione allegata, devono essere inoltrate improrogabilmente entro il 15 agosto al Servizio Veterinario di Sanità Animale competente per territorio che, a sua volta, le trasmette all’Ispettorato del Corpo Forestale per il parere di competenza.

La documentazione è disponibile presso i Servizi Veterinari di ciascuna ASSL o si può scaricare dal sito della Regione Autonoma della Sardegna.

Nella stagione venatoria 2018-2019 sono state istruite 663 pratiche per la caccia in deroga. Questa documentazione ha consentito l’autorizzazione di: 28 compagnie di caccia nel territorio della ASSL Cagliari; 118 compagnie nel territorio della ASSL Lanusei; 267 compagnie nel territorio della ASSL Nuoro; 159 compagnie nel territorio della ASSL Sassari; 91compagnie nel territorio della ASSL Olbia.

«La collaborazione dei cacciatori nell’attività di campionamento dei cinghiali abbattuti, la cosiddetta sorveglianza attiva, è stata importantissima – afferma il coordinatore unico ATS Sardegna per la Peste suina africana, Francesco Sgarangella. Un’attività definita strategica anche da parte degli ispettori CE che prima hanno monitorato lo stato di avanzamento del piano di eradicazione del virus della Psa in Sardegna e poi hanno incontrato le associazioni venatorie che, ancora una volta, dimostrano una forte coesione e motivazione nel perseguire l’obiettivo dell’eradicazione del virus».

Durante la scorsa stagione venatoria, le compagnie di caccia che hanno conferito 12.716 campioni sanitari, di cui 5.582 prelevati all’interno della zona infetta per il selvatico: dalle campionature sono emersi 5 casi di cinghiali virus-positivi rispetto ai 22 dell’annata venatoria precedente, una tendenza in forte diminuzione.

Inoltre, è in corso dal mese di marzo l’attività di sorveglianza passiva basata sulla ricerca di cinghiali morti all’interno degli istituti di protezione faunistica limitrofi alla aree di caccia in cui sono state riscontrate le positività al virus.

«Considerato il breve periodo di caccia al cinghiale – conclude Sgarangella – è fondamentale la collaborazione del mondo venatorio affinché, in qualsiasi periodo dell’anno, vengano segnalati ai Servizi Veterinari i ritrovamenti di cinghiali morti. Oggi siamo in grado di rilevare la presenza del virus anche dopo diversi mesi dal momento del decesso dell’animale e possiamo raccogliere un buon numero di informazioni sia sul cacciato che nell’ambito della sorveglianza passiva. Dati che ci consentono di monitorare il processo di eradicazione del virus con sempre maggiore accuratezza».

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