Cgil, Cisl e Uil: mobilitazione generale in Sardegna entro metà marzo

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Una mobilitazione generale di tutta la Sardegna entro metà marzo, che unirà, tenuto conto dell’andamento della situazione sanitaria, forme di partecipazione diretta e virtuale per consentire la massima partecipazione possibile delle persone, in tutti i paesi, le città e i luoghi di lavoro: è la decisione presa dagli esecutivi Cgil, Cisl e Uil riuniti in videoconferenza questo pomeriggio, con il mandato affidato alle segreterie regionali affinché definiscano nei prossimi giorni data, luoghi e modalità delle diverse iniziative – manifestazioni, presìdi, sit-in, assemblee, senza escludere lo sciopero – collegate in rete e in diretta su Fb.


L’obiettivo è spronare Giunta e maggioranza, che finora si sono mostrati indisponibili al confronto, un deciso segnale di svolta nelle relazioni con le parti sociali, di metodo e di contenuto. “L’azione della Giunta e della maggioranza – si legge nel documento conclusivo degli esecutivi – si è finora caratterizzata per il suo profilo autoreferenziale e divisivo, imponendo a tutti le decisioni assunte senza né condivisione né spazi veri di mediazione”. Questo atteggiamento secondo i sindacati “ci consegna una debolezza programmatica spaventosa e una sostanziale incapacità attuativa che si manifestano con dati allarmanti su tutti gli indicatori sociali ed economici, nelle misure insoddisfacenti e spesso dannose con cui è stata gestita l’emergenza sia sanitaria che economica, nello schianto dei servizi pubblici, dalla sanità alla scuola ai trasporti e nella semiparalisi della macchina amministrativa della Regione, che si riverbera negativamente anche sulle Autonomie locali”.


Cgil Cisl e Uil ritengono quindi imprescindibile avviare il confronto sulle scelte per lo sviluppo economico e sociale, sulle misure di sostegno ai lavoratori, ai soggetti più deboli e alle famiglie, sulla programmazione delle risorse ordinarie e aggiuntive messe a disposizione dallo Stato e dal’Ue per la ripresa così come sulle riforme necessarie ad ammodernare e rendere più efficienti i servizi pubblici universali e l’amministrazione regionale.

“Riteniamo indispensabile – aggiungono i sindacati – una revisione del metodo e della sostanza nella programmazione e nelle politiche economiche e finanziarie, a partire dal programma generale di sviluppo dentro il quale occorre contestualizzare le nuove risorse del quadro finanziario pluriennale, del programma Next Generation Eu, dei fondi nazionali e regionali”. Occorre inoltre lavorare per ottenere condizioni di riequilibrio con altre aree del Paese e d’Europa, sugli svantaggi competitivi legati all’insularità, sulle infrastrutture materiali ed immateriali. Fra gli obiettivi cari al sindacato c’è un cambio di prospettiva sotto il profilo dell’ambiente e della sostenibilità delle produzioni e del vivere, dell’innovazione, della digitalizzazione e della conoscenza, l’avvio di una fase di sviluppo all’insegna della  coesione sociale e territoriale e delle pari opportunità.

Si tratta di scelte sulle quali occorre massima condivisione e coinvolgimento, perché incideranno sul mondo del lavoro, sull’intera società sarda e sulle future generazioni: per queste ragioni il sindacato unitariamente non può che reagire e rivendicare un radicale cambio di atteggiamento e di sostanza nell’azione politica e amministrativa della Regione.

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