Strage Mottarone: il freno di emergenza era stato disattivato di proposito

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AGI – La morsa che teneva aperti i freni della funivia, la cosiddetta “forchetta”, non era stata dimenticata inserita, ma serviva a ovviare a un’anomalia ai freni che durava da un mese e mezzo. Una seconda forchetta (la prima era ancora inserita) è stata trovata nei boschi di Mottarone durante le ricerche di elementi di prova che servano a chiarire l’accaduto. 

Arriva così da due pezzi di ferro rosso, la prova della scelta precisa di disattivare il sistema di emergenza, la svolta sul tragico incidente di domenica scorsa a Stresa,  costato la vita a 14 persone, tra cui i genitori, il fratellino di 2 anni ed i bisnonni di Etan. Nella notte, dopo ore di interrogatori, sono stati fermati Luigi Nerini, 56 anni, di Verbania, amministratore delle Ferrovie del Mottarone, la società concessionaria dell’impianto, il caposervizio Gabriele Tadini e il direttore generale, Enrico Perocchio.  Ora tutti si trovano nel carcere di Verbania in attesa della convalida del fermo, come ha confermato il procuratore di Verbania Olimpia Bossi.

Le ipotesi di reato sono omicidio colposo plurimo, disastro colposo e rimozione degli strumenti atti a prevenire gli infortuni aggravato dal disastro e lesioni gravissime (in relazione alle condizioni del piccolo Eitan).

Scelta deliberata e condivisa

Secondo quanto spiegato dal procuratore di Verbania,  che ha parlato di “scelta deliberata e condivisa”, la “forchetta” che serve per disattivare i freni di emergenza della funivia sarebbe stata volutamente inserita per evitare di dover fermare l’impianto. Lo conferma il fatto che i “forchettoni” trovati sono due: quello individuato ancora al suo posto dagli inquirenti e il secondo trovato successivamente accanto alla cabina, forse saltato via a causa dell’impatt: è la prova della volontà di disattivare i freni della funivia.

“Verosimilmente – ha spiegato il comandante provinciale dei carabinieri di Verbania, tenete colonnello Alberto Cicognani –  è stato fatto con consapevolezza per consentire alla cabinovia di continuare a funzionare nonostante il malfunzionamento”. “Le indagini proseguiranno – ha detto ancora – perché dobbiamo individuare il motivo per cui il cavo si è spezzato. Se sia una seconda anomalia o una coincidenza o sia collegato al malfunzionamento, che ha portato alla disabilitazione del freno”.

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