La sua specialità è il bacio in fronte. Niente a che vedere con quello mafioso che gli uomini d’onore si danno per riconoscersi, il suo è un bacio erotico,
nel senso etimologico del termine, un bacio d’amore per tutti quelli che fanno parte del suo ambiente, che giustificano la sua presenza, che danno un senso alla sua esistenza: insomma, un bacio da osteria. Che siano amici o nemici, uomini o donne, non importa, Jean-Claude Juncker, è di lui che stiamo parlando, ne ha uno per tutti e anche di più se capita.
Chi lo conosce, e non può proprio evitarlo, sa già cosa lo aspetta e si prepara sconsolato all’ineluttabile rito abbassando la testa e porgendo la fronte. Certo non tutte le fronti sono uguali e non tutti sono particolarmente adatti alla bisogna, magari semplicemente perché troppo più alti di lui, ma Jean-Claude non si scoraggia mai: si avvicina gioioso con la bocca «a culo di gallina», afferra con due mani la testa del malcapitato, e schiocca il suo bacio affettuoso da presidente della Commissione europea.
Neanche a dirlo i suoi preferiti sono i pelati e nelle istituzioni europee non c’è che l’imbarazzo della scelta, tra la testa sudaticcia del presidente del Parlamento uscente Martin Schultz, quella fresca come una rosa di Frans Timmermans, suo vice che ormai se n’è fatta una ragione, o quella lustra del commissario per gli Affari economici e monetari Pierre Moscovici. Ma ci sono altri pelati che non sfuggono mai al suo timbro frontale, uno su tutti il pacioccoso Thomas Wieser, serissimo presidente del Comitato economico e finanziario dell’Ue, posto una volta occupato da Mario Draghi.
Per i non pelati, e le donne in particolare, la questione è più delicata, perché in quel caso Juncker sferra il suo attacco alle guance, avvicinandosi pericolosamente alla bocca. Ne sa qualcosa Angela Merkel la quale, stando ai suoi più stretti collaboratori, detesta essere baciata e toccacciata; eppure il maniaco Jean-Claude non perde l’occasione di di porgerele la tenera boccuccia, e anche lei lo ricambia ma sempre un po’ a distanza, un po’ come la signorina Silvani con Fantozzi. La Merkel comunque fa un figurone di savoir faire perché sta al gioco, e in più di un’occasione se la sono data di gomito ridendo da consumati Stanlio e Ollio.
Ma c’è chi proprio non riesce a nascondere l’imbarazzo di fronte all’irruenza appiccicosa del presidente in carica: immaginate l’entusiasmo di una parigina schizzinosa come Christine Lagarde. O la «verguenza» pudica dell’ex ministro dell’economia spagnola Elena Salgado colta di sorpresa alle spalle da un bacio furtivo del nostro, o la sorpresa imbarazzata dell’algido ministro della Giustizia svizzero Simonetta Sommaruga. Tutti baci, sia chiaro, documentati da immagini ufficiali. Come quello si può dire «storico», forzando un po’ i confini della storia, sulla guancia sinistra del paladino della Brexit Nigel Farage all’Europarlamento qualche giorno dopo il referendum. Due nemici giurati, per evidenti motivi, ma anche due beoni consumati; e nelle osterie, in fondo, prima ci si mena e poi si fa la pace di fronte a un cicchetto.
Perché il problema di Jean-Claude sembra sia tutto lì, in quel bicchiere di troppo, e tra Bruxelles e Strasburgo non mancano certo le occasioni per darci dentro. Si narra che il suo primo bicchiere di whisky di puro malto lo beva di prima mattina a colazione e che abbia una passione sfrenata, oltre che per il flipper (sì, proprio il flipper), per le bottiglie d’annata di Benfarclas, whisky scozzese di puro malto, che lui custodisce gelosamente nel piccolo frigorifero dietro la scrivania nel suo studio alla Commissione.
Certo una passione che oltre a renderlo un po’ troppo spesso euforico ed espansivo, fa del suo alito e dei suoi baci un’arma micidiale. Lui nega tutto, ma i suoi siparietti cabarettistici nei tanti summit che ha presieduto sono già una leggenda. Bottigliate (di plastica) in testa all’ex ministro delle Finanze greco Evangelos Venizelos, mani al collo all’ex ministro dell’Economia spagnolo Luis Guindos (che per poco non reagisce malamente), pagliacciate con Tsipras, saluto militare alla Benny Hill al ministro degli Esteri spagnolo; gli unici che sono sempre riusciti a sfuggire agli attacchi di Juncker sono l’ex premier inglese David Cameron (a parte qualche parola sussurrata nell’intimità) e quello attuale ungherese Viktor Orban. Gli unici che avevano votato contro la sua elezione alla presidenza della Commissione nel 2014. Sobrio o no, Juncker li ha sempre lasciati a una certa distanza.
Fonte: liberoquotidiano.it