Quartu Sant’Elena, nasce il Centro diffuso per le famiglie

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Nella Sala Affreschi dell’Ex Convento dei Cappuccini è stato presentato stamattina il progetto del
‘Centro diffuso per le famiglie del PLUS Ambito Quartu-Parteolla’. La misura progettuale, sostenuta da
ANCI Sardegna e dalla Regione Sardegna, prevede attività e servizi articolati e progettati in coerenza con le esigenze delle famiglie, affinché queste cessino di essere esclusivamente utenza ma diventino invece parte strategica e quindi risorsa nell’articolato piano operativo dell’assistenza sociale.

Il progetto ‘Centro diffuso per le famiglie’ ha come ambito di intervento l’intero territorio del PLUS,
e comprende quindi i Comuni del Parteolla e quelli del sub ambito di Sinnai, oltre naturalmente a Quartu,
che con la sua popolazione di quasi 70 mila abitanti presenta un bacino d’utenza che interessa
potenzialmente circa 30mila famiglie.


“La caratterizzazione delle famiglie tipico di questa epoca è ormai diversa da quella tradizionale –
ha spiegato l’Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Quartu Marco Camboni -. Dall’osservazione dei
dati su ambiti macro, regionale e nazionale emergono criticità in particolare riguardo il disagio minorile, i
conflitti di coppia e familiari, ma anche le nuove povertà, sia materiali che relazionali. Sono inoltre sempre
più diffusi i nuclei formati da monogenitore, molto spesso donne, con figli minorenni. Tutte esigenze su cui il progetto intende intervenire in modo adeguato, con un approccio innovativo e con servizi dedicati alle nuove esigenze” ha concluso l’esponente della Giunta Milia.


Il Centro diffuso vuole quindi essere un luogo d’ascolto e sostegno rivolto ai minori e alle famiglie
residenti nei Comuni dell’ambito Plus. In particolare si rivolge a tutti quei nuclei che si trovano ad affrontare difficoltà temporanee o che desiderano approfondire determinati aspetti legati alla famiglia e alla funzione educative che essa svolge.

Si avvale di una sede dedicata e già attiva, a Quartu, in via Vespucci, in cui il gruppo di lavoro può accogliere le persone definendo percorsi mirati e calibrati in base a ciascuna esigenza. I servizi proposti spaziano infatti dal sostegno psicologico alla consulenza legale, dalla mediazione familiare all’accompagnamento nei percorsi di affido e adozione, fino agli incontri di sensibilizzazione alla
genitorialità.


L’obiettivo è quindi quello di dare risposte più efficaci a diverse problematiche, rinnovando i servizi
più tradizionali con un nuovo approccio, più sinergico, con servizi polifunzionali oltre che innovativi e
percorsi altamente personalizzati. Per andare incontro ai momenti di fragilità, che appartengono al percorso di vita di tutti, si punta sulla multidisciplinarità, grazie alla quale è possibile affrontare le difficoltà con maggiore forza ed efficacia.


Molto soddisfatta si è dichiarata anche la direttrice di Anci Sardegna Daniela Sitzia, che nel
sottolineare l’impegno pluriennale dell’associazione per l’apertura dei Centri per la famiglia e per un nuovo approccio sociale, ha anche ricordato quanto sia stato importante “prestare attenzione alla vivacità del territorio.

Il nuovo metodo di lavoro che ci siamo dati guarda alla sinergia, alla sussidiarietà bidirezionale.
Dobbiamo farlo diventare stabile nel tempo, affinché questo percorso diventi irreversibile”. E ancora:
“Vogliamo trovare un’ulteriore intesa con la Regione per un percorso condiviso di formazione qualificata.
Dobbiamo cogliere l’occasione della coprogettazione pubblico- privata prevista nel PNRR e ottenere così
altri fondi”.


E un plauso “al Comune di Quartu, per essere riuscito, in collaborazione con ANCI, ad avviare il
servizio” è arrivato anche dal dirigente delle Politiche Sociali della Regione Sardegna Giovanni Deiana.
“Abbiamo avviato con Anci una collaborazione, siglata anche con un protocollo d’Intesa, proprio per
l’apertura nei Plus della Sardegna di centri che mettano al centro del progetto le famiglie, in un’ottica di
connessione e di interoperatività – ha aggiunto -. Sono politiche che si stanno consolidando nel tempo,
perché solo così, se queste condotte diventano routine, possono incidere veramente” ha concluso.


É infine intervenuto Antonello Caria della Fondazione Polisolidale Onlus, che nel confermare
“l’importanza di favorire la connessione tra operatori sociali del territorio, con linguaggi condivisi, per
mettere queste risorse concretamente a regime” ha anche anticipato che “il centro per la famiglia proporrà anche uno spazio di ascolto telefonico: grazie a un approccio discreto sarà possibile una prima
interpretazione, con una metodologia diversa e per alcuni casi più efficace”

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