‘Mediterraneo – le radici di un mito’, di Mario Tozzi ed Enzo Favata

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Ieri al teatro del lago del parco di Monte Claro a Cagliari, nell’ambito del Festival Forma e Poesia nel Jazz, è andato in scena lo spettacolo del collaudato duo Mario Tozzi (geologo, divulgatore scientifico) e Enzo Favata (musicista, sassofonista), che – da ormai 8 anni – calca con successo i palchi italiani.

Mediterraneo, è un’opera che non smette mai di stupire il pubblico per la sua capacità di adattarsi e improvvisare: così – anche ieri – è stato uno spettacolo piacevolissimo in cui narrazione e musica ancora una volta si sono intrecciati magistralmente.

Creata e pensata proprio qua in Sardegna, la piece è un po’ lo specchio dei due protagonisti e della loro personalità: due improvvisatori (infatti non provano mai prima dello spettacolo) che raccontano la storia a partire dai miti e suonano, fondendo il tutto in un mix che stimola l’attenzione e la fantasia dello spettatore.

Lo spettacolo parla proprio della storia del Mediterraneo, sotto il punto di vista della geologia e della scienza, in una reinterpretazione degli antichi miti: la narrazione serrata ed appassionata di Mario Tozzi, ha creato – per un ora e mezza – percorsi e ragionamenti che hanno miscelato tra di loro miti e scienza, terremoti, vulcani e catastrofi naturali; come un vero fiume in piena, è stato un susseguirsi di storie di paesaggi arcaici e racconti straordinari, dal diluvio universale, alla Pizia di Delfi che – ha spiegato Tozzi – andava in trance per le esalazioni del terreno, fino all’affascinante e suggestivo mito di Atlantide, che altro non sarebbe se non la Sardegna, rivelando a chi ascoltava, un mondo antico e preistorico.

Tozzi dice che niente è più bello del mito, del fascino del raccontare, il tramandarsi oralmente la memoria storica, le esperienze e le storie vissute; il tutto in un perfetto equilibrio tra quanto si perde del racconto nel suo ricordo ripetuto ed il nuovo racconto che si accresce naturalmente di un intervento, di una variazione, di qualcosa di nuovo e di inedito.

Il jazz di Enzo Favata, creativo, improvvisato e geniale – che in qualche modo si pone al servizio della narrazione espletando esso stesso una funzione narrativa – ha fatto poi il resto, crendo una suggestiva cornice alle parole del ‘raccontatore’.

Favata, abilissimo anche con il clarinetto, è un impareggiabile maestro nella sintetizzazione dei suoni elettronici dal vivo: anche ieri ne ha dato prova, miscelando il tutto in abili tessiture ritmiche contrapposte alle sonorità del sassofono, del clarinetto, delle launeddas, del piccolo organetto, creando magiche atmosfere sonore.

Il top della performance di Enzo Favata è giunto, quando ha creato un sottofondo ad hoc per il racconto del mito della leggendaria Atlantide che non a caso era ispirarato alle inconfondibili sonorità isolane.

Insomma, uno spettacolo senza immagini fatto solo di parole e suoni che ha raccontato i miti dell’uomo e con essi un po’ la storia e la geografia antica della nostra Terra.

APZ

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