Festival del Passato Remoto: a Sorgono dal 9 all’11 settembre

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Giunge alla sua quinta edizione il Festival del Passato Remoto. Un appuntamento che, sempre con il sottotitolo Sorgono al Centro del Primo Centro del Mondo, si presenta di nuovo ai nastri di partenza a Sorgono, appunto, dal 9 all’11 settembre, con la direzione artistica di Sergio Frau. Il giornalista e scrittore, appassionato indagatore di storia e archeologia, a lungo inviato per la cultura del quotidiano La Repubblica, di cui è stato anche uno dei fondatori, è, come si sa, l’artefice di una rilettura della storia della Sardegna nuragica. Cominciò a farlo vent’anni fa nel libro “Le Colonne d’Ercole. Un’inchiesta”, dove con le sue intuizioni ha infranto un po’ di “certezze”, spostando le Colonne d’Ercole dallo Stretto di Gibilterra al Canale di Sicilia, per poi continuare la sua indagine con “Omphalos. Il Primo Centro del Mondo” (2017), dove la Sardegna, secondo una teoria supportata da precisi riferimenti letterari e scientifici, è l’Isola di Atlante e Sorgono l’ombelico, l’omphalos, del mondo. Nei tre giorni del festival le ormai consuete escursioni e visite guidate (al Museo di Sorgono, al parco archeologico di Biru ‘e Concas, con i suoi 200 menhir più antichi di Stonehenge), convegni, proiezioni di film di autori sardi, momenti di approfondimento e di spettacolo. 

Sorgono, dunque, al Centro del Primo Centro del Mondo. Sergio Frau spiega: “La mia ricerca – Omphalos, il Primo Centro del Mondo – prova a restituire un senso (ma anche una geografia reale) alle parole e ai simboli degli Antichi. Attraverso testimonianze d’epoca e risultanze geo-archeologiche si analizzano e si confrontano due miti paralleli: quello di Atlante al Centro del Mondo (di cui parlano almeno 15 grandi testimoni greci, fra cui Omero, Esiodo, Eschilo, Socrate, Platone, Aristotele & C. Il racconto di Platone – nel Timeo e nel Crizia – testimonia di un’Isola di un Atlante al Centro del Mondo, strabiliante per la sua civiltà, ferita a morte da cataclismi marini che in un solo giorno e in una sola notte posero fine a ogni felicità”. E il giornalista e scrittore sottolinea il senso del festival da lui diretto: “Il Festival del Passato Remoto si propone ancora una volta di accendere i riflettori su zone oscure dell’archeologia sarda troppo spesso malintese o trascurate. Ma non solo. Ben venga chi vuole riscoprire antichissime storie, vere geografie, lontani saperi, fantastici sapori, e ragionarci su.  La Sorgono dei 200 menhir più antichi di Stonehenge e del rosone più grande della Sardegna (quello del santuario di San Mauro), dove ancora è vivo il ricordo della Fiera di San Mauro che un tempo richiamava compratori da tutto il Mediterraneo, è il luogo ideale per questo evento”.

Il Festival del Passato Remoto è promosso dal Comune di Sorgono, in collaborazione con i Comuni di Laconi e Meana Sardo, con il sostegno della Fondazione di Sardegna e dell’Assessorato della Cultura della Regione Sardegna, e il coordinamento organizzativo dell’Associazione Enti Locali per le Attività Culturali e di Spettacolo.


IL PROGRAMMA

La quinta edizione del Festival del Passato Remoto prende, dunque, il via domani, venerdì 9 settembre,alle 15, con le visite guidate al Parco Archeologico di Biru ‘e Concas eal Santuario campestre di San Mauro. Comunemente definito la Stonehenge sarda, nel sito di Biru ‘e Concas – che letteralmente significa “sentiero delle teste” e venne scoperto 34 anni fa dall’ex sindaco di Sorgono Francesco Manca – è possibile vedere oltre duecento menhir. Immerso nei boschi e situato nel centro esatto della Sardegna, il parco archeologico, risalente a circa cinquemila anni fa, rappresenta il maggiore raggruppamento di menhir del Mediterraneo. 

Attorniata da alloggi per pellegrini, perfetta sintesi di arte tardogotica, barocca e rinascimentale, la chiesa di San Mauro sorse intorno al 1120 per opera dei monaci benedettini. Il rosone, in stile romanico, con i suoi due metri di raggio, è il più grande esistente nell’Isola.

Alle 16.30 è in programma la tradizionale visita guidata al Museo di Sorgono condotta da Sergio Frau (www.museodisorgono.it). Alla stessa ora in Piazza Chiesa il giornalista e scrittore Tonino Oppes presenterà il suo libro, per tutte le età, “Leggende sarde al chiaro di luna”. Ancora oggi le storie di paura e di magia rappresentano una componente viva del patrimonio culturale sardo. Paristòrias e contos de foghile sono giunti fino ai nostri giorni grazie alla comunità del racconto, ed è doveroso salvarli dall’oblio per custodirli come bene prezioso da consegnare ai più giovani.

Al Teatro Murgia, alle 18, a tenere banco sarà l’esibizione del famoso maestro di launeddas Luigi Lai, con Ivo Zoncu e il chitarrista Marcello Floris. In chiusura il reading del blogger Mattia Bertulu. Da anni la Sardegna non ha segreti per Bertulu. Con la telecamera in spalla si fa promotore dell’Isola, facendola scoprire non senza ironia e vlog seguitissimi nel mondo social, essendo anche divenuto un “tiktoker” di successo.

Alle 19.30 momento di degustazione di vini e prodotti enogastronomici del territorio con “Brindisi Mandrolisai”.

Alle 21.30, ancora al Teatro Murgia, parte “Autoritratto di un’Isola”, minirassegna di film di registi sardi. Si comincia con “L’uomo che comprò la Luna” di Paolo Zucca, commedia di successo, che vanta due candidature ai Nastri d’argento, ambientata in una Sardegna con i suoi panorami ancestrali e fuori dal tempo. È qui che qualcuno si è permesso di comprare la Luna, e un agente segreto di origine sarde dovrà scoprire chi… Con Jacopo Cullin, Benito Urgu, Stefano Fresi, fra gli altri, un viaggio nelle tradizioni, negli stereotipi della cultura sarda, fra il grottesco, il comico e il surreale.

Sabato 10, seconda giornata del festival, si inizia alle 9.30 con le visite guidate ai menhir di Biru ‘e Concas e al Santuario campestre di San Mauro.

Alle 10.30, in Piazza Chiesa“Fabbricare Musica”, un laboratorio per ragazzi in cui il maestro Raimondo Usai insegnerà a creare gli strumenti più antichi del mondo.

Alla stessa ora, al Teatro Murgia“Mar Sacro – Porpora & Bisso” nel racconto di Giancarlo Casula – ingegnere desulese, appassionato di cultura sarda, nipote di Antioco, Montanaru, uno dei più importanti poeti in lingua logudorese – e la nota Maestra del bisso Chiara Vigo. Seguirà un intervento di Sergio Frau dal titolo “La Rotta di Caronte, L’Aldilà marino degli Etruschi verso l’Isola dei Padri”. A ritmare l’incontro gli interventi del Coro di San Mauro.

Chiara Vigo è depositaria unica nel Mediterraneo, l’ultima “sacerdotessa”, nella sua isola di Sant’Antioco, della lavorazione del bisso, “la seta”, “l’oro del mare”, tessuto proveniente dai fondali, tradizione millenaria già testimoniata nelle popolazioni cretesi, fenicie ed egizie. La pinna nobilis è un mollusco marino in via di estinzione simile a una grande cozza, dal quale si estrae un muco, che a contatto con l’acqua diventa una fibra che viene poi  filata con un fuso di legno. Il filato derivato è tra i più rari e preziosi che si possano annoverare nel mondo tessile: veniva infatti adoperato per la confezione delle vesti pregiate di re e regine, in manufatti di rara bellezza. 
Frau, partendo dai contenuti del suo intervento, spiega: “Basta misurare su un mappamondo il 40° parallelo nord (quello della Linea degli Olimpi, della Via della Seta, di Toledo, Omphalos di Spagna) per rendersi conto che lì, proprio al Centro, perfettamente equidistante dalle coste pacifiche di Giappone (11.350 Km) e America (11.359 Km), c’è un’Isola che sbuca, a sorpresa, dal mare: un’isola già antica per gli Antichi, prima felice – una città galleggiante con le sue 20mila torri megalitiche e tutti i beni del mondo, ossidiana e argento compresi – poi pestilente, malarica, abbandonata, trascurata persino dagli studiosi di archeologia. Eppure decine, decine e decine i nuraghi sepolti vivi sotto il fango (com’era su Nuraxi di Barumini prima che Giovanni Lilliu gli levasse di dosso quella collina coltivata a fave), mostrano una lontana catastrofe, una vera Pompei del Mare… Omero per la sua Isola d’Occidente, in Odissea, profetizza uno Schiaffo di Poseidone… Finisce nel 1175 a.C. – ce lo giurano gli Egizi e Giovanni Lilliu – la Civiltà Nuragica e la storia di quei fabbri sardi continua sui picchi d’Italia. Orte, Orvieto, Cortona, Volterra, Verucchio: un Popolo di Mare il più distante possibile dal mare. Ormai, però, si chiamano Etruschi. Plutarco – in Vita di Romolo – ce li dice ‘Coloni dei Sardi’. E il giornalista e scrittore, direttore artistico del festival, fa un richiamo a Medusa, simbolo della Sardegna, e aggiunge (come è scritto nel catalogo del Museo di Sorgono di recente pubblicazione): “Vale la pena… segnalare un lampadario etrusco nel museo di Cortona che rappresenta Medusa… Abbiamo evidenziato che questa Medusa non è affatto quella raccapricciante figura di cui parla Freud ma è la figlia di Forco, Re del Mare e della Sardegna, che fece una fine talmente orribile e straziante che tutta l’antichità la teneva come portafortuna per tenere lontani gli altri mali. Abbiamo che Medusa – in pratica una principessa sarda – è circondata da onde e delfini che le ruotano intorno: quando una cosa è circondata da onde e delfini che le ruotano intorno è – ancora una volta – un’isola”.

Nel pomeriggio, si prosegue, alle 15 con le visite guidate al Nuraghe Nolza, a Meana Sardo, e al Parco archeologico di  Biru ‘e Concas e la chiesa di  San Mauro. Alle 15.30 ecco l’arrivo dei trombettieri e tamburini della Sartiglia di Oristano, che si esibiranno alle 17 al Teatro Murgia.

Nello Spazio Casa Serra, alle 16, si terrà l’inaugurazione della mostra delle Maschere di Sorgono, “Is arestes e s’urtzu pretistu”, a cura dell’Associazione culturale Mandrolisai. Anche qui è prevista la partecipazone dei Trombettieri e tamburini di Oristano.
“Vino & Porceddu” è il titolo dell’incontro che si svolgerà alle 17.30 al Teatro Murgia: l’agronomo Gaetano Cipolla e il semiologo Franciscu Sedda racconteranno storia e mito di queste due eccellenze dell’Isola. In chiusura ancora un reading del blogger Mattia Bertulu.

Alle 19.30 il momento di degustazione di vini e prodotti enogastronomici del territorio, “Brindisi Mandrolisai”, e alle 20, in Piazza Chiesa, la presentazione del libro “Un mondo rovesciato”, di e con Antonangelo Liori.

Alle 21.30, al  Teatro Murgia, secondo appuntamento con  “Autoritratto di un’Isola”. A essere proiettato sarà “Capo e croce. Le ragioni dei pastori”, di Marco Antonio Pani e Paolo Carboni, che hanno seguito per mesi la lotta che i pastori sardi intrapresero per la loro sopravvivenza. Un film che racconta la storia di un conflitto tra una comunità antica, che si sente abbandonata, incompresa, che si batte per difendere i propri diritti contro le autorità, il cui linguaggio non è quello della negoziazione ma quello di una forma repressiva, talvolta violenta. Lo sguardo degli autori si avvale della forza delle immagini e del montaggio per cercare di scoprire, con la giusta distanza, pur valorizzando l’energia e la dignità dei protagonsti, le ragioni della protesta.

La quinta edizione del Festival del Passato Remoto si chiude domenica 11 settembre con un’altra giornata ricca di appuntamenti. Alle 9.30 si parte con la visita guidata a Biru ‘e Concas e San Mauro.

Alle 10, al Teatro Murgia, l’incontro “Il Futuro Prossimo del Passato Remoto”, manager, blogger, videomaker racconteranno ai giovani i segreti per farcela. “Ora che, grazie all’Istat che l’ha certificato,  è provato che la Sardegna sia la regione più ricca di archeologia del mondo”,spiega e sottolinea Sergio Frau, “è chiaro che il Futuro Prossimo dei ragazzi sardi d’oggi va costruito valorizzando il nostro Passato Remoto. Come? Aprendo le porte alle Università del mondo e facendo dell’Isola il campo base e il gran laboratorio/scuola per chi, appassionato alla Prima Storia, vorrà impegnarsi a capire del tutto questa Isola sacra per il mondo intero”.

Al Teatro Murgia, alle 11.15, si terrà il convegno “Antikissima! Storie dalla Preistoria”, l’archeologia dell’Archeologia, un viaggio nelle scoperte e nelle sorprese degli ultimi 25 anni con i servizi dell’inviato Rai Maurizio Menicucci e il commento del preistoricista Dario Seglie e dell’archeologa Raffaella Poggiani Keller. In chiusura il reading del blogger Mattia Bertulu.

Nel pomeriggio, alle 15.30, la visita guidata al Museo di Sorgono e alle 16.30, al  Teatro Murgia“Sonos & Ojeses”, rassegna “Il Coro dei Cori”, a cura di Lello Cau con Su Cuncordu di Sorgono e la partecipazione del Coro Polifonico Etnico Eleonora d’Arborea di Oristano, diretto dal Maestro Antonello Manca, del Coro “Monte Gonare” di Orani, diretto dal Maestro Sandro Pisanu, e del Coro “Santa Barbara”, diretto dal Maestro Costantino Mirai, con il coordinamento del  Maestro Antonello Manca. Canti corali che saranno cadenzati dall’intervento dei poeti in limba sarda Eliano Cau, Andrea Meleddu, Antonio Sannia, Gian Gavino Vasco, Antonio Brundu, Tetta Becciu. Il reading del blogger Mattia Bertulu chiuderà il pomeriggio.

Alle 19.30 ancora “Brindisi Mandrolisai”, degustazione di prodotti enogastronomici del territorio, e alle 20 la presentazione ufficiale del Catalogo del Museo di Sorgono (in allegato): “Omphalos. La Sardegna Isola di Atlante. Primo Centro del Mondo”, di e con Sergio Frau.

La serata, e il festival, si conclude al Teatro Murgia, alle21.30 con il terzo e ultimo appuntamento della minirassegna “Autoritratto di un’Isola”:a essere proiettato “Bentu”, film di Salvatore Mereu liberamente tratto da “Il vento e altri racconti” di Antonio Cossu, l’unico titolo italiano in concorso alle Giornate degli Autori della 79a Mostra del Cinema di Venezia. La pellicola è prodotta da Viacolvento in associazione con Antioco Floris per CELCAM – Università di Cagliari Corso di Laurea Magistrale in Produzione Multimediale, e coprodotta da ISRE – Istituto Superiore Regionale Etnografico con il contributo del MiC, Direzione Generale Cinema e audiovisivo, e il supporto della Sardegna Film Commission. Il film è nato nell’ambito di un progetto di collaborazione tra il regista sardo e il corso di laurea magistrale in Produzione Multimediale dell’Università di Cagliari. Un gruppo di studenti e studentesse del laboratorio didattico sul cinema coordinato da Antioco Floris ha partecipato attivamente alle varie fasi di realizzazione del film, affiancando i professionisti del settore, con la soddisfazione finale di arrivare alla Mostra del Cinema di Venezia attualmente in corso.

Il protagonista della storia si chiama Raffaele. Raccolto il piccolo mucchio di grano che sarà la sua provvista di un anno intero, per non farsi trovare impreparato da giorni dorme in campagna, lontano da tutti, in attesa che il vento arrivi e lo aiuti a separare finalmente i chicchi dalla paglia… Il ruolo è affidato a Peppeddu Cuccu, l’attore che nel 1960, da bambino, aveva recitato in “Banditi a Orgosolo” di Vittorio De Seta.

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