Il giorno 3 ottobre 2022, presso il Centro congressi di Tramatza, si è riunito l’Attivo unitario dei quadri della Sanità pubblica della Funzione Pubblica di CGIL, CISL e UIL della Sardegna, per riflettere sulle conseguenze provocate dalla situazione in cui versa il sistema dei servizi sanitari dell’isola, considerato non più sostenibile.
Le tante vertenze aperte, ormai da più di due anni e articolate in iniziative diversificate ma diffuse in tutti i territori della regione, mettono in evidenza lo stato di esasperazione delle operatrici e degli operatori sanitari per una condizione che rende ormai impossibile assicurare un livello di prestazioni tale da garantire ai cittadini il rispetto del diritto alla salute, sancito dall’articolo 32 della Costituzione.
A tali vertenze FP CGIL, FP CISL e UIL FPL della Sardegna assicurano il proprio massimo sostegno. Il sistema sanitario, da anni in difficoltà, con la pandemia ha portato allo scoperto tutti i limiti prodotti dalla logica dei tagli lineari che la classe politica per anni ha perseguito, producendo il progressivo depotenziamento dei servizi, nonostante le continue denunce e rivendicazioni sindacali.
Il risultato è stato ed è una situazione di totale sbando del servizio sanitario, che le lavoratrici ed i lavoratori hanno cercato, per quanto è stato loro possibile, di contenere in tutti i modi col duro lavoro e il proprio sacrificio.
In Sardegna, la riforma introdotta dalla legge regionale 24/2020, che ripristina le 8 ASL e istituisce una nuova “governance” del servizio sanitario, è ancora incompiuta a causa della lentezza con cui vengono emanati i necessari atti di indirizzo, la cui mancanza sta generando confusione gestionale e disorientamento nelle operatrici e negli operatori, impedendo che siano date adeguate risposte alla grave emergenza esistente.
In questo contesto, le Aziende Sanitarie Locali, che continuano a dipendere da ARES, non godono della piena autonomia e sono di fatto limitate nelle loro funzioni e, quindi, nella possibilità di intervento verso i bisogni specifici delle comunità locali, contraddicendo i principi ispiratori della stessa riforma, che lega l’efficacia dei servizi sanitari innanzitutto ad una politica di prossimità.
In attesa che la politica sarda metta fine alle proprie ingiustificabili inadempienze, le operatrici e gli operatori della sanità, ormai allo stremo, sono costrette a turni di lavoro massacranti per fronteggiare la forte carenza di organici. A ciò si aggiunga la presenza di quote crescenti di personale precario, che ancora attende di essere stabilizzato.
Occorre con urgenza dare il via ad un piano straordinario di assunzioni che parta dalla stabilizzazione dei tanti lavoratori precari, la maggior parte dei quali ha un contratto in imminente scadenza, per giungere ad un incremento deciso delle piante organiche, presupposto essenziale per dare risposte ai cittadini sardi bisognosi di cure, costretti oggi a liste d’attesa interminabili o, in alternativa, a farsi carico a spese proprie dei servizi di cui necessitano.
Occorre aumentare il finanziamento del Fondo sanitario regionale e, per le ragioni esposte, FP CGIL, FP CISL e UIL FPL condividono pienamente la decisione delle Confederazioni regionali CGIL, CISL e UIL di indire una manifestazione regionale sui temi della sanità, alla quale daranno il massimo sostegno.
Con la stessa convinzione parteciperanno con le proprie delegazioni alla manifestazione nazionale, promossa da FP CGIL, FP CISL e UIL FPL il prossimo 29 ottobre a Roma, per rivendicare interventi urgenti, garantire maggiori risorse al Fondo sanitario nazionale, limitare il ricorso alle esternalizzazioni, superare i limiti dei tetti di spesa per il personale, permettendo assunzioni e stabilizzazioni nonché adeguate risorse contrattuali.
In assenza di risposte adeguate, FP CGIL, FP CISL e UIL FPL continueranno la mobilitazione di livello territoriale e regionale, non lasciando nulla di intentato per difendere i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori del servizio sanitario ed il diritto alla salute di tutti i cittadini.