Nelle carceri sarde quaranta pericolosi jihadisti

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Su un totale di 44 presunti jihadisti in Italia, quelli detenuti nelle carceri isolani sono venti. Questo tipo di detenuti, presunti jihadisti devono essere richiusi in strutture di Alta sicurezza. Prima erano concentrati nel carcere di Rossano Calabro, ma dopo gli episodi di giubilo per le stragi di Parigi e Bruxelles si è deciso di dividerli. E così ora la metà dei terroristi jihadisti sono rinchiusi in due carceri sarde a Sassari a Bancali e nel carcere di Badu ’e Carros a Nuoro. Tutti accusati di terrorismo internazionale, alcuni sono già stati condannati con sentenza definitiva. Sono tutti detenuti in regime di 41 Bis. Si tratta dei presunti affiliati alla cellula gallurese di Al Qaeda e dei tunisini che in una cella del penitenziario di Macomer inneggiavano alla jihad. Il problema è proprio che forse le nostre carceri non sono poi così sicure e attrezzate per isolare questi delinquenti, pare siano perfettamente in grado di comunicare fra loro. Ma in questo tipo di carceri non dovrebbero essere inoffensivi e soprattutto isolati dagli altri?

Quello di Sassari è il carcere dei terroristi dell’Isis, tra loro anche uno nella lista nera di Obama“, è la denuncia riportato dalle agenzie di stampa italiane, del deputato di Unidos, Mauro Pili, che ieri ha effettuato una visita ispettiva a sorpresa nell’istituto penitenziario di Bancali. “La struttura ospita 18 terroristi islamici – riferisce Pili – nelle celle distrutte dalla violenza jaidista la tensione è alle stelle“. Secondo l’ex presidente della Regione “il braccio 8 dell’alta sicurezza è la Cayenna islamica dedicata al terrorismo internazionale“.
Pili riferisce anche delle difficoltà di un organico sottodimensionato. “Mancano 150 agenti, non c’è un interprete, le telefonate sono senza controllo”, accusa il parlamentare sardo, secondo cui “lo Stato, dopo aver dislocato i capi mafia, sceglie Sassari per scaraventare sulla Sardegna quelli che vengono ritenuti dai giudici i più pericolosi terroristi in circolazione in Italia”. Pili racconta che ieri durante la visita in carcere si è imbattuto in “Muhammad Hafiz Zulkifal, imam di Bergamo e Brescia, tunica bianca e barba lunga tinta di rosso, il capo della cellula italiana di Al Qaeda, composta da 18 persone“, che gli avrebbe detto di “essere un predicatore radicale, non un terrorista”.
Ma a Sassari Mauro Pili incontra anche Hamadi Ben Abdul Aziz Ben Ali, tunisino di 51 anni, il cui alias è Gamel Mohamed. “Obama lo ha inserito tra i 30 più efferati criminali jaddisti al mondo“, è l’allarme di Pili. E ancora Abderrahim Moutaharrik, 27 anni, marocchino, campione di kickboxing, finito in carcere lo scorso aprile con l’accusa di terrorismo internazionale per presunti legami con l’Isis, e Yahya Khan Ridi, afghano, 37 anni, arrestato a Foggia. “Non bastavano gli 89 capi mafia reclusi nel braccio del 41 bis, da qualche settimana il braccio 8 ospita i più efferati terroristi islamici in circolazione in Italia. Metà dei più pericolosi detenuti islamici in Italia sono nel carcere sassarese – conclude Pili – la cellula di Bancali è operativa, con il silenzio e la complicità di molti”.

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