Le bandiere sarde appese ai balconi, la musica nelle vie del centro, i balli di gruppo, le attività per bambini,
gli stand con tutti i depliant informativi e le visite guidate in lingua inglese, italiana e sarda, sulle orme dei
luoghi e degli avvenimenti che caratterizzarono il 28 aprile del 1794. Non sono le prove generali di S.
Efisio, ma è Sa Die de sa Sardigna, nella versione organizzata da Assemblea Natzionale Sarda. La festa ha
animato per due giorni, il 27 e il 28 aprile, le vie del centro di Cagliari, coinvolgendo i cagliaritani e i
diversi turisti e curiosi che si sono avvicinati e hanno fatto domande sulla giornata dei sardi e sulle
motivazioni per cui tanti giovani sentono la necessità e il piacere di festeggiarla.
Tra un canto, un ballo e una degustazione, i volontari non hanno mancato di ricordare che il 28 aprile si
celebrano i fatti che portarono alla “cacciata dei piemontesi” da Cagliari e il successivo innesco di un
movimento popolare diffuso in tutta l’Isola che, ispirandosi agli ideali di libertà e uguaglianza diffusi dalla
Rivoluzione scoppiata in Francia nel 1789, arrivò a mettere apertamente in discussione il sistema feudale e
la presenza stessa del regime politico gestiti dalla Casa Savoia in Sardegna, anelando ad una Repubblica
Sarda democratica e sovrana.
Dall’anno scorso, l’Assemblea Natzionale Sarda ha scommesso su Sa Die, ritenendo che possa essere questa
l’occasione per unire il popolo sardo, ricostruendo la storia di una rivoluzione tradita e sconfitta che però
ancora vive nella memoria di tante comunità e nelle canzoni che tanti sardi hanno ascoltato fin dalla prima
giovinezza, come per esempio il famoso inno repubblicano e antifeudale del magistrato ozierese Frantziscu
Ignàtziu Mannu.
Anche quest’anno il cuore di Sa Die organizzata da ANS è stato dunque Cagliari. In collaborazione con le
attività commerciali di Piazza Yenne e del Corso Vittorio Emanuele, la città che fu la capitale della “Sarda
Rivoluzione” si è colorata di rosso e bianco, con le bandiere dei quattro mori e dell’albero di Arbarèe,
proponendo alla città un ricco programma di eventi.
«Sa Die de sa Sardigna non è soltanto una festa ma anche un’occasione per creare legami, per ricostruire
rapporti sociali, per riscoprire un senso di sé – spiega Riccardo Pisu Maxia, presidente di ANS. Seguendo
la scia di quello che rappresenta questa giornata nella storia sarda, dobbiamo ricostruirci sia come individui
sia come società, chiederci se stiamo facendo abbastanza e che futuro vogliamo per qusta terra».
Un momento sicuramente di forte impatto è stata la commemorazione dei martiri che diedero la vita in negli
anni successivi alla rivoluzione scoppiata nel 1794. In collaborazione con gli amministratori indipendentisti
della Corona de Logu sono stati deposti una corona di fiori all’Arco di Palabanda e un mazzo di fiori nella
stele all’interno dell’Orto Botanico per ricordare quello che a tutti gli effetti fu l’ultimo tentativo di riattivare
il progetto di una rivoluzione sarda capace di scardinare il sistema feudale e di liberarsi dall’oppressione dei
Savoia.
«Tra le iniziative organizzate – racconta Giovanni Nunfris – coordinatore eventi di ANS – le più partecipate
sono state senza dubbio il Procurade de moderare proposto da Claudia Aru da un balcone del centro,
l’intervento sulla simbologia sabauda di Giuseppe Melis Giordano, professore dell’Università di Cagliari, e
il tour in sardo Sulle orme de Sa Die».
Negli stessi giorni ANS ha fatto sentire la sua presenza anche a Sassari. Nel capoluogo turritano infatti,
in collaborazione con Sa Domo de Totus, Teatro S’Arza, Arvures, Plastic Free, è stata messa in scena la
rappresentazione teatrale itinerante “Procurade de moderare”. In via Quarto, poi, le associazioni hanno
adottato, ripulito e reso fruibile un’area verde nella quale tra Settecento e Ottocento furono giustiziati otto
rivoluzionari sardi. Il progetto, patrocinato dal Comune di Sassari, prevede anche l’intitolazione bilingue:
“Giardinu de sa sarda rivolutzione” e “Giardhinu di la sardha riburuzioni”