Digital Service Act, guerra Ue alle fake news oppure solo un sistema per far fuori chi non si adegua al pensiero unico?

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Dietro la lotta alle fake news e alla disinformazione si nasconde il rischio di censure che colpiscono la libertà di espressione. L’ultimo caso è il Digital Service Act, il nuovo regolamento sulla responsabilità delle piattaforme per i contenuti online approvato dall’Ue. Il Dsa, entrato in vigore venerdì, si applica a social network, motori di ricerca, marketplace, servizi di hosting. Ad essere interessate in un primo momento saranno le cosiddette Big Tech individuate dalla Commissione europea in un elenco che raccoglie le piattaforme e i motori di ricerca che superano i 45 milioni di utenti mensili in Europa, il 10% della popolazione. Tra le aziende interessate Alibaba, Amazon, Apple, Booking, Facebook, Google, Instagram, LinkedIn, Pinterest, Snapchat, TikTok, Twitter, Wikipedia, YouTube, Zalando. Rispetto alla precedente norma, il Digital Services Act introduce alcune novità. Se fino ad oggi le piattaforme erano ritenute responsabili per i contenuti illegali pubblicati solo se, dopo esserne venute a conoscenza, non avessero provveduto a rimuoverli, ora la normativa è molto più stringente. Oltre a doversi dotare di un team per le segnalazioni provenienti da Autorità e utenti, le piattaforme potranno sospendere gli utenti ritenuti colpevoli di aver pubblicato contenuti non ammessi. Allo stesso tempo, in aggiunta al controllo dei contenuti social, i siti dovranno verificare che non sia venduta merce illegale nei loro negozi online.

Tra le novità più rilevanti c’è il cosiddetto rischio sistemico secondo cui le piattaforme dovranno ogni anno inviare alla Commissione Ue un report in cui segnalare eventuali rischi per i diritti fondamentali presentando soluzioni per mitigarne l’impatto come la moderazione dei post o l’utilizzo di algoritmi per raccomandare certi contenuti invece di altri. Ma non è finita qui: nel caso di contenuti ritenuti una minaccia alla salute o alla sicurezza delle persone, le piattaforme, insieme alla Commissione Ue, potranno avviare protocolli di crisi e misure di emergenza, si tratta dell’articolo 91 con cui la Commissione può chiedere in situazioni particolari la promozione di informazioni affidabili. Se lo scopo dichiarato del nuovo regolamento è creare un ambiente digitale sicuro e affidabile, è evidente che il DSA presenta notevoli criticità.

Non a caso gli europarlamentari della Lega Marco Campomenosi e Alessandra Basso non usano giri di parole per definire il regolamento come una legge bavaglio Ue: qualcuno sarà autorizzato a far cancellare il contenuto dei pensieri dei cittadini, magari con il pretesto della lotta alle fake news’, magari con l’obiettivo di giungere alla campagna elettorale per le europee con l’anestetizzazione dei pensieri alternativi che saranno messi ai margini. L’applicazione della legge in vista delle elezioni europee, con tutto ciò che comporta, è stata confermata anche dal Commissario per il mercato interno Thierry Breton. Non rimane che tenere gli occhi aperti su come verrà utilizzato il nuovo regolamento che da febbraio 2024 diventerà vincolante non solo per le big tech ma anche per tutte le piattaforme digitali.

fonte il giornale

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