“Due Fratelli”, Fausto Paravidino porta il suo spettacolo in Sardegna. Domani a Villaspeciosa, lunedì e martedì a Sinnai

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Ritratto di una gioventù disorientata in “Due Fratelli” di Fausto Paravidino (premio Pier Vittorio Tondelli – Riccione Teatro 1999 e Premio Ubu 2001 per la miglior novità italiana) nella mise en scène de L’Effimero Meraviglioso con la regia di Maria Assunta Calvisi, in cartellonee domani alle 19.30 al Teatro “Maria Carta” di Villaspeciosa nella Stagione di Abaco Teatro e martedì 7 e mercoledì 8 novembre alle 20.30 per un duplice appuntamento al Teatro Civico di Sinnai (dove aveva debuttato in prima nazionale il 28 novembre 2021) per approdare sabato 16 dicembre alle 21.15 al Teatro Comunale di Badolato (CZ) per la rassegna MigraMenti/SPAC organizzata dal Teatro del Carro. 
Sotto i riflettori Noemi Medas, Federico Giaime Nonnis e Leonardo Tomasi (vincitore del Premio Scenario 2023 con “anonimasequestri”, un dramma su «l’identità come groviglio, corpo-a-corpo delle persone con vocabolari, geografie, immaginari, personaggi iconici, tic lessicali e chilometri e chilometri di mare, terra e luoghi comuni», di cui è autore e interprete; nel cast anche Federico Giaime Nonnis) danno vita a uno strano “triangolo” da cui emerge lo stretto e quasi simbiotico rapporto dei due protagonisti, complicato dalla presenza di una donna dall’enigmatico passato, che suscita rivalità e contrasti.
Segreti e bugie, “lettere” alla famiglia lontana, fughe e ritorni affiorano in una scrittura ellittica fatta di brevi conversazioni, che mettono a nudo tensioni e ambivalenze tra affetto e amicizia, gelosia, rispetto e bisogno di protezione: diario di una convivenza, attraverso ventitré brevi sequenze che raccontano cinquantatré giorni, in una cronaca attenta e ben calibrata sui meccanismi, spesso “perversi”, della “normalità” nella vita quotidiana.
Una “tragedia da camera” immersa in una atmosfera claustrofobica, che fotografa il malessere di una generazione smarrita e priva di ideali e prospettive: l’azione si svolge nella cucina di un appartamento in una città, dove i due fratelli Boris e Lev e la loro coinquilina Erika vivono, o meglio si lasciano vivere, in un tempo sospeso, tra i riti del quotidiano e le questioni domestiche, in una sorta di stato di quiete attraversato da tensioni sotterranee, quasi preludio di una catastrofe. Dialoghi serrati su temi come l’amore e il disamore, l’odio e la violenza, l’ordine e il disordine, i diritti e i doveri, fanno emergere segrete pulsioni, insieme alla consapevolezza che i tre stiano come sull’orlo di un baratro, ovvero che dietro quella calma apparente quei giovani cinici e disincantati, con la loro nonchalance, siano davvero capaci di tutto.
“Due Fratelli” racconta una storia, vera o inventata, sulla perdita di significato dei valori e della famiglia tradizionale, dove paradossalmente i legami di sangue assumono un ruolo preponderante nel definire lo spazio e i confini delle relazioni: la lontananza dai genitori e dalla sorella, cui indirizzano missive piene di particolari fittizi, rassicuranti quanto ingannevoli, la mancanza di impegni di studio o di lavoro, mantiene i due ragazzi quasi fuori dalla realtà. La casa in cui abitano è una sorta di porto sicuro rispetto al caos del mondo esterno e la presenza di Erika diventa un elemento conturbante oltre che disturbante, in quel microcosmo, suscita un’altalena di sentimenti contrastanti, stravolge gli equilibri, provoca inattese fratture e ansie di fuga.
In un meccanismo grottesco e quasi pinteriano si assiste ad una sorta di ribaltamento, assenze e presenze si compensano, ma la figura femminile, con il suo vissuto, il suo temperamento indipendente e insofferente alle regole, la sua libertà, infrange quel cerchio magico in cui i due fratelli potevano trovare rifugio, nel disperato per quanto inconsapevole tentativo di non diventare adulti. Sul filo delle suspense Fausto Paravidino pone i suoi personaggi di fronte a delle scelte ardue ma decisive, inserisce in quella parvenza di normalità il seme di una ipotetica follia, ricostruisce in quell’idea di famiglia, condensata in quel nucleo disperso e sradicato, proiettato nell’anonimato di una moderna città, insieme alla solidarietà e alla comprensione, l’ombra di un sentimento possessivo e esclusivo, un nodo difficile da sciogliere.
Sullo sfondo di un appartamento, in una unità di spazio con intermittenze di tempo si sviluppa la vicenda emblematica dei “Due Fratelli”, sintesi estrema di una confusione comune a una gioventù improvvisamente costretta a badare a se stessa, sottratta allo sguardo vigile per quanto affettuoso dei genitori e della comunità di appartenenza, apparentemente padrona di sé e quindi paradossalmente obbligata a fissare regole e calendari da rispettare, vittima in questo caso di una sorta di involuzione, quasi una regressione nell’infanzia. Boris e Lev appaiono come due “cuccioli” con una sorta di primitiva innocenza, o incoscienza, che li pone al di là del bene e del male: i loro piccoli sotterfugi, il tentativo di nascondere il loro fallimento, la loro inanità e inadeguatezza agli occhi di chi probabilmente ancora provvede al loro sostentamento, confidando nel loro talento e nella loro intelligenza, suscitano insieme fastidio e commiserazione. La volontà di non tradire le aspettative di chi nutre sogni e speranze, nella certezza di una loro felice riuscita nella vita, non basta a sottrarli al limbo; come se smarrita “la diritta via” essi non riuscissero più a reinserirsi nel mondo, continuassero a rimanere nella dimensione allucinata di un sogno, limitandosi a sbrigare le faccende di casa, a occuparsi della spesa e delle pulizie, della preparazione dei pasti, accudendosi l’un l’altro, imprigionati in un eterno presente, senza un pensiero al futuro. 
Erika come una novella Lilith possiede la forza catartica di sottrarli a quell’incantamento, è la creatura eretica, lo spirito libero e non addomesticabile: una donna pensante che sembra interrogarsi, senza preoccuparsi troppo di ferire o destabilizzare gli altri, sui propri sentimenti e desideri, concentrata sul suo universo interiore, si muove in quel microcosmo vuoto di emozioni con la disinvoltura di una fiera metropolitana e una certa curiosità. In un’anima femminile e ribelle, ma anche intransigente è il segreto di una rivoluzione, o l’origine di una reazione. Imprevedibile.
“Due Fratelli” descrive il dramma di una gioventù perduta, dopo il miraggio della rinascita e la parentesi del boom economico: figli del benessere, privi di speranze e di illusioni i protagonisti trascorrono le loro giornate in una spaventosa immobilità, quasi un presagio di morte, tra sottili inquietudini e una infantile crudeltà, in un microcosmo privo di passioni, dove non esiste empatia né pietà.

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