Una mattinata all’insegna dello stile e degli acquisti consapevoli. Torna a Cagliari il Vintage Day, l’iniziativa di IED dedicata alla moda etica e sostenibile, al riciclo e al riuso. Protagonisti, insieme agli studenti del corso di Fashion design, nove espositori di capi vintage, preloved, slow fashion e upcycling, ovvero le nuove tendenze della moda per una buona educazione verso la sostenibilità.
L’appuntamento è per sabato 18 maggio a partire dalle 9,30, quando la sede IED di viale Trento ospiterà gli espositori selezionati e i loro prodotti: Signora P, May Mask, Recyclerie, Effe Glamour Vintage, Instradavintage, Migda, Coquette box, Frida l’angolo vintage e Sinu-i. Con proposte che spaziano dall’abbigliamento ai complementi d’arredo, fino a una selezione di ricercate minuterie da borsetta e accessori di vario tipo, occhiali da sole, bijoux e borse. L’atmosfera sarà inoltre arricchita dalle selezioni musicali dei dj Andrea Tramonte e Anastasiya Bogach.
A fare da cornice a un’iniziativa rivolta a tutti e con ingresso libero e gratuito, sarà uno dei luoghi più belli e meno conosciuti della città: il meraviglioso giardino botanico di Villa Satta, uno spazio vincolato dalla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio, così come anche l’edificio stile liberty di inizio ‘900. Una nuova occasione per IED Cagliari di aprirsi alla città in una mattinata di incontro, dialogo e acquisti consapevoli.
In programma anche un workshop a cura a cura degli studenti del corso di Fashion design dal titolo Just a vintage minute. «Lo scopo del workshop – spiega la docente di Storia della Moda Alice Tolu – è stimolare i partecipanti, gli studenti e i visitatori, in un’attività che – con leggerezza – apre a una visione del vestire vintage o preloved inserita nel contemporaneo».
Gli studenti, divisi per gruppi, saranno a disposizione dei visitatori per una selezione degli abiti tra gli espositori, e per un progetto di styling. Ogni outfit avrà un tema concordato, e durante il workshop saranno effettuate delle riprese che daranno vita a vari reel di un minuto, proiettati a fine mattina in Aula Bilbao.
«La moda – spiega ancora Alice Tolu – è un sistema che include diversi aspetti, da quello artistico a quello sociale. E dunque non può prescindere da un discorso sulla sostenibilità. L’informazione al consumo etico rientra nella pratica dello slow fashion, ovvero “moda lenta”, che promuove un’etica del consumo legata a una produzione misurata e anche a una moda circolare. Il che significa riutilizzare, ricucire o rimettere in circolazione ciò che è già stato prodotto. Il vintage è un capo prodotto almeno vent’anni fa, ha un suo valore storico oltre che etico, e ci avvicina a lavorazioni e tessuti che ci insegnano a ricalcare il futuro. Il valore artigiano che si trova in un capo d’antan, in generale, andrebbe preservato e rimesso in circolazione, se non vogliamo perderlo».
Ma parlare di sostenibilità vuol dire anche parlare di diritti e ambiente: «Vintage, preloved, moda circolare, slow fashion e upcycling sono le attitudini necessarie verso una moda etica e sostenibile, nel rispetto dei lavoratori coinvolti nel processo di lavorazione della filiera produttiva, e che abbia il minor impatto possibile sull’ambiente. Sostenibilità quindi in tutte le sue accezioni: un brand contemporaneo è sostenibile se risponde non solo a requisiti che riguardano l’innovazione e la ricerca sui materiali e sul loro utilizzo, ma soprattutto se rispetta i valori di equità, inclusione, filiera trasparente, zero waste e se non sfora in sovrapproduzione».