Con “Io so’ io”, edito da Solferino, Sergio Rizzo riprende gli argomenti de “La casta” (il bestseller scritto insieme a Gian Antonio Stella) con una nuova requisitoria impietosa contro il mondo degli intoccabili, sordo a ogni richiesta di trasparenza, responsabilità e cambiamento. Dell’opera e della politica italiana attuale parlerà di fronte al pubblico di Villagrande Strisaili e di Assemini il 17 e 18 luglio.
A Villagrande Strisaili, l’incontro si terrà alle 18.30 nel Bosco di Santa Barbara. Con l’autore dialogherà Francesca Lai. L’evento è realizzato con il sostegno del Comune di Villagrande Strisaili e in collaborazione con il festival 7Sere 7Piazze 7Libri, la libreria del Corso di Tortolì e lo Studio Massaiu.
Per quanto riguarda Assemini, l’autore incontrerà il pubblico in piazza San Giovanni alle 21. Al suo fianco ci sarà Nicola Scano. La presentazione è inserita nella programmazione dell’Estate asseminese ed è realizzata con il sostegno del Comune di Assemini e in collaborazione con il festival 7Sere 7Piazze 7Libri, il Sistema bibliotecario Bibliomedia e la libreria Miele Amaro di Cagliari.
Sergio Rizzo, a lungo una firma del «Corriere della Sera» e poi vicedirettore di «Repubblica», è editorialista de «L’Espresso» e scrive per «Milano Finanza». È autore di numerosi bestseller tra cui La casta, scritto con Gian Antonio Stella (2007). Tra i suoi libri più recenti ricordiamo 02.02.2020. La notte che uscimmo dall’euro (2018), La memoria del criceto (2019) e, con Tito Boeri, Riprendiamoci lo Stato (2020). Per Solferino ha pubblicato Potere assoluto (2022), Il Titanic delle pensioni (2023) e Io so’ io (2024).
La trama del libro si articola fra Parlamento e un ministro con 83 persone di staff. Un altro che fa visita al quasi suocero incarcerato il giorno dopo che questi è finito dietro le sbarre. E un governo dove il conflitto d’interessi è di nuovo la regola e per cui le critiche sono reato di lesa maestà. Tutto questo mentre il Parlamento accoglie senza battere ciglio i pregiudicati, e troppo spesso dimentica che la Costituzione impone a chi «sono affidate funzioni pubbliche […] di adempierle con disciplina ed onore», e mentre affiorano venature nostalgiche di un passato che mette in dubbio le stesse radici della nostra Carta. Il degrado di una classe politica con la credibilità compromessa, e il suo distacco dalla società civile, sembrano inarrestabili. I partiti sono ridotti a macchine di potere e clientela. La logica del clan domina ovunque alla faccia di preparazione e merito, senza riguardo per le istituzioni. Né il taglio dei seggi alle Camere ha migliorato le cose. Nonostante il 36,5 per cento di onorevoli in meno, spendiamo come prima. Il finanziamento ai gruppi politici è rimasto invariato e ogni deputato e senatore costa oggi alla collettività un terzo in più. Le due Camere appaiono invecchiate di cinque anni, piene di incompetenti e con ancora meno donne: dice tutto la regola non scritta per cui molti eletti anziché pagare i collaboratori devono girare quei soldi ai partiti in debito d’ossigeno