“Otello / di precise parole si vive”, da ieri in scena lo spettacolo di Lella Costa in cinque teatri sardi

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Un “dramma della gelosia” di sorprendente attualità: Lella Costa porta in scena la tragedia di Desdemona in “Otello / di precise parole si vive” con la regia di Gabriele Vacis (produzione Teatro Carcano), coinvolgente rilettura del capolavoro di William Shakespeare.

Ieri all’AMA / Auditorium Multidisciplinare di Arzachena, stasera alle 21 al Teatro Civico “Gavì Ballero” di Alghero, domani alle 21 al Teatro Civico “Oriana Fallaci” di Ozieri,  e domenica alle 20.30 al Teatro Comunale “Akinu Congia” di Sanluri. Infine, lunedì 20 gennaio alle 20.30 al Teatro Centrale di Carbonia sotto le insegne della Stagione di Prosa 224-2025 organizzata dal CeDAC Sardegna.

Una pièce avvincente – con scenofonia di Roberto Tarasco e scenografie di Lucio Diana – costruita sulle doti istrioniche dell’attrice e autrice milanese che firma la drammaturgia insieme con Gabriele Vacis e dà voce a tutti i personaggi, dal Moro di Venezia al perfido Jago, al buon Cassio e allo stolto Roderigo, ma anche al Doge e a Brabanzio padre di Desdemona, e alle due uniche figure femminili: Emilia, moglie di Jago e Desdemona, ingiustamente accusata di tradimento, vittima innocente di un arcaico “delitto d’onore”.

Nell’“Otello” si racconta una storia d’amore trasformata in tragedia a causa della gelosia: «una trama folgorante» – sottolinea Lella Costa – «il cui riassunto potrebbe sembrare una notizia di cronaca di oggi: un lavoratore straniero altamente qualificato, un matrimonio misto, una manipolazione meschina e abilissima, un uso doloso e spregiudicato del linguaggio, un femminicidio con successivo suicidio del colpevole».

Una vicenda emblematica in cui la scelta coraggiosa di Desdemona, che abbandona la sua casa per seguire l’uomo di cui è innamorata, infrangendo pregiudizi e tabù – a partire dal colore della pelle e dalle differenze culturali e sociali – invece dell’atteso lieto fine la conduce alla morte: il potere delle parole, abilmente utilizzate da Jago per falsare la realtà e suscitare ingiusti sospetti, è all’origine della “follia” di Otello e troppo tardi egli si pente del suo delitto, togliendosi a sua volta la vita, una volta scoperta la verità.

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