Su Redentore, una delle feste più belle della Sardegna, domenica hanno sfilato per le vie del centro migliaia di persone col vestito tradizionale del paese di appartenenza. Ieri invece, si è svolta la parte più importante degli eventi di questo mese di agosto, al Monte Ortobene in tanti ancora una volta, hanno assistito alla messa celebrata sotto gli alberi, cantata dai cori di Nuoro. Monsignor Mosè Marcia, nella sua omelia ha parlato di violenza di quella violenza che non ci abbandona neanche all’interno delle famiglie. L’odio che ci porta ad uccidere un genitore, un fratello, un cugino, una moglie, o un figlio. Uccidere per mero interesse economico o per puro possesso di una persona, questo è quello che ci consegna la cronaca quotidianamente. Per questo hanno pregato ieri al monte affinché le menti si aprano all’amicizia e all’amore per l’altro. Alla fine pare che il Redentore che alto si staglia verso Nuoro e la Sardegna abbia sorriso, e se ha sorriso lui possiamo farlo anche noi certi che per tutti ci sarà un futuro migliore.
Di seguito l’Omelia di Monsignre Mosè Marcia:
Il Signore è davvero il mio Redentore?
Abbiamo davanti a noi due date, 1901-2016.
1901, apertura nuovo secolo, papa Leone XIII, il Papa della “Rerum novarum”, indìce un anno Giubilare dedicato a Gesù Cristo Dio, nostro Redentore!
2016, altro Giubileo indetto da papa Francesco dedicato a Gesù Cristo, immagine della Misericordia del Padre.
Due date, due anni giubilari, ambedue dedicati all’infinito amore di Dio per noi.
Il primo pone l’accento sull’evento, liberamente voluto dal Cristo, per noi empi, ancora empi, con la sua morte in croce, dandoci la Redenzione, la liberazione dal peccato e la salvezza!
Abbiamo appena ascoltato Paolo che, scrivendo ai Romani, afferma: «In questo Dio dimostra il suo amore verso di noi perché mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi». (Rom 5,5-11).
È giusto per noi oggi fare festa e nel contempo «ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, dal quale ora abbiamo ottenuto la riconciliazione».
Il secondo Giubileo, quello della Misericordia, (Miseri-cordia = Il Cuore, L’Amore rivolto alla Miseria) che viviamo noi oggi, dopo poco più di un secolo, ci richiama a contemplare ancora l’amore di Dio che si china, con la Sua infinita pazienza, sulle nostre miserie, e ci spinge ad essere degni suoi figli, misericordiosi come lui, nostro Padre, amando e riscattando gli altri dalla propria miseria: «Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro» (Lc 6, 36).
Potremo mai gustare il Suo amore infinito, la Sua eterna misericordia, se non avvertiamo – ma perdonatemi – e non vogliamo ammettere la nostra o le nostre miserie?
Siamo malati di egoismo e individualismo esasperato. La nostra cultura ci ha abituati alla competizione: la lotta per i primi posti, la ricerca del profitto, la concorrenza fino ad eliminare chi è percepito come avversario, la raccomandazione a scavalcare altri.
La corruzione per aggirare la legge, la furbizia per non pagare il dovuto e tanti altri comportamenti simili ci sono proposti e diventano con facilità i valori portanti del nostro vivere sociale.
Così possiamo contare 133 guerre dal 1900 ad oggi, 25 dal 2000 e di queste 17 ancora in atto. Solo nelle due guerre mondiali, abbiamo contato 88.469.833 morti.
Il Redentore e il Suo Vangelo insegna tutt’altro, proclama la vera rivoluzione alternativa alle nostre “mode”: orgoglio e autosufficienza sono davanti a Lui negazione della vera sapienza.
Chi usa occhiali dalle lenti rosse, vedrà tutto rosso! Se il nostro metro di misura è il PIL, la ricchezza, il denaro, proprio tornaconto, leggerà con questa ottica anche la distruzione e le morti che un terremoto causa in pochi infiniti attimi!
Invece quegli istanti di distruzione sono capaci di generare tanta solidarietà e ci fanno riscoprire bisognosi l’uno dell’altro. «Amatevi come io ho amato voi», insegna il Redentore! E non possono non farci riflettere sulla nostra precarietà e incapacità di programmarci.
È questo egoismo, questa ricerca del proprio dio-denaro, dio-interesse, a spingerci nel non rispettare il creato: «la nostra casa comune, la nostra sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, la nostra madre bella che ci accoglie tra le sue braccia» (Laudato Sii, 1)
«Questa sorella, continua papa Francesco, protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei. Siamo cresciuti pensando che eravamo suoi proprietari e dominatori, autorizzati a saccheggiarla». (Laudato Sii, 2)
Fratelli, quanto sarebbe per noi deleterio, inqualificabilmente vergognoso e disumano, se rispondesse a verità che la ricerca di gas o di petrolio nelle profondità della terra, fosse causa o anche semplicemente concausa dei terremoti!
Non bastano 291 morti, ma neanche una sola vita stroncata è mai barattabile con un “barile” di combustibile!
Noi qui, a casa nostra, in Sardegna, non siamo più innocenti delle grandi multinazionali, quando con il fuoco, con gli incendi, distruggiamo migliaia di ettari e condanniamo al rogo migliaia di animali, esseri viventi che formano la nostra fauna!
È solo piromania da curare anche forzatamente, come ogni altra malattia deleteria per la persona e per la società, o è idolatria del nostro dio-interesse?
C’è rispetto del creato o non forse ancora il culto al dio-denaro, con i suoi incomprensibili interessi, e i nostri egoismi, con chissà anche quali sospettabili abusi di potere, quando si vuole cambiare la vocazione di una terra a scapito della piccola imprenditoria, familiari private, e a favore di grandi potenze economiche, fossero anche pubbliche?
È ancora il dio “IO”, l’egoismo, il culto del dio-possesso, del dio-piacere a minare e rovinare la famiglia, unica cellula sociale che veramente forma, genera e regge la società! Dimentichiamo troppo spesso il passo della Genesi che racconta la creazione!
Dio non creò né lo stato, né la politica, né la chiesa, né il clero, ma creò la FAMIGLIA!
«Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò». (Gen 1, 27).
Il Redentore ci ricorda che Dio è Amore! Ma dov’è l’immagine di Dio-Amore nella famiglia quando per un fazzoletto di terra frutto non del proprio lavoro personale, ma di eredità, si ammazza un proprio fratello? O per un testamento, che mi esclude da un bene su cui forse non ho alcun diritto, viene armata la mano omicida contro due della mia stessa famiglia? È amore o egoismo mascherato di finto amore, che per non soffrire io sopprimo mia madre sofferente?
È mai definibile amore il rapporto famigliare dei due coniugi che sfocia nella violenza e nel femminicidio?
Certo in un contesto del genere non ci colpiscono più i dati riferiti dall’ISTAT come nel 2014 l’indice di separazione in Sardegna è stato di 309,4 ogni 1000 matrimoni, mentre vent’anni fa, nel 1995 era di soli 95,3!
O forse ci meraviglia tanto se in Sardegna, nella nostra isola, ancora dati dell’ISTAT, nel 2013 ben 2.070 donne hanno interrotto volontariamente la gravidanza, generando più di cinque aborti al giorno?
Eppure il Redentore che festeggiamo ci insegna tutt’altro, sia sul valore della vita sia sul senso dello stesso dolore, Lui che volutamente si è fatto uomo nel grembo di una donna e patì la morte per la nostra salvezza!
Credo che dovremo davvero festeggiare di più il nostro Redentore, non tanto con le sfilate che ci vedono ancora discordi e capricciosi, quanto in una sana riflessione sui nostri comportamenti che non sempre mostrano nel vissuto la nostra fede nel Cristo Morto e Risorto per noi!
La Sua Misericordia infinita, porta spalancata del Suo Amore senza limiti, attende da me, solo un atto di fiducia, un atto di fede e di abbandono alla Sua Volontà, questo non vanifica la Sua morte e lo rende mio Redentore.
Queste le riflessioni che mi venivano mentre benedicevo l’epigrafe che il comitato “Ultima spiaggia” ha voluto collocare ai piedi del Redentore, ricordando le due date giubilari: il Giubileo della Redenzione e il Giubileo della Misericordia. Credo che guardando questa targa dobbiamo chiederci se il Signore è davvero il mio Redentore o lo sto cercando altrove.
Così la targa in bronzo ricorda le due date riportando quanto scrisse per noi sardi il papa Leone XIII:
“I Sardi dedicano a Gesù Cristo Dio per la Sua Salvezza”
(“Jesu Christo Deo Restitutae Per Ipsum Salutis Anno MCMI Sardi)
Leo P.P. XIII”
e l’incipit della Bolla di indizione del Giubileo della Misericordia:
“Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre”
(Misericordiae Vultus Patris – Annus Sanctus Misericordiae Extraordinarius – Anno MMXVI)
Franciscus
+ Mosè Marcia
Al termine della Messa salutando il presidente Francesco Pigliaru, il Questore e i sindaci presenti, il Vescovo ha detto che in 5 anni ha celebrato 14 funerali per morti violente. Quindi, ricordando la presenza dei bambini ai piedi dell’altare ha detto alle autorità: «Questi bambini siano l’oggetto privilegiato della nostra attenzione, non vi ringrazio solo per la vostra presenza ma per l’impegno per questi bambini e per una comunità che ha bisogno del vostro aiuto per crescere. Date questo aiuto».