Auto, sconti fino a 10 mila euro per rottamare il diesel 

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Fa molto rumore la corsa dei produttori di automobili poche ore dopo l’accordo raggiunto ieri in extremis in seno al governo e dopo che una quarantina di città ha annunciato di voler chiudere al traffico dei motori diesel. Renault offre per il vecchio motore diesel da 2 mila fino a 10 mila

euro, riporta oggi Frankfurter Allgemeine Zeitung si parla di Germania non di Italia anche se qualcosa si inizia a muovere anche da noi col blocco delle auto diesel in alcune città del nord. Dal 1° ottobre infatti sono scattate le misure anti-inquinamento previste dal “Nuovo accordo per la qualità dell’aria nel bacino Padano”: tradotto i motori diesel vecchi fino a euro 3 ed euro 4 non potranno circolare, almeno secondo le normative previste dalle regioni coinvolte.

Quattro sono le Regioni che hanno sottoscritto l’accordo e che metteranno al bando i vecchi Diesel: Piemonte, Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna.

Si tratta in pratica di un pacchetto di norme che vieta la circolazione alle auto benzina, diesel e gasolio più vecchie, e quindi maggiormente inquinanti, almeno fino al 31 marzo 2019, eccezioni a parte. Si prevede che circa 1,1 milioni di automobili saranno coinvolte, anche se con modalità diverse, vista la diversità di limitazioni. In linea di massima comunque verrà limitata la circolazione dei vecchi diesel di categoria inferiore o uguale a euro 3, i quali non potranno essere utilizzati nei giorni feriali almeno dalle 8,30 alle 18,30.

Ma torniamo ai tedeschi. L’offerta  commercialmente aggressiva e accattivante dei francesi è valida da oggi. Include veicoli con standard di emissione da Euro 1 a Euro 5 e si applica a prescindere da quanto deciso ieri e quanto è stato negoziato con altri produttori dalla cancelliera Angela Merkel. Renault, quindi, primo importatore nel Paese, sta cercando di ampliare la sua quota di mercato in un momento molto delicato per le case tedesche, che hanno dato vita al diesel. E del resto, come sottolinea la Faz, Renault non era stato invitato ieri sera dal cancelliere Merkel, assieme ad altri produttori di veicoli, a discutere del problema. E quindi ha reagito in autonomia.

Il cambio con una vettura di piccole dimensioni, una Twingo, per esempio, viene scontato di 2 mila euro, quello con un minivan Espace 10 mila euro. Chi intende acquistare un motore elettrico (modello Zoé, per esempio), può beneficiare in Germania, grazie anche agli incentivi pubblici, di un bonus da 8 mila euro. L’offerta di Renault è valida per chi detiene anche un Euro 5 da almeno 6 mesi.

La semplice prospettiva dei divieti di far circolare il parco vetture con motore diesel nelle maggiori città tedesche, già parzialmente emanata ad Amburgo, ha accelerato il calo delle vendite negli ultimi mesi. La loro quota di mercato è aumentata dal 48% nel 2015 al 39% nel 2017.

Le forze di maggioranza hanno quindi trovato ieri sera una via da seguire per i milioni di tedeschi che hanno un vecchio diesel troppo inquinante. Lo hanno annunciato, al termine di un incontro a Berlino, i leader socialdemocratici Spd ei conservatori di Cdu e Csu, parlando di intesa che assicurerà al contempo “aria pulita e di mobilità sicura nelle nostre città”. I dettagli saranno presentati dal governo Merkel nella giornata di oggi.

Forze politiche e case automobilistiche hanno cercato per mesi di trovare un compromesso per organizzare il costoso aggiornamento della flotta diesel, una tecnologia inventata in Germania. Il conto potrebbe essere salato per i costruttori, che hanno fatto precipitare la crisi con lo scandalo delle emissioni manipolate.  “È l’industria automobilistica che ha generato questo problema, e sta a lei pagare”, ha dichiarato lunedì il ministro dell’ambiente Svenja Schulze dei socialdemocratici (SPD).

“Vogliamo evitare ulteriori divieti di circolazione”, ha dichiarato il ministro dei Trasporti Andreas Scheuer. Questo dossier, già spinoso in un Paese in cui l’industria automobilistica rappresenta circa 800 mila posti di lavoro, si era trasformato in una patata bollente per il già fragile governo Merkel IV, che si opponeva ai ministri socialdemocratici e conservatori.

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