Diletta Leotta conduttrice di Sky è una ragazza cordiale e affabile, il volto delle trasmissioni della serie B, beniamina dei tifosi che spesso le hanno dedicato striscioni a tema come quello del tifosi della Salernitana quando la loro permanenza nella serie cadetta vacillava: “Diletta non ti aBBandoniamo”.
In queste ore il suo nome è alla ribalta dei social perché il suo telefono portatile è stato hackerato e alcune sue foto compromettenti, immagini private, intime sono state distribuite in rete scatenando la curiosità oltremodo morbosa di tantissime persone. Un episodio inaccettabile e sempre meno raro nell’era dei social e delle condivisioni. Basta uno scatto fatto per gioco e inviato a chiunque del quale viene fatto un uso distorto. E la vita di una persona rischia di venire segnata per sempre. In questo mondo dove domina l’immagine e un falso moralismo non è semplice uscire fuori da queste situazioni.
La presentatrice Diletta ha reagito subito all’attacco facendo sentire la propria voce attraverso l’ufficio stampa con questa nota stampa: “Quello che è successo oggi è estremamente grave. Il telefono portatile di Diletta è stato hackerato e alcune sue foto privatissime di alcuni anni fa, in realtà insieme ad evidenti fotomontaggi, in queste ore sono distribuite in rete da moltissime persone. Diletta ha subito sporto denuncia alla Polizia di Stato (Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Milano) chiedendo che si dia inizio all’azione penale contro chiunque risulti concorrente di tutti i reati perseguibili e cioè della pubblicazione e distribuzione delle foto. Diletta ha subito una gravissima violazione della privacy, è molto amareggiata ma nello stesso tempo indignata e pronta a gestire questa vicenda. Il suo pensiero è rivolto a ragazze più giovani, magari meno solide, cercando di condividere la sua esperienza sul fatto che chiunque distribuisce con leggerezza una foto privata magari di un amico, di una fidanzata o di una ex senza chiedere il suo consenso commette un reato. Questo è ciò che tutti i ragazzi devono avere bene in mente perchè una condivisione su WhatsApp o sui social, che non hanno sistemi di controllo dei materiali che transitano su di loro, diventa incontrollabile e senza possibilità di ritorno. E che la denuncia alla Polizia di Stato è la prima cosa da fare”.