Sono stati assegnati i premi Biennale di Pisa, nel corso di una cerimonia che si è tenuta, il 27 novembre, agli Arsenali Repubblicani.
Il Premio Internazionale Biennale di Pisa TEMPODACQUA, anche se esordiente, ha richiamato un grande interesse per la formulazione della proposta e per gli esiti. Ideato e promosso da Alfonso Femia, direttore della III edizione della Biennale e sostenuto dai promotori, LP Laboratorio Permanente, vuole essere uno strumento per favorire la consapevolezza e la conoscenza del tema idrico, sottostimata nell’architettura, ma necessaria e urgente per la progettualità contemporanea e futura.
Il Comitato Scientifico della Biennale ha selezionato un ventaglio di candidati, individuati nel panorama dell’architettura internazionale contemporanea, che esprimesse attraverso i percorsi progettuali, intenzioni coerenti e in condivisione con il progetto Tempodacqua.
I candidati sono stati valutati dalla giuria, presieduta da Massimo Pica Ciamarra, presidente dell’Osbervatoire international de l’Architecture di Parigi (dal 1997), vicepresidente dell’Istituto Nazionale di Architettura di Roma (INARCH, dal 2006), e direttore del “Carré Bleu – feuille internationale d’architecture” di Parigi; Alberto Ferlenga, rettore dell’Università IUAV di Venezia; Ico Migliore, chair Professor alla Dongseo University di Busan (Corea del Sud) e docente al Politecnico di Milano; Roberto Silvestri, architetto, membro di LP, Laboratorio Permanente per la Città; Luca Molinari, docente Facoltà di Architettura Vanvitelli a Napoli, storico e critico di architettura; Luciano Galimberti, presidente dell’ADI, Associazione Disegno Industriale; Ezio Micelli, professore all’Università IUAV di Venezia; Luca Lanini, professore associato di Progettazione Architettonica all’Università di Pisa e Direttore del Master di Progettazione dello Spazio Pubblico di Lucca; Gianluigi Pescolderlung, architetto, professore all’Università IUAV di Venezia; Alfonso Femia, architetto, ideatore e fondatore di AF517, direttore della terza edizione della Biennale di Pisa.
Al termine dell’esame, la commissione ha espresso una short list composta da Carla Juaçaba (Brasile), Vincent Parreira (Francia), Junya Ishigami (Giappone), Valerio Barberis (Italia), Anna Heringer (Germania), Javier Corvàlan (Paraguay), Vector Architects (Cina).
La Giuria si è posta l’obiettivo di individuare profili e opere che testimoniassero di un “lavoro sviluppato sull’emergenza acqua con un’interpretazione architettonica congruente a un tema di processo e non semplicemente puntuale” (Alberto Ferlenga), “attraverso una dinamica di coinvolgimento delle comunità locali e di condivisione dell’aspetto paesaggistico” (Luca Lanini).
Inizialmente, la commissione ha esaminato i progetti, valutando singolarmente le diverse modalità attraverso le quali ogni singolo autore affronta il racconto dell’emergenza acqua.
Tuttavia, una successiva riflessione corale ha suggerito di abbandonare la logica di lettura sull’autorialità progettuale, allargando la visione sul processo, così come si era immaginato all’avvio dei lavori.
Il tema stesso TEMPODACQUA si estende tra gli estremi dell’eccesso e della scarsità, dilatandosi in intervalli temporali fortemente diversificati per ampiezza e per velocità.
Progettare “l’acqua” significa sperimentare una pluralità di situazioni e, infatti, la short list si è rivelata uno spaccato di pratiche differenti in contesti geografici molto diversi l’uno dall’altro.
La Giuria ha dunque deciso di assegnare il premio a tutti i candidai in short list, riconoscendo il valore delle progettualità e non solo degli architetti.
Questa scelta della Giuria pone, per la prima volta, un problema, fortemente legato alla contemporaneità del progetto, e insieme propone un segno di cambiamento nei confronti della professione, mettendo in evidenza la necessità di mantenere in ogni situazione equilibri stabili tra luoghi urbani, territori, insediamenti e fattori ambientali e climatici, correggendo e mitigando, ove possibiel, deficit ed eccessi.
Motivazioni specifiche
Carla Juaçaba per la capacità di proporre soluzioni non convenzionali e di armonizzare l’architettura alle diverse condizioni climatiche.
Vincent Parreira per la sensibilità e la consapevolezza progettuale spontanea al tema tempodacqua.
Junya Ishigami (Giappone) per la coerenza e il rigore con i quali affronta le situazioni della contemporaneità e del territorio.
Valerio Barberis per l’innovazione nel coordinamento delle politiche urbane a quelle di welfare, attraverso la costruzione di una rete di “luoghi” per favorire l’inclusione sociale e spaziale.
Anna Heringer per la volontà di seguire un processo di emancipazione dei fruitori e di condivisione progettuale, in una visione bottom up.
Javier Corvalan per la scelta di integrare una tecnologia strutturale originale, ma coerente con l’identità dei luoghi e per l’impegno a risolvere i problemi di connessione causati dall’acqua in Paraguay.
Vector Architects per l’originale lettura del contesto globalizzato e per la capacità di restituire progetti universali, ma coerenti con la propria territorialità e per la sensibilità di pensiero nel considerare l’acqua materia di progetto.