Ormai è sicuro, le previsioni di crescita inserite nero su bianco nella legge di Stabilità, non saranno rispettate. Il 2015 dovrebbe chiudersi con un aumento del pil dello 0,7% ovvero 0,2 punti in meno di quanto messo in conto dal governo (poco più di 3 miliardi di euro). È quanto scrive l’Istat nell’ultima nota mensile, che peraltro riflette quanto scrive l’Ufficio parlamentare di bilancio. Per il quarto trimestre l’Istat stima che il pil cresca solo dello 0,2%. Questo vuol dire che per il prossimo anno bisognerà fare una manovra correttiva.
Sull’economia si fa sentire soprattutto il rallentamento dei Paesi emergenti e il possibile contraccolpo sui consumi derivante dagli atti terroristici, anche se Natale è visto i n crescita da Confesercenti. Secondo l’associazione degli esercenti cresce il numero di italiani che festeggerà fuori, circa il 10%. Il premier Renzi continua ad essere ottimista. Nella E-news, scrive che «alcune previsioni segnano un potenziale rallentamento della ripresa. Gli eventi di Parigi e la crisi dei paesi emergenti non sono propriamente due buone notizie nemmeno sotto il profilo economico. Ma i numeri sono più forti di qualsiasi valutazione: a ottobre del 2014 la disoccupazione era al 13%, oggi è scesa all’11,5%. Ci sono più di trecentomila italiani in più al lavoro da quando il Governo ha imboccato la strada del Jobs Act». Ma a indurre il governo a qualche riflessione dovrebbero essere anche i dati dell’Istat sull’incidenza sui conti pubblici dell’economia sommersa e dell’illegalità.
LE ATTIVITÀ ILLECITE
Lavoro nero, sommerso, droga, prostituzione e altre attività illegali valgono nel complesso 206 miliardi di euro, il 12,9% del Pil. Il valore aggiunto generato dall’economia sommersa vale, nel 2013, circa 190 miliardi di euro, pari all’11,9% del Pil, in aumento rispetto agli anni precedenti (11,7% nel 2012, 11,4% nel 2011). Le attività illegali valgono invece circa 16 miliardi di euro, pari all’1% del Pil.
IL BOOM DEL NERO
In alcuni settori l’incidenza del sommerso è particolarmente elevata. L’Istat indica come aree dove si sfugge al fisco, i servizi (32,9% nel 2013), Commercio, trasporti, attività di alloggio e ristorazione (26,2%) e Costruzioni (23,4%). All’interno dell’industria, l’incidenza risulta più marcata nelle attività economiche connesse alla Produzione di beni alimentari e di consumo (8,3%) e molto contenuta in quelle di Produzione di beni di investimento (2,7%).
L’ESERCITO DEGLI IRREGOLARI
Nel 2013 i lavoratori che risultavano con forme di impiego irregolare erano oltre 3 milioni (3,487 milioni), occupate in prevalenza come dipendenti (2 milioni e 438 mila unità). Il tasso di irregolarità è stato pari al 15% nel 2013, in aumento di 0,5 punti percentuali rispetto al 2011. Gli irregolari sono più diffusi nel settore dei Servizi alla persona (45,0% ). Incidenze elevate anche in agricoltura (17,6%), nel comparto del Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (15,6%) e nelle costruzioni (15,4%).