
ll mondo è attonito di fronte alla pandemia del Covid-19, l’Europa stenta a prendere misure drastiche a confronto di quelle draconiane già messe in campo dall’Italia che è in piena emergenza.
Ormai in tutto il pianeta fioccano gli annullamenti di eventi sportivi e non, ed i governi sono ormai consapevoli che in mancanza di cure – allo stato ancora non disponibili – l’unico modo per fermare l’epidemia del virus, tra le più importanti ci sia quella di proibire gli assembramenti di persone.
Purtroppo però, ci sono situazioni nel mondo – come nelle isole greche – dove le persone non hanno alternative se non vivere attaccati gli uni agli altri. La loro salute è in pericolo. Il Covid-19 può anche essere l’ultima delle minacce che le persone devono affrontare qui, ma le condizioni in cui vivono le rendono più vulernabili rispetto al resto della popolazione.
Il sovraffollamento e le terribili condizioni di vita negli hotspot sulle isole greche sono la tempesta perfetta per un’epidemia di Covid-19. È l’allarme lanciato da Medici Senza Frontiere (MSF) dopo i primi casi di Coronavirus sull’isola di Lesbo.
Data la mancanza di adeguati servizi igienico-sanitari e lo scarso accesso alle cure mediche, il rischio che tra gli abitanti dei campi si diffonda il virus è molto elevato. Dopo il primo caso confermato sull’isola, a danno di una cittadina greca, l’evacuazione dei campi è diventata più urgente che mai.
La dott.ssa Hilde Vochten, coordinatore medico di MSF in Grecia dichiara: “In alcune parti del campo di Moria c’è solo un rubinetto ogni 1.300 persone e il sapone non è disponibile. Famiglie di cinque o sei persone devono dormire in meno di tre metri quadri. Questo significa che le misure raccomandate per prevenire la diffusione del virus, come lavarsi spesso le mani e la distanza sociale, sono semplicemente impossibili”.
“Siamo in contatto – aggiunge la Vochten di MSF – con l’Organizzazione nazionale per la salute pubblica per coordinare le possibili azioni, tra cui attività di promozione della salute e gestione dei casi per i residenti locali e i richiedenti asilo; ma dobbiamo essere realisti: sarebbe impossibile contenere un’epidemia in insediamenti di questo genere a Lesbo, Chios, Samos, Leros e Kos. Ad oggi non abbiamo visto un piano di emergenza credibile per proteggere e trattare le persone che vivono nei campi in caso si diffondesee un’epidemia.”
Quello che ci si aspetta dalle autorità, è un piano che includa misure di prevenzione e controllo dell’infezione, promozione della salute, rapida identificazione dei casi, isolamento e gestione dei casi lievi e il trattamento di casi gravi e critici.
Senza queste misure, l’evacuazione dei campi sulle isole greche è ora più urgente che mai; costringere le persone a vivere in quei campi come parte delle politiche di contenimento dell’Europa è sempre stato irresponsabile, ma diventa un’azione criminale se non viene intrapresa alcuna misura per proteggere le persone.
Ci sono 42.000 richiedenti asilo bloccati nei cinque hotspot sulle isole greche; l’idea di chiedere la loro evacuazione in un periodo di epidemia può spaventare, ma costringere le persone a vivere in campi sovraffollati, senza protezione, sta diventando criminale.
Il governo greco e gli stati membri dell’Unione Europea devono agire il prima possibile e trasferire la maggior parte dei richiedenti asilo in sistemazioni adeguate prima che sia troppo tardi.
Alberto Porcu Zanda
