La pandemia da Coronavirus non preoccupa solo sotto l’aspetto sanitario, ma ha dei risvolti dagli effetti devastanti per l’economia mondiale: a farne le spese anche la valuta del greggio, fondamentale indicatore di mercato.
I lockdown imposti nelle maggiori economie, traffici aerei ridotti dell’80%, fabbriche chiuse o a basso regime di produzione, numero di veicoli circolanti decisamente ridotto, tutto ciò ha provocato nell’arco di meno di 30 giorni la caduta verticale della domanda di greggio.
Con la conseguenza che le quotazioni del petrolio sono a picco ed ai minimi dal 1999: un barile di greggio nordamericano vale appena 15 dollari e pensare che solo tre mesi fa, a gennaio veniva scambiato a poco meno di 60 dollari.
Con una produzione petrolifera in continua crescita, contingentata e tagliata per evitare danni peggiori, fa da contraltare una diminuzione in picchiata della domanda.
L’eccesso d’offerta, a fronte di una domanda di oro nero in persistente calo, produce un nuovo grave problema: l’accumularsi di scorte invendute, perlopiù negli Stati Uniti; in realta non c’è abbastanza spazio di stoccaggio in cui mettere il greggio in eccesso nelle prossime settimane.
Ieri, al termine di una giornata senza precedenti storici, il prezzo del greggio negli Usa ha chiuso per la prima volta con il segno negativo: è incredibile ma è così, il Wti (il greggio prodotto in Texas, riferimento per il mercato americano) crolla come valore, sotto un dollaro al barile (unità convenzionale scelta per le negoziazioni sul greggio e corrisponde a circa 159 litri), con il contratto con consegna a maggio che è stato negoziato – sulla piattaforma Nymex – a meno 37,63 dollari al barile, per un calo del 305%.
Prezzo negativo cioè chi vende, paga per dar via il prodotto: per capirsi, è come se gli automobilisti anzichè pagare un pieno, venissero pagati per far sì che possa utilizzarsi il serbatoio della loro macchina come deposito per la benzina, che altrimenti nessuno vorrebbe comprare; è certo una costruzione esemplificativa, un paradosso che però spiega quanto accaduto ieri sui mercati.
Oggi, a inizio seduta d’apertura dei mercati, lo stesso Wti viene commercializzato al rialzo rispetto a ieri, a 0,56 dollari.
Insomma, come dire – sempre a titolo esemplificativo – che, considerando un ipotetico prezzo al litro, il petrolio (1 litro di petrolio) costerebbe meno di 8 centesimi, cioè meno di una bottiglia d’acqua, magari grande 2 litri, in vendita in un qualsiasi supermercato.
Alberto Porcu Zanda