La parola d’ordine è, salvare la scuola. Ora proveranno a salvare asilo ed elementari in presenza. L’ipotesi avanzata è che si potrebbe introdurre la Dad al 100% solo in terza media, perché a 13 anni si è più autonomi e questo creerebbe meno problemi alle famiglie.
Alcune regioni sono già al 100% di Dad ma con il decreto di domani, si vedrà se tutte le scuole dovranno adeguarsi o si andrà a incidere solo su quelle regioni con un numero di positivi elevato.
Ora, improvvisamente, si ama la scuola. La scuola è diventato un luogo sicuro. Sarebbe bello sapere quanti istituti riescano a far rispettare tutte le norme anti covid. Quotidianamente sentiamo di classi in quarantena, docenti compresi. Perché occorre ricordare che scuola e trasporti devono andare di pari passo ma, ancora oggi le tv e i giornali ci fanno vedere treni e pullman dove non si riesce a mantenere le distanze. Gli assembramenti all’ingresso delle scuole esistono ma, l’importante è che le finestre delle aule siano continuamente aperte.
Speriamo solo che ci si ricordi dell’importanza della scuola anche quando la pandemia avrà fine, chissà, magari, non avremo più classi pollaio, non mancherà la carta igienica, gli insegnanti verranno assegnati dal primo giorno di scuola, non ci saranno più studenti che viaggiano in piedi nei mezzi di trasporto…
E dire che hanno avuto tutta l’estate per farci arrivare all’apertura di una scuola sicura.
“Tenere le scuole aperte significa aiutare le fasce più deboli della popolazione. Significa contrastare – ha scritto la ministra Lucia Azzolina su Facebook – l’aumento delle disuguaglianze, un effetto purtroppo già in corso, a causa della pandemia. Significa tutelare gli studenti, ma anche tante donne, tante mamme, che rischiano di pagare un prezzo altissimo. In mezzo a tante incognite, una certezza c’è: la chiusura delle scuole non produce gli stessi effetti per tutti. La forbice sociale si allarga, il conto lo pagano i più deboli. Ci sono poi territori in cui la chiusura delle scuole è sinonimo di dispersione scolastica. E la dispersione scolastica – chiamiamo le cose con il loro nome – equivale all’abbandono dei ragazzi. Ampliare il divario tra famiglie benestanti e famiglie svantaggiate è una responsabilità enorme. Dobbiamo esserne consapevoli. La scuola è futuro. Senza scuola il Paese diventa più debole.”