Il 25 novembre ricorre la “Giornata mondiale contro la violenza sulle donne” e in tutte le città d’Italia, dalle più grandi alle più piccole, non mancheranno gli eventi su questa tema per sensibilizzare e protestare, perché si comprenda sempre più la gravità del fenomeno. Ma dovrà essere anche la giornata in cui ci assumiamo un impegno serio, costante, quotidiano, perché ciascuno di noi nel proprio impegno lavorativo, politico, familiare e nella scuola possa e debba ricordarsi di dire quotidianamente basta. La data del 25 novembre è stata scelta per ricordare l’omicidio delle tre sorelle Mirabal, che militarono contro il regime del dittatore Rafael Leónidas Trujillo nella Repubblica Domenicana e che furono catturate in un’imboscata dai militari, torturate ed uccise. I dati sulla violenza contro le donne in Italia ci raccontano che sono centosedici le donne uccise nei primi dieci mesi del 2016, più di una ogni tre giorni, appena il 3,3% in meno rispetto alle 120 dello stesso periodo dell’anno scorso. L’età media delle vittime è di 50,8 anni, l’arma da taglio è quella più usata (in un caso su 3), gli uomini sono il 92,5% dei killer. Tra il 2000, anno record con 199 donne uccise, e il 2016, le donne vittime di omicidio in Italia sono state oltre 2.800, un numero tale da connotare il fenomeno “come un fenomeno di carattere sociale”. Secondo l’Istat 6 milioni 788mila donne hanno subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale.
Non è solo il fenomeno in sé ad indignare, ma è anche l’efferatezza del crimine che aumenta a dismisura. Uno dei casi sicuramente più agghiaccianti e che ha scosso l’Italia riguarda Sara Di Pietrantonio, la giovane 22enne arsa viva dall’ex fidanzato dopo che si erano lasciati e morta tra le fiamme. Il ragazzo l’ha riempita di benzina e le ha dato fuoco; è stata ritrovata da sua madre, carbonizzata, tra l’indifferenza delle poche auto che transitavano per via della Magliana. La violenza sia fisica che psicologica, avviene ovunque, uffici, scuole, strada, ospedali, ma soprattutto nell’ambiente domestico e gli autori sono familiari o conoscenti. Mi preme sottolineare l’importanza dei centri antiviolenza che offrono supporto e assistenza a più di 16mila donne. Molti di questi centri rischiano la chiusura per ragioni burocratiche, legate alla revoca degli spazi a loro assegnati, e a causa dei tagli alle risorse. In questo fine novembre a ridosso del referendum, il Governo si è ricordato delle donne vittime di violenza e giovedì alcuni emendamenti alla legge di bilancio hanno consentito di stanziare un fondo di 5 milioni annui nel triennio 2017-19 per le donne vittime di violenza e per i loro figli, ma anche di consentire 3 mesi di stop alle lavoratrici autonome vittime di violenza di genere.
Come scritto all’inizio saranno molte le città e le istituzioni che ricorderanno con un evento questa giornata. A Soleminis (Ca) per la “Giornata mondiale contro la violenza sulle donne”, sabato 26 novembre si terrà un incontro dibattito dal titolo “Spregiudicate”.
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