Con A piedi nudi sull’erba, l’autrice fotografa i chiaroscuri delle emozioni umane, oltre al disagio sociale e interiore dell’ umanità.
“La vena lirica di Giuseppina Carta è come una spugna assetata di vita – scrive Katia Debora Melis, nella prefazione dell’opera – La dimensione personale e reale dell’Io lirico si allarga e restringe, come un obiettivo fotografico, dal personale vissuto al più universale piano umano, per scandagliare le difficoltà dei rapporti interpersonali, specie nell’incontro-confronto-scontro tra Uomo e Donna.”
I testi della silloge non sono solo un messaggio d’amore, sono anche ribellione, speranza e consapevolezza che apre al dialogo per cercare di ritrovare il bello dentro se stessi.
Giuseppina Carta, scandaglia anche il mondo dei giovani e nella poesia d’apertura, affrontando l’attualissimo problema del bullismo, tratta una realtà che tanto affligge gli adolescenti: la solitudine, il dolore, le differenze tra sé stesso e gli altri, l’emarginazione.
Il termine “bullismo” indica prepotenza e nella pratica si manifesta come prepotenza perpetrata da bambini e ragazzi nei confronti dei loro coetanei, soprattutto in ambiente scolastico e include una vasta gamma di atteggiamenti, oltre a violenze fisiche, offese verbali, discriminazioni, plagio,
molestie. Un insieme di comportamenti ripetuti con insistenza nel tempo verso individui più deboli incapaci di difendersi.
Il bullismo è un fenomeno sociale, oggetto di una crescente attenzione in seguito alle tragiche conclusioni di questo genere di molestie e per giunta, si sta espandendo anche il cyber–bullismo, cioè l’invio di messaggi molesti, fotografie e filmati, in cui la vittima non vuole essere ripresa e inviate ad altri per diffamarla. Gli effetti di questi atti, sono devastanti e dannosi, l’importante è che si riconosca la gravità degli atti di bullismo e si cerchi di aiutare sia le piccole vittime sia i prevaricatori.
Nella poesia “N.E.E.T.”, si cimenta anche in un tema nella quale i giovani sono persi nell’inconsapevolezza dei demoni interiori, che fanno perdere il contatto con l’ambiente, con la società e si sentono come rifiuto da parte del mondo, anche se fanno sempre parte del mondo. E Giuseppina Carta, sa offrire un invito a ritrovare se stessi, per non rischiare di restare fuori da una società che li condanna impunemente.
Nella sua ultima fatica letteraria, la poetessa, in sintonia con la sua multiforme vena artistica, rivendica con dolce fermezza la realizzazione del suo costante anelito alla libertà creativa, in armonia con la natura e i suoi cicli, senza perdere di vista i valori umani e civili.
Giuseppina Carta dopo aver pubblicato, É gratuito sognare (2015), Amore a piene mani 2018, entrambi editi da NOSM, e nel 2019 coautrice dell’antologia poetica, Il profumo rosa degli asfodeli, che contiene 90 poesie, tutte scritte da sei autrici sarde: Maria Giuliana Campanelli, Giuseppina Carta, Marella Giovannelli, Monica Orrú, Lilli Sanna e Fulvia Tolu, e con la prefazione di Bachisio Bandinu, ha dato alle stampe la sua terza silloge, A piedi nudi sull’erba, edita dalla Kubera Edizioni di Roma, nel gennaio 2020.
Giuseppina Carta, si dedica attivamente anche al teatro, portando in scena diverse produzioni con la compagnia amatoriale Shardana di Budoni, inoltre, per il quotidiano online Sardegna Reporter, ha curato per qualche tempo la rubrica, L’angolo della poesia.
Gian Piero Pinna