Sciopero per l’intera giornata e presidio davanti alla sede Abbanoa in viale Diaz dalle 10 alle 13: sarà un lunedì di protesta per i lavoratori di Abbanoa mobilitati da tempo per l’assenza di risposte
alle richieste avanzate all’azienda.
Lo sciopero, deciso dai sindacati di categoria Filctem Cgil, Femca Cisl, e Uiltec Uil regionali e territoriali insieme alla Rsu aziendale lo scorso 2 dicembre, è stato confermato ieri mattina dopo la riunione convocata dal Cda: “Riteniamo apprezzabile la disponibilità e la sensibilità mostrata – hanno
scritto i sindacati – ma pur registrando la volontà di trovare le opportune soluzioni ai problemi, purtroppo, allo stato attuale non ci sono le condizioni per rilevare altro”.
Nessun passo avanti concreto dunque, rispetto alle ormai annose rivendicazioni sindacali: il ripristino degli organici per sopperire alle carenze di personale soprattutto nelle aree operative degli
impianti e delle reti; la stabilizzazione degli interinali, che in questo lungo periodo di pandemia hanno dato un contributo essenziale al superamento di alcune criticità operative; il riconoscimento degli
inquadramenti professionali nel rispetto del contratto collettivo di riferimento; la valorizzazione, attraverso un contributo una tantum, del prezioso lavoro svolto da tutti i lavoratori che durante la fase
di emergenza sanitaria hanno garantito l’erogazione costante dell’acqua e assicurato i servizi al cittadino. A questo proposito i sindacati ricordano anche che Abbanoa, nonostante sia una società di dimensioni considerevoli, non riconosce nemmeno il premio di risultato previsto dallo stesso contratto collettivo. I sindacati chiedono inoltre il completamento dell’uscita dei lavoratori ex-Esaf.
Insomma, le ragioni dello sciopero (dalle 7 e mezza del mattino fino alle sette di sera con garanzia delle prestazioni indispensabili) sono molteplici e hanno a che vedere con il lavoro quotidiano di migliaia di dipendenti, diretti o interinali (allo sciopero aderiscono anche le categorie del lavoro temporaneo Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp Uil). E con una società pubblica che da troppo tempo ormai gestisce un patrimonio collettivo senza aver ancora trovato la stabilità.