Sono in stato di agitazione gli oltre 1000 lavoratori e lavoratrici dell’Aias che operano nelle 34 sedi attive in Sardegna: la mobilitazione è stata proclamata a livello nazionale da Fp Cgil, Fp Cisl e Uil Fpl in seguito all’indisponibilità da parte dell’associazione nazionale di rinnovare il Contratto collettivo fermo al triennio 2017-2019. Ma sono le questioni regionali, sollevate dalle segreterie sarde, a riscaldare ulteriormente il clima sul fronte dell’importante attività svolta nell’assistenza e riabilitazione verso le persone deboli e con disabilità in tutta l’Isola, al punto che il sindacato ha chiesto unitariamente più volte un incontro all’assessorato alla Sanità senza ottenere, fino a oggi, alcuna risposta.
Il rifiuto dell’associazione di sedersi al tavolo per arrivare al rinnovo del Contratto collettivo nazionale che coinvolge in tutta Italia cinquemila lavoratori e lavoratrici, ha costretto i sindacati Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl a indire lo stato di agitazione di tutto il personale: “La condotta dell’associazione datoriale – spiegano i segretari regionali Giorgio Pintus (Fp Cgil), Filomena Castangia (Fp Cisl) e Mario Sollai (Uil Fpl) – è lesiva dei diritti dei lavoratori che oggi percepiscono retribuzioni inferiori rispetto a quelle previste nei principali contratti collettivi rinnovati dai confederali nell’ultimo anno e nello stesso settore in cui opera Aias, quello socio-assistenziale-sanitario”.
Una situazione inaccettabile che al momento ha portato a una prima mobilitazione con assemblee e affissione delle bandiere dei sindacati nelle sedi e con la richiesta di intervento delle istituzioni regionali, ma che non esclude, se non dovessero esserci segnali positivi, la proclamazione dello sciopero.
Sul fronte regionale la vertenza è rafforzata dalle conseguenze della crisi che ha portato al concordato con continuità aziendale di Aias e delle società collegate: Aias Cagliari, Aias Sardegna, Fondazione Randazzo e Senecta Snc. Val la pena ricordare, per inquadrare la portata del disastro provocato da una gestione a dir poco discutibile, che domani si terrà il primo esame della vicenda anche in sede giudiziaria penale, e che i lavoratori e le lavoratrici dell’Aias attendono ancora oggi che gli vengano restituiti oltre 33 milioni di crediti accumulati negli anni mentre i debiti totali verso un elenco di oltre 3309 soggetti (fornitori, dipendenti, erario, professionisti etc), ammontano a circa 141 milioni 204 mila euro. Si tratterebbe di cifre persino sottostimate, per due ragioni: la prima è che lo stesso liquidatore si è riservato di integrare l’elenco dei crediti sottoposto al concordato, la seconda perché secondo calcoli dei legali del sindacato, le cifre dei crediti dei lavoratori sono sottostimate.
“A questo proposito – scrivono nella lettera di adesione allo stato di agitazione i segretari regionali Giorgio Pintus, Filomena Castangia e Mario Sollai – consideriamo essenziale un’assunzione di responsabilità dell’assessorato regionale alla Sanità, sia nella presa in carico di un accurato monitoraggio della vertenza nazionale per il rinnovo del Contratto collettivo Aias che nella promozione di un confronto sull’insieme delle attività di riabilitazione erogate in Sardegna”. Un confronto chiesto da mesi e sollecitato, invano, più volte.
Nel frattempo, sul fronte dell’asta giudiziale, si avvicina il 12 febbraio, data in cui si conoscerà l’esito della gara per l’attribuzione delle attività di Aias in Sardegna, un’azienda i cui molteplici asset – secondo la stima emersa nella procedura di concordato – valgono circa 64 milioni. A questo proposito, Fp Cgil, Fp Cisl e Uil Fpl ricordano che “uno tra i pochi punti di ampia condivisione tra le parti sociali e le istituzioni politiche regionali consisteva nell’escludere l’opzione di un nuovo monopolio privato nella gestione delle attività riabilitative in Sardegna”.
E’ evidente che sulle prospettive dell’intero servizio, dei lavoratori e delle lavoratrici e di tutti gli utenti, dei pazienti deboli e delle loro famiglie, incombe una pesante incertezza. “Appare del tutto legittimo chiedersi – concludono i sindacati denunciando con forza l’assenza di attenzione da parte della Regione – come l’assessore della Sanità voglia gestire il complesso delle attività di riabilitazione in Sardegna”.