Viaggio sulla giostra delle passioni alla ricerca della felicità, tra giochi di seduzione, struggimenti del cuore e amaro disincanto, con “L’Elisir d’Amore” di Gaetano Donizetti, su libretto di Felice Romani (tratto da “Le Philtre” di Eugène Scribe) in cartellone venerdì 18 alle 22 in piazza dei Balli ad Allai (OR) in forma di concerto, per il penultimo appuntamento della V edizione del Festival “Palcoscenici d’Estate” organizzato dal Teatro del Segno con la direzione artistica di Stefano Ledda e con il patrocinio e il sostegno del Comune di Allai e della Regione Autonoma della Sardegna.
Il celebre melodramma in due atti narra della bella e capricciosa Adina e dei suoi numerosi corteggiatori, tra cui il giovane e ingenuo Nemorino e il sergente Belcore, in un vivace bozzetto di vita agreste dove fa la sua comparsa un abile ciarlatano come il dottor Dulcamara, sedicente venditore di prodigiose pozioni: tra inganni e equivoci, sottili strategie e schermaglie d’innamorati, inattese rivelazioni e (im)prevedibili effetti collaterali la vicenda, sempre più intricata, si risolve in letizia e armonia con le nozze dei protagonisti, tra ardenti promesse d’amore.
Sotto i riflettori il soprano Federica Cubeddu (nel ruolo di Adina), il tenore Carlo Cocco (Nemorino) e il baritono Manuel Cossu (Dulcamara – Belcore), sulle note dell’Orchestra da Camera “Johann Nepomuk Wendt” guidata dal maestro concertatore e direttore Raimondo Mameli, per una raffinata antologia di arie, romanze e duetti, attraverso cui emerge il carattere dei personaggi, insieme agli stati d’animo, ai pensieri e ai sentimenti più delicati.
Se l’innamorato Nemorino canta “Quanto è bella, quanto è cara”, lodando le virtù dell’amata e rammaricandosi di non riuscire a conquistarla nella famosa Cavatina iniziale, Adina idealmente gli risponde, a distanza, con “Della crudele Isotta”, in cui racconta la tragica storia del nobile Tristano e della bionda Isotta e dell’elisir che fece nascere l’amore tra il guerriero e la dama; il sergente Belcore si presenta da par suo con la cavatina “Come Paride vezzoso” dove, senz’ombra di modestia, si fa avanti e inizia a far la corte ad Adina.
Cambio di scena con l’apparizione di Dulcamara, e il suo “Udite, o rustici” che dà il la alla stupefacente tirata sull’infinità di rimedi che il sedicente «gran medico, / dottore enciclopedico» è in grado di preparare per offrirli, in cambio di denaro, si capisce, alla sua scelta clientela. E Nemorino, certo d’aver trovato la soluzione per i suoi guai, si reca da Dulcamara per acquistare la bevanda della regina Isotta: “Voglio dire… lo stupendo / elisir che desta amore”.
Quel liquido sapientemente distillato (trattasi infatti di vino bordeaux) sconvolge e stordisce il bravo giovanotto, il quale assume verso Adina un atteggiamento addirittura insolente e fin troppo disinvolto, tanto che costei indispettita decide di vendicarsi, e trova il modo nel (fingere di) accettare le profferte del temerario Belcore. Si giunge ai preparativi per il matrimonio, ed ecco Dulcamara tirar fuori una canzonetta, la barcarola a due voci “Io son ricco e tu sei bella”, come divertissement malizioso ma a tema, in cui duetta con Adina, promessa sposa, ma non troppo convinta, del sottufficiale vanesio e libertino.
Intanto s’è sparsa voce dell’eredità dello zio ricco ricevuta da Nemorino, ignaro, per cui le donne gli si affollano intorno, e parrebbe davvero che l’Elisir sprigionasse il suo potere cosicché perfino Adina, con sua sorpresa, sperimenta per la prima volta il veleno della gelosia: quel giovane a lei fedele ora è oggetto di mille attenzioni, sembra possedere un fascino irresistibile tanto lo stesso Dulcamara, stupefatto, inizia credere nelle inestimabili proprietà del suo filtro e non esita a prendersene il merito. Una volta scoperta la verità, Adina si pente della sua crudeltà – “Quanto amore! ed io, spietata, / tormentai sì nobil cor!” – e Nemorino crede di riconoscere nell’atteggiamento e nelle parole della giovane donna segni d’amore inequivocabili, come confida nella struggente “Una furtiva lagrima”.
Ma quando Adina gli rivela d’aver acquistato il suo contratto – “Prendi, per me sei libero” –, non s’accontenta di quel gesto di generosità, e decide di partire comunque soldato, finché l’avvenente e altera fittavola cede, ed egli prontamente si getta di nuovo ai suoi piedi… Intanto Dulcamara, persuaso del suo successo, riprende il suo giro d’imbonitore, e ammaestra le folle e sottolinea che “Ei corregge ogni difetto, / ogni vizio di natura”, vantando le qualità straordinarie di quel suo prezioso “Elisir d’Amore” (e non solo).
Una trama leggera e scherzosa, ben adatta a un melodramma giocoso, ma non privo di pathos laddove la presenza dell’esercito e l’arroganza di Belcore ricordano la sottesa minaccia di una guerra o Nemorino turbato si abbandona alla malinconia: infine l’amore trionfa e il finto elisir assolve il suo compito nel ridare coraggio al giovane, capace finalmente di farsi ascoltare e far valere le sue scelte, a fronte dell’altera e irraggiungibile Adina che l’ha ammaliato.
La musica di Gaetano Donizetti disegna magnificamente i temperamenti e le atmosfere, in quella sorta di piccolo paradiso campestre dove giunge a malapena l’eco delle battaglie ed è più che naturale indulgere a teneri sentimenti: “L’Elisir d’Amore”, autentico capolavoro, tra le opere più conosciute e rappresentate del compositore bergamasco, descrive con garbata ironia i tormenti e le gioie degli innamorati, e continua ad ad affascinare ed emozionare le platee.
INGRESSO GRATUITO