Ancora un successo per il festival letterario “Mediterranea. Culture, scambi, passaggi” curato dall’AES, che sabato all’Ex mercato civico di Alghero ha messo a segno un’altra serata molto partecipata, dedicata alla scoperta della letteratura araba, al Mediterraneo letterario di Dante e infine a un applauditissimo concerto acustico della Banda Ikona, che ha saputo combinare ed esaltare in musica le più straordinarie ricchezze culturali dei diversi popoli che si affacciano sul nostro mare.
L’universo della letteratura araba è complesso e variegato, e fino al 1988, quando lo scrittore egiziano Nagib Mahfuz vinse il premio Nobel, era del tutto trascurato dall’editoria europea. Da allora la tendenza è mutata ma sono spesso le case editrici indipendenti a fare la differenza. Un esempio è quello della Ilisso, che attraverso la voce dell’editor Bastiana Madau, ha presentato sul palcoscenico del festival la collana di narrativa internazionale “Contemporanei/Scrittori del mondo”, intrapresa dalla casa editrice nuorese allo scopo di far conoscere le letterature dell’altra sponda del mare, nelle traduzioni di autori giordani, egiziani, palestinesi e siriani. Come hanno sentitamente approfondito le traduttrici e docenti Isabella Camera d’Afflitto e Maria Avino, queste letterature rispecchiano spesso la realtà del proprio paese, trattano di condizioni molto dure, di guerre e afflizioni, ma vedono il Mediterraneo come un luogo di scambio e di positive contaminazioni reciproche con il continente europeo. Nella collana sono inseriti autori quali Marzùq di Ar-Rahman Munif ‘Abd, Radwa Ashur e Sahar Khalifa.
Dopo un così denso excursus nella letteratura araba, ci sarebbe da chiedersi in quale misura la figura di Dante riesca ancora a incuriosire il pubblico di un evento letterario. A giudicare dall’interesse degli spettatori di Alghero, sembrerebbe proprio di sì. Ricchissima di spunti, di informazioni e di aspetti critici, la presentazione de “Il Mare salato” di Roberta Morosini in un ampio confronto con Alessandro Marongiu, è stata un’immersione a tutto tondo negli scritti del sommo poeta e in quelli di Boccaccio e Petrarca, quasi che questi tre autori del passato riescano a parlarci ancora oggi di ciò che succede nel Mediterraneo. Come ha spiegato l’autrice, docente di Letteratura Italiana alla Wake Forest University, il titolo rispecchia il modo in cui i greci chiamavano il mare, un riferimento alla sapidità corrosiva che porta via la dignità e l’identità, soprattutto per le donne, molte delle quali erano, e sono, vendute come schiave, scambiate e prostituite. L’opera di Dante è stata definita “acquorea”, densa di un forte simbolismo marinaresco, che esplicita non solo le straordinarie conoscenze del Poeta riguardo al linguaggio nautico, ma anche ai più minuti aspetti geografici.
Uno spettacolo memorabile è stato offerto infine dall’esibizione della Banda Ikona, nella straordinaria formazione a trio finalista al Premio Tenco 2021. Il gruppo ha letteralmente mandato in visibilio il pubblico con un repertorio tratto dall’album “Mediterraneo ostinato”, i cui testi sono stati scritti per la maggior parte in Sabir, la lingua dei marinai e della gente che viveva i porti e il mare per potersi comprendere in ogni luogo del Mediterraneo.
Brani di grande orecchiabilità interpretati dalla stupenda voce di Barbara Eramo e dal polistrumentista Stefano Saletti con il contrappunto delle percussioni di Giovanni Lo cascio, che hanno prodotto una fusione di timbri e note richiamanti ogni parte del mare, tra il suono del bouzouki greco, l’oud arabo, la chitarra europea, il darbuka arabo e il cajon. Dai brani originali come “Lampedusa andata” (un canto della speranza in lingua swahili) fino alle cover di “Alì dagli occhi azzurri” di Pasolini, gli Ikona hanno salutato il festival coinvolgendo il pubblico di Alghero in un trascinante motivo catalano, “L’estaca” di Lluis Llach, un brano universale di resistenza contro ogni forma di guerra e sopraffazione.