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“La Sciagura” è servita. Nella sua 17^ tappa italiana. Andrea Scanzi torna sul palco del Teatro Massimo col suo ultimo libro incentrato sulla figura di Giorgia Meloni, una “politica che sembra nuova ma che è la più vecchia della Terza Repubblica”.
Dopo “Renzusconi”, la presidente del Consiglio è al centro di un monologo di due ore in cui viene sarcasticamente analizzato l’ attuale Governo con ironia e con una colonna sonora che include i Creedence Clearwater Revival, U2, Moby, Battiato e persino Mozart.
“Giorgia Meloni, una donna che si ispira a Mussolini, alla saga di Tolkien e che nel suo phanteon ha Almirante, Fini, Berlusconi, Putin (prima di diventare atlantista), Orban, Zemmour, Milei Fornero e Ruby Rubacuori”
Scanzi si conferma una memoria storica vivente. Per lui “la destra non ha riferimenti culturali. Ditemi cinque cantautori di destra bravi….ho detto bravi perchè volevate dire Povia”. E se per quest ultimo si era fatto pressione su Amadeus per farlo cantare a Sanremo, che dire di Pino Insegno conduttore e dell’ex terrorista nero Marcello De Angelis a capo della comunicazione della Regione Lazio?
Il dottor Scanzi, laureato in Lettere con una tesi sui cantautori, si chiede: “Gaber, De Andrè, Guccini, coi loro testi che parlano di emarginati, di immigrati, di transessuali, come possono essere amati dalla premier?”.
“Questo governo – si interroga il giornalista – è fascista o no?” A metà strada fra il pensiero di Scurati, Montanari Saviano e quello di Travaglio, Scanzi proietta le immagini di Giuliano Castellino e di Roberto Fiori, condannati per gli attacchi alla Cgil di Roma ma mai messi a distanza dalla Meloni. E poi con un ironico “Che belli che sono”, ecco che il giornalista introduce la classe dirigente che gravita intorno alla premier: Lollobrigida, Piantedosi, Nordio, Bocchino, Donzelli, Sangiuliano, Pozzolo, Roccella, Salvini, Santanchè e Sgarbi.
Per Scanzi, “l’italiano medio vota di pancia. Non mi meraviglia se Salvini, un leader oramai politicamente morto, candida Vannacci. Nei bar italiani è pieno di persone come il generale decaduto”.
Per la firma del Fatto Quotidiano, occorre pensare al “Campo Largo ma non larghissimo, che non includa dunque Renzi e Calenda desiderosi di abbattere i Cinque Stelle. In Sardegna ha funzionato e oggi ci restano le carte Schelin, Conte e Fratoianni. Sono poche ma sono le poche che abbiamo”.
Per il resto, vi sono due cose da fare. O il disimpegno o un percorso che include l’infornarsi, il conoscere la realtà e conseguentemente l’indignazione e lottare per opporsi alla rassegnazione.
“Forse – conclude Scanzi – è solo un sogno. Ma attenzione ai sogni! Perché, come diceva Victor Hugo: non c’è niente di più forte di un sogno per costruire, per edificare il futuro!”.