L’invio di armi dal nostro Paese all’Ucraina, come prevedibile, è stato stigmatizzato dall’ambasciatore russo in Italia Sergey Razov. “Questa decisione del Parlamento italiano è stata adottata proprio il giorno in cui è iniziato il primo round di negoziati, in Bielorussia. È come cercare di spegnere il fuoco col cherosene”, ha detto il diplomatico in un’intervista a “Quarto grado”. “Questo introduce un po’ di negatività nei nostri rapporti bilaterali”, ha quindi sottolineato.
Il diplomatico ha parlato anche della questione gas. “Abbiamo avanzato la richiesta di far pagare il nostro gas in rubli. Durante il colloquio telefonico, il presidente Putin ha dato delle spiegazioni molto esaustive al presidente Draghi, su come possano essere effettuati tecnicamente questi pagamenti. Siamo pronti a effettuare le nostre forniture secondo i volumi precedentemente concordati”, ha quindi assicurato respingendo le accuse di violare i contratti dal momento che anche “il blocco di quasi 300 miliardi in valute estere delle riserve della nostra Banca Centrale – a suo dire – è una violazione degli obblighi dei Paesi che hanno preso queste decisioni”.
Media italiani Per Razov “il 99% delle pubblicazioni dei mezzi di stampa italiani sono critiche nei confronti della Russia e del nostro presidente Putin. Per questo mi sono espresso, non contro la critica a Putin ma nei confronti di un articolo che viola la legge: perché in quell’articolo si parlava esplicitamente della possibilità o della necessità di uccidere un leader legittimamente eletto in un altro Paese”, ha detto in riferimento alla sua denuncia del quotidiano La Stampa. Per l’ambasciatore i nostri giornali sono “molto unilaterali, ma se vuoi trovare la verità devi sentire entrambe le parti”. (TGCOM24)