Site icon CAGLIARI POST

ASCE, 12 ottobre 2019: il Movimento riparta dall’inclusività

Nota stampa ASCE sulla Manifestazione del 12 Ottobre a Capo Frasca:

Sabato 12 ottobre il movimento contro l’occupazione militare della Sardegna è tornato a portare la propria voce fuori dal poligono di Capo Frasca. Con una manifestazione ampia, eterogenea e popolare, migliaia di persone sono tornate a manifestare contro le basi in Sardegna e per dire no alla guerra. I mesi che hanno preceduto questa grande giornata sono stati caratterizzati da un silenzio assordante sul tema delle servitù da parte della stampa mainstream sarda e italiana (questo giro niente bandierine blu e bianche “no servitù”), istituzioni, amministratori e leader politici sardi, grandi sindacati e organizzazioni di massa italiane. Nel mentre si è svolto un grande lavoro di cucitura e ricucitura, dialogo, e infine sintesi tra i tanti e diversi soggetti organizzatori. Oltre al forte lavoro svolto lontano dai riflettori sul territorio, tra affissioni, iniziative pubbliche, organizzazione di pullman e macchinate, di chi incessantemente ha contribuito alla buona riuscita della giornata. Cosa niente affatto scontata, visti i bassi numeri degli ultimi tempi, perciò va dato merito ad A Foras (che ha promosso la nascita del comitato promotore) di averci visto lungo puntando su questo ritorno a Capo Frasca.

Sabato non si sono viste passerelle elettorali. Sabato ha preso parola la base del Movimento, chi lavora ogni giorno nelle lotte e per unire le lotte: dai parenti delle vittime dell’occupazione militare, agli avvocati del processo dei veleni di Quirra, ai comitati locali, a chi difende i militanti dalla costante repressione dello stato italiano, agli artisti, ai giovani di Friday for Future, a Non una di meno. Sabato eravamo a Capo Frasca anche per chi non è potuto essere con noi, ma lo avrebbe fortemente voluto: idealmente c’eravamo tutte e tutti.

Sabato non si sono visti quelli che difendono le basi “perché portano lavoro”. Al contrario siamo stati ben accolti da chi, a S. Antonio di Santadi vuole vedere le proprie terre libere. È da loro che dobbiamo ripartire.

Così come il Movimento deve ripartire da tutte le altre pratiche messe in campo in questi anni, ognuna nel rispetto delle altre, TANTI MODI UN’UNICA LOTTA, tante anime un unico obiettivo: la fine dell’occupazione militare della Sardegna. Per questo facciamo un appello e ci mettiamo a disposizione per lavorare per una sempre maggiore inclusione, dialogo e unità (nel rispetto delle differenze) tra tutte queste anime. Per il bene della Sardegna e del Movimento chiediamo di mettere da parte i protagonismi, i personalismi, le rivalità e soprattutto le divisioni in buoni e cattivi. Ci saranno tempi e luoghi per una sana e costruttiva critica su ciò che non è andato per il verso giusto, ma in questo momento è necessario che il movimento riparta forte e più unito di prima, continuando a tendere la mano anche a chi ha scelto di non organizzare con noi la giornata del 12 ottobre, in modo che le prossime grandi mobilitazioni siano ancora più inclusive.

Siamo vicini, complici e solidali con le 45 persone indagate per le lotte antimilitariste degli ultimi anni. Tra queste, 5 sono accusate di “associazione sovversiva con finalità di terrorismo” e per loro il PM ha richiesto la sorveglianza speciale. Continuiamo a dimostrare la nostra unità anche stando vicino a loro, e rispondendo in maniera compatta a questo ennesimo tentativo di repressione.

Diamo infine appuntamento alle prossime e importanti iniziative di movimento:

sabato 26 a Bauladu per l’assemblea generale di Rete Kurdistan (verso la Manifestazione del 2 novembre),

domenica 27 ottobre a Bauladu per la prossima assemblea generale di A Foras;

– e infine a tutte le iniziative di solidarietà con gli indagati che si terranno nelle prossime settimane, in vista dell’udienza del 3 dicembre a Cagliari per la sorveglianza speciale

AINNANTIS!

print
Exit mobile version