“Aspettando Godot”. Terzopolous porta al Massimo il classico di Beckett

0 0
Read Time:1 Minute, 16 Second

“Attendant Godot”. Scritto originariamente nel 1952 in francese, il classico di Samuel Beckett approda al Teatro Massimo nella versione di Theodoros Terzopoulos. L’evento inserito nella Grande Prosa voluta dal Cedac, porta sul palco Enzo Vetrano e Stefano Randisi, rispettivamente Estragone e Vladimino.

Sono due senza tetto che nell’attesa infinita, si confrontano su argomenti di varia natura, a volte senza senso e senza alcun nesso con quelle che sono le certezze della vita. Attendere il signor Godot, per i due, equivale a dare una motivazione per esistere.

Amici non sono ma nonostante ciò, sono comunque fortemente dipendenti l’uno con l’altro. Conversazioni noiose, intrise di depressione e decisamente banali. La tetra scenografia si lega fortemente a quel senso di inquietudine che aleggia nelle parole dei due. Sono caratteristiche che possono annoiare lo spettatore che ignora o dimentica il modus operandi fortemente voluto dal drammaturgo inglese una volta scelto il Teatro dell’Assurdo.

Nel primo atto, le visioni dei due sono raffigurate da Pozzo (interpretato da Paolo Musio), capitalista borioso e classista e dal suo schiavo Lucky (impersonato da Germano Cervi).

Nel secondo atto, una croce cala sul palco e colui che sembra essere un angelo, è semplicemente un ragazzo che annuncia l’arrivo di Godot. A farlo è Rocco Ancarola che come Germano Cervi in precedenza, è molto abile nella sua mimica “nervosa e sofferente”.

Per Estragone e Vladimiro, è una bella notizia. Peccato che in un secondo momento, sia lo stesso messaggero ad ammettere che Godot non arriverà. Per loro, dunque, una sola scelta: aspettare ancora.

print
Happy
Happy
0 %
Sad
Sad
0 %
Excited
Excited
0 %
Sleepy
Sleepy
0 %
Angry
Angry
0 %
Surprise
Surprise
0 %

Average Rating

5 Star
0%
4 Star
0%
3 Star
0%
2 Star
0%
1 Star
0%

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *