Germania. La battaglia politica in vista delle elezioni del 24 settembre è talmente rilassante da lasciare addirittura indifferenti. E così, per disinteresse, i luoghi comuni si moltiplicano.
I numeri dicono che il cielo sopra Berlino è molto più nuvoloso di quello che ci si immagina da qui. Partiamo dal sistema bancario. Primo: non è vero che le banche tedesche siano così migliori di quelle italiane.
Secondo: non è vero che la Germania abbia fatto «i compiti a casa» per rafforzare il sistema finanziario. Il Consiglio europeo, periodicamente, invia agli Stati membri delle Country specific recomendations (Csr) su una serie di temi tra i quali quello bancario indicando i provvedimenti adottare. Le Csr che il Consiglio ha inviato alla Germania sono state 5. Ohibò! Lo stesso numero che il Consiglio ha ritenuto di inviare all’Italia. Con una sostanziale differenza, però: che la Germania, secondo il giudizio dello stesso Consiglio, non ha fatto alcun progresso in tema bancario, dove per «progresso» si intende l’adozione delle raccomandazioni contenute nei richiami formali. L’Italia, al contrario, come si vede nella mappa in queste pagine frutto del lavoro di analisi dei dati del sito Truenumbers.it, ha implementato «parzialmente» le indicazioni dell’Europa. Il fatto di aver snobbato i Csr ha portato nel 2016 il Fondo monetario internazionale a definire la più importante banca tedesca, Deutsche Bank, «il più grande pericolo sistemico per la finanza internazionale».
Ma, così come in Italia, anche in Germania il tema sul quale i partiti combattono in modo più agguerrito (ma sempre con toni soporiferi) è quello dell’immigrazione. L’immagine di una Germania in grado di accogliere milioni di immigrati creando un ambiente para-paradisiaco nel quale l’integrazione avviene in un clima di celestiale condivisione valoriale è semplicemente falsa.
La Polizia federale nel suo ultimo rapporto sulla criminalità in Germania ha, per la prima volta, analizzato approfonditamente il fenomeno dei crimini commessi da «non tedeschi» e, dati i numeri impressionanti del fenomeno, ha anche deciso di creare una sezione apposita impegnata solo nel campo dei reati compiuti da immigrati. Primo numero: i «non tedeschi» residenti legalmente in Germania costituiscono il 10% della popolazione, ma sono responsabili del 30% dei reati, in crescita dal 27,5% del 2015. Secondo numero: sul totale dei «non tedeschi», la quota di rifugiati, richiedenti asilo, con permesso di soggiorno valido o scaduto, era pari, nel 2016, all’8,6% rispetto al 5,7% del 2015. Significa che la maggior parte dei reati sono compiuti da «non tedeschi» residenti in Germania da più lungo tempo e che, quindi, non si sono affatto integrati.
I «non tedeschi» indagati erano 616.230 nel 2016 rispetto ai 555.820 nel 2015. Crescita spiegabile dall’aumento degli ingressi nel biennio 2015-2016 (1.866.000 persone), è vero, ma sempre la Polizia spiega che mentre gli ingressi sono aumentati del 23,3% nel biennio, gli indagati «non tedeschi» sono più che raddoppiati. I reati sessuali, compreso lo stupro, ad esempio, sono cresciuti tra il 2016 e il 2015 del 119,7% passando da 1.355 a 2.978. Gli «stupri di gruppo» sono passati da 31 a 61 e in crescita sono anche gli omicidi e gli omicidi colposi.
Un altro dato che restituisce della Germania un’immagine molto meno idilliaca, è quello sulla corruzione. I soldi pubblici che finiscono nelle casse dei partiti politici raggiungeranno nel 2017 il record di 161,8 milioni. E chi si scandalizza del fatto che alcune grandi imprese italiane finanziano due partiti avversari sappia che ad agosto di quest’anno l’associazione delle industrie chimiche tedesche di partiti ne ha pagati addirittura tre: 150mila euro alla Cdu della Merkel, 75mila ai liberaldemocratici dell’Fdp e altri 70mila ai socialisti della Spd. Nonostante la marea di soldi, solo l’1% delle indagini riguarda politici e questo, naturalmente, è positivo. Il fatto è, però, che il 12% delle indagini riguardano giudici e magistrati.
fonte il giornale