Cagliari. Cooperativa sociale accusata di truffa, sequestrati 1,7 mln di beni

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Nella serata di ieri i militari del Comando Provinciale Carabinieri di Cagliari e del Comando Provinciale di Cagliari della Guardia di Finanza hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo emesso al G.I.P. del Tribunale del capoluogo sardo nei confronti di 4 persone residenti a Cagliari e Quartu Sant’Elena in qualità di amministratori e consiglieri di una società cooperativa (con sede a Cagliari) operante formalmente nel settore dei servizi socio-assistenziali. 

La misura cautelare reale disposta – anche per equivalente fino alla concorrenza dell’importo di € 1.791.164,59 (che ricomprende anche un orologio di pregio del valore di € 50.700,00) – è finalizzata al recupero del profitto delle ipotesi di truffa ai danni dello Stato, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e auto-riciclaggio, allo stato ascritte agli indagati ed al citato ente nei cui confronti è stata contestata la responsabilità amministrativa ai sensi del D.lgs. 231/2001. 

La misura è stata emessa nell’ambito di un’inchiesta che ha portato alla luce una presunta frode sistematica nella gestione di appalti pubblici destinati a servizi sociali, educativi e sanitari in Sardegna. 

In particolare, in base a quanto allo stato emerso dalle indagini, gli indagati: 

–     attraverso la società cooperativa sociale avrebbero turbato plurime gare d’appalto e licitazioni private indette da vari Enti locali del Sud Sardegna per l’espletamento di servizi sociali e di assistenza domiciliare, utilizzando mezzi fraudolenti ed attestando falsamente alle stazioni appaltanti la qualificazione giuridica di cooperativa sociale a mutualità prevalente, sebbene la stessa fosse, in realtà, una società a scopo di lucro e priva di qualsiasi scopo mutualistico, rappresentando una realtà completamente distorta e consentendo in tal modo di realizzare un ingiusto profitto patrimoniale per un importo complessivo pari a circa 10 milioni di euro; 

–     al fine di distrarre le ingenti somme di danaro così conseguite dalla società cooperativa (i cui relativi utili prodotti non avrebbero potuto essere distribuiti, in quanto, per legge, avrebbero dovuto essere impiegati per finalità mutualistiche o reimpiegati nell’attività principale), attraverso una società di capitali e la propria ditta individuale, avrebbero emesso fatture per operazioni oggettivamente inesistenti; 

–     avrebbero sottopagato il personale, impiegando dipendenti privi delle qualifiche necessarie, e avrebbero utilizzato parte dei fondi pubblici illecitamente ottenuti per spese personali di lusso, quali viaggi, pranzi costosi, noleggio di auto di prestigio e acquisto di preziosi e immobili. 

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