Cresce la preoccupazione dei malati di sclerosi multipla che, in barba alle solite rassicurazioni dei politici, si trovano, dal mese di marzo, a subire pesanti disservizi dovuti a tagli di fondi e ridimensionamenti del personale. Una situazione che sta diventando ormai insostenibile per cui hanno deciso di scrivere una dura lettera, che riportiamo integralmente, chiedendo chiarimenti
“ Noi sottoscritti, affetti da Sclerosi Multipla, in cura presso il reparto specializzato dell’Ospedale Binaghi di Cagliari, alla luce dei recenti comunicati stampa e servizi televisivi, riferiti alle notizie del ridimensionamento del reparto stesso, per una corretta informazione, riteniamo doveroso fare alcune precisazioni.
In Sardegna si contano circa 7000 ammalati di SM.
L’unico Centro di riferimento,al momento, è quello presso il Binaghi, dove vengono seguiti circa 4000 pazienti, il cui funzionamento, fino al mese di Dicembre 2016, era regolare e puntuale.
Come è noto a tutti i medici, paramedici, ammalati e loro famigliari, questa patologia, proprio perché presenta innumerevoli connotazioni, differenti tra un paziente e l’altro, necessita di un monitoraggio continuo, sia esso per la malattia che per la ricerca.
Il reparto, oltre a diagnosticare e curare la malattia, si occupa anche della ricerca, a livello internazionale, essendo la nostra regione una delle più colpite al mondo.
La giunta regionale, con delibera nr. 54/11 del10/11/2015, sottraeva al reparto 1.000.000 di euro dall’ammontare complessivo dei fondi, utili per l’acquisto e la distribuzione dei farmaci agli ammalati in cura.
A seguito di ciò, l’allora direttore Prof.ssa Marrosu, come segno di disapprovazione, presentava le proprie dimissioni all’Università di Cagliari.
Le varie associazioni, unitamente a numerosi ammalati, disapprovavano il gesto della Prof.ssa e la invitavano a riflettere e a ritirare le proprie dimissioni, stante il fatto che, per il centro e per tutti gli ammalati, rappresentava una figura molto importante, essendo lei componente di varie commissioni di carattere neurologico, a livello internazionale, ottimo punto di riferimento anche per la ricerca.
La Prof.ssa Marrosu, a distanza di pochi giorni, presentava una richiesta di reintegro in servizio, ottenendo una netta risposta negativa.
A tal proposito, si provvedeva anche ad incontrare il magnifico rettore dell’università di Cagliari, chiedendo se non fosse il caso di reintegrare la professoressa nel suo ruolo e laddove non fosse stato possibile, autorizzare la stessa a continuare la sua collaborazione con il centro, come volontaria, con prestazione completamente gratuita.
Il Magnifico Rettore ci riferiva che oramai le pratiche amministrative per il collocamento a riposo della Prof.ssa erano state già concluse, che non sarebbe stato possibile un suo reintegro in servizio ma che sarebbe stata possibile una sua collaborazione quale volontaria, permanendo nello stesso ufficio utilizzato fino ad allora.
Si rimaneva stupiti, di come mai, la pratica del collocamento a riposo della Prof.ssa Marrosu fosse stata trattata e conclusa con tanta celerità, senza possibilità di appello alcuno, considerato che in altre parti d’Italia, in medesime situazioni, erano stati approvati i reintegri.
Ciò appurato, In merito, dopo brevi ricerche, si acquisiva copia della delibera Regionale dell’Emilia Romagna nr. 359 del 31/05/2016, con la quale quel Dott. Enrico Montanari, collocato a riposo, su sua richiesta, veniva autorizzato dalla Regione a rimanere al reparto, presso l’Azienda universitaria di Parma,in qualità di volontario.
Detta delibera veniva trasmessa ai competenti uffici Regionali dell’Assessorato alla Sanità perché potesse essere utilizzata come guida per una delibera in favore della Prof.ssa al fine di autorizzarla a rimanere al reparto in qualità di volontaria.
Alla data odierna, nessuna autorizzazione è stata concessa alla Prof.ssa, oggi in pensione dai primi del 2017.
Nello stesso periodo, attraverso fonti attendibili, venivamo a conoscenza che era intenzione dell’Assessorato alla Sanità di eliminare quel reparto, trasferendolo presso il dismettendo vecchio Ospedale San Giovanni di Dio esclusivamente a livello ambulatoriale, privando così i pazienti di 10 posti letto oggi presenti.
In merito, tutti i consiglieri regionali di opposizione, capo fila l’On. Dedoni, presentava una interrogazione in Consiglio Regionale, chiedendo chiarimenti.
La giunta Regionale rispondeva che le notizie circa il ridimensionamento e trasferimento del reparto erano infondate e che nulla sarebbe cambiato per gli ammalati.
Anche la commissione Sanità ci riferiva che tutto andava bene e che il reparto avrebbe continuato a funzionare come sempre.
Intanto, nei primi giorni di Marzo 2017, alcuni ammalati si recavano presso il reparto per essere sottoposti a visita e per prenotarne delle altre, scoprendo loro malgrado, che molto personale non era più presente e che le visite, se non urgenti, venivano rinviate a data da destinarsi.
Si appurava inoltre che, due medici erano andati in pensione, uno era stato trasferito di reparto e altri cinque ricercatori, che lavoravano li da tempo, praticamente in modo gratuito, erano dovuti andare via in quanto non era stata rinnovata la loto convenzione (A oggi non è ancora stata rinnovata)
Alla fine dei conti il reparto rimaneva sguarnito di otto unità mediche, comportando così una impossibilità, per i pochi medici rimasti, di operare nei modi e nei tempi che questa patologia comporta.
E’ chiaro e lampante che se da un reparto vengono a mancare otto medici, senza che essi vengano reintegrati, si mette il reparto stesso nelle condizioni di non poter lavorare e, sebbene ancora in quei locali, di fatto diventa una assistenza esclusivamente ambulatoriale, così come ci era stato preannunciato a fine 2016.
Forse l’Assessore Arru crede che non siamo solo ammalati ma anche deficienti!
Oggi siamo arrivati a un punto che, i pochi medici rimasti, sebbene lavorino incessantemente, come hanno sempre fatto, di fatto non riescono a sopperire alle richieste e alle esigenze, come prima.
A farne le spese è sempre e solo l’ammalato.
Abbiamo così intrapreso la via della comunicazione, con comunicati stampa e servizi televisivi locali, con la speranza che l’Assessore Arru fosse sensibile al problema e si rivolgesse direttamente agli ammalati, rassicurandoli del contrario e soprattutto reintegrando il personale medico mancante al reparto.
Ciò non è avvenuto, anzi, negli articoli di stampa, oltre a confermare che il reparto non verrà ridimensionato, paventa interventi presso l’Associazione Sclerosi Multipla Nazionale al fine forse di intimidire qualcuno.
Poteva esprimere anche solidarietà a tutto il reparto , vista la situazione critica in cui stanno operando quei pochi medici rimasti, ciò non è stato.
Forse la sensibilità e l’umiltà non fanno parte del suo vocabolario!
Bene avrebbe fatto se avesse taciuto.
Noi ammalati e solo noi siamo stati i promotori di questa battaglia, senza l’aiuto alcuno di chi si presta a giochi di palazzo e a inciuci vari da cui ci dissociamo.
Caro Assessore, in questo momento a noi serve un reparto che funzioni e non tavoli e tavolini dove si discutono cose che avverranno in futuro.
Il presente per noi è che giornalmente, in Sardegna tanti sono coloro che purtroppo scoprono di essere ammalati di SM e hanno urgente bisogno di un reparto, di posti letto e di una diagnosi certa, di cure, che solo al Binaghi può essere assicurata.
Giusto per citarne una delle tante, si rende conto che un ammalato di SM ha delle limitazioni sulla patente e che le commissioni ASL, alla scadenza chiedono una certificazione del luogo ove l’interessato è in di cura?
Come fa, uno che ha la patente in scadenza ad aspettare dei mesi per avere questa visita, visto che non si tratta di urgenze?
Ebbene, chieda al reparto, quante visite comportano solo i pazienti che devono rinnovare le patenti, come fanno a portarle a termine quattro medici, unitamente a tutte le altre incombenze e visite che hanno?
Eppure lei è un medico, dovrebbe sapere queste cose meglio di noi e di chiunque altro.
Ci attendiamo che da Assessore, per altro votato per tutelare noi sardi, ponga subito fine a questa situazione intervenendo e ripristinando quanto manca al reparto.
Le preannunciamo che, se non dovessimo vedere fatti concreti, non parole, come ha fatto fino ad oggi, procederemo ad occupare l’Assessorato reclamando il nostro diritto a essere curati.
All’AISM Nazionale diciamo, prima di tutto che si accerti presso il reparto e presso gli ammalati al fine di avere un quadro chiaro della situazione, interessandosi di più degli ammalati e dei loro problemi invece che inviare lettere di disapprovazione alle sue sezioni.
Forse L’AISM dimentica che noi, oltre a essere ammalati, siamo i primi autori e promotori delle vendite di mele e gardenie i cui fondi vanno a loro.
Solo per questo avremo bisogno di un po’ più di solidarietà e soprattutto di sostegno in queste situazioni, come si fa a dire che non è vero quello che noi stiamo recriminando se ascoltate solo le campane che interessano a voi?
Noi ci tiriamo fuori dalla politica e dagli inciuci vari e desideriamo solo delle risposte serie ma soprattutto fatti e non parole.
Infine, visto che di dovere non lo ha fatto, esprimiamo tutta la nostra solidarietà a tutti i componenti del reparto Sclerosi Multipla dell’Ospedale Binaghi, ringraziandoli per tutto ciò che fanno giornalmente per noi.
Esprimiamo la nostra solidarietà anche alla signora Paola Manconi che, in qualità di persona sensibile, come lo è sempre stata da circa 30 anni, condivide la nostra battaglia.”
Lettera firmata da:
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Vittorio Vacca Solanas (OR)
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Mario Pisanu Ardauli (OR)
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Sabina Cozzolino Smaxis (OR)
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Gianluca Casu Albagiara (OR)
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Mirella Mele Norbello (OR)
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Giampaolo Meleddu Laconi (OR)
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Marcella Obinu Arborea (OR)
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Patrizia Piras Arborea (OR)
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Lucia Sardu Nurachi (OR)
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Salvatore Lutzu Paulilatino (OR)
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Maria Nives Acca Cuglieri (OR)
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Giustina Erbì Baressa (OR)
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Giuseppina Papate Sennariolo (OR)
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Elvio Pinna Villaurbana (OR)
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Liana Vacca Solanas (OR)
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Carolina M. Francesca Melis Riola (OR)
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Rosalia Betteghella Alghero (SS)
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Daniela Salaris Alghero (SS)