Capoterra. Un’operazione eseguita nei giorni scorsi dal personale del personale della Stazione del Corpo forestale di Capoterra all’interno dell’attività di contrasto al bracconaggio condotta contro l’uccellagione e la caccia di frodo nelle oasi permanenti di protezione faunistica del Sulcis ha portato alla denuncia di quattro persone e al sequestro di oltre 400 prede (tordi, storni, pettirossi) e armi e degli strumenti illeciti di cattura.
Gli agenti della forestale hanno intercettato un muratore di 53 anni residente in paese mentre era intento a posizionare delle reti per uccellagione in località San Gerolamo. Doppio fermo in flagranza di reato per un quarantenne e un ventenne, padre e figlio, che avevano appena catturato dei tordi con delle reti per uccellagione in località Baccalamanza. La successiva perquisizione domiciliare ha portato al sequestro di 25 uccelli, tra tordi e pettirossi, oltre che di una porzione di Cervo sardo, una specie particolarmente protetta. Infine, nelle campagne del comune di Uta (località Su pranu) è stato sorpreso un pensionato settantatreenne di Capoterra mentre posizionava delle reti per uccellagione.
In seguito durante la perquisizione domiciliare sono stati sequestrati 396 uccelli congelati, confezionati in sacchetti e pronti per la commercializzazione come “grive”, con gravi rischi per la salute dei consumatori a causa della conservazione in condizioni igieniche precarie. Ai responsabili è stato contestato il reato di caccia di frodo in periodo non consentito, l’uccellagione e la detenzione di mezzi di caccia non consentiti. Le pene prevedono fino a un anno di reclusione.
L’operazione, al pari delle precedenti, si inquadra nell’attività disposta e coordinata dal Servizio Ispettorato nell’ambito del “Piano d’azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici” elaborato dal ministero dell’Ambiente e coordinato dall’Unione europea. Nei giorni scorsi nel Tavolo tecnico nazionale è stato presentato il Rapporto sulla attività di contrasto all’uccellagione svolta 2018. I dati hanno rivelato che, grazie alla attività di presidio e contrasto operata costantemente dal Corpo forestale nelle zone di maggiore intensità dell’attività illecita, il fenomeno registra un sensibile progressivo regresso. I dati fotografati in Sardegna sono in controtendenza rispetto ad altre aree sensibili del territorio nazionale, nelle quali il bracconaggio alle specie migratorie risulta ancora persistente e fonte di grave danno alla biodiversità.