Il carnevale incombe: non è la festa più importante dell’anno, di certo è quella più divertente, quella delle maschere, degli scherzi e dei dolci gustosi.
L’uomo, per sua natura, ha bisogno di far festa per interrompere lo scorrere del tempo e la quotidianità della vita: il carnevale da questo punto di vista – con il rito del travestimento – offre il massimo in termini di piacere, di divertimento, di spensieratezza ed è una vera forma di evasione da noi stessi, dato che si può essere quello che si vuole – magari solo per qualche ora – scherzare, ridere, scacciare i pensieri ed esorcizzarli con una maschera, assumendo una identità diversa e liberatoria.
Il carnevale è ormai tradizionale e festeggiato in tutto il mondo ed ovviamente anche in Italia da Venezia a Viareggio, a Putignano, a Cento ed Acireale; e non passa mai di moda nonostante abbia origini antiche: nell’antica Roma si celebravano i riti pagani dei Saturnali per propiziare l’inizio dell’anno agricolo, salutando l’inverno che stava per lasciare il posto alla mite primavera; non vi era più differenza tra nobili e plebei, perchè dietro le maschere tutti erano uguali.
Nei paesi di tradizione cattolica, in particolare, il carnevale – che trova il suo etimo dal latino “carnem levare” , cioè togliere la carne – fissa con il lauto pasto che si teneva il martedì grasso, il limite oltrepassato il quale inizia il periodo quaresimale di astinenza, di riflessione e pentimento.
La Sardegna intera, non fa eccezione quanto a tradizioni carnevalesche con affascinanti riti radicati su tutto il territorio: da Bosa, a S.Gavino Monreale e Tempio, da Samugheo a Ottana, Ardauli e Cuglieri si potranno ammirare anche quest’anno variopinte sfilate di maschere e carri allegorici di cartapesta; e poi altrettanto tipiche del periodo sono le varie gare equestri: “Sa Sartiglia”, “Sa Carrela ‘e nanti” ed ancora il “Carrasegare” mamoiadino, le maschere antropomorfe mostruose, le vesti con pelli di animali dei Mamuthones di Mamoiada, dei Thurpos di Orotelli e dei Merdules di Ottana con il suono ritmico dei campanacci, quest’anno addirittura ospiti dopo oltre vent’anni di assenza anche al Carnevale di Venezia; tutto sa di antico e millenario, di riti e danze propiziatorie, che sono legati alla vita agropastorale delle comunità.
Anche Cagliari ha le sue proverbiali maschere legate alle figure tipiche degli abitanti e dei mestieri dei vari quartieri: sa panettèra (la panettiera), sa fiùda (la vedova inconsolabile), sa dida (la balia), su caddemis (l’elemosinante), is tiàulus (i diavoli), su sabatteri (il ciabattino) e poi il Re Canciofalli (Re Carnevale) pupazzo che alla fine della festa finirà – come tutti gli anni e per tradizione antichissima – bruciato in un liberatorio rogo; magico rito, dove bruciare un fantoccio di forma umana serve per eliminare il male e il peccato e scacciare la miseria e le disgrazie.
Il carnevale casteddaio sta per iniziare con il divertimento delle sfilate, degli scherzi, della rantantira con il suono ossessivo delle grancasse, ma sopratutto con la cantilena cagliaritana “doc” del cambara, cambara, maccioni, pisciu re, sparedda e mumungioni: quindi, tutti pronti a divertirsi, e dimenticare per qualche ora i problemi quotidiani. Le date degli eventi in città sono: giovedi 28 ore 18:00 – partenza dal Corso Vittorio Emanuele; sabato 2 marzo ore 18:00 a Pirri – partenza ore 18:00 da EXME; domenica 3 marzo ore 17:00 – partenza dal Corso Vittorio Emanuele; martedì 5 marzo ore 17:30 – partenza da Piazza Giovanni XIII.
Alberto Porcu Zanda