Caro trasporto merci. L’urlo della Sardegna: tir fermi negli scali dell’isola

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Nei porti di Cagliari, Olbia e Porto Torres, presidi degli autotrasportatori  contro i rincari delle tariffe 2020 nei collegamenti marittimi dalla Sardegna alla Penisola, effetto del nuovo regolamento Ue sull’utilizzo nei traghetti di carburanti con basso contenuto di zolfo. Disagi a Cagliari all’ingresso dell’ufficio Dogane, dove stazionavano gli autisti dei mezzi pesanti per un sit-in di protesta organizzato da Trasporto Unito. Diversi conducenti hanno parcheggiato camion e rimorchi al lato del viale di accesso per aderire alla manifestazione di protesta. Altri hanno ritardato l’ingresso al porto per solidarietà con chi ha promosso il presidio.

Sino ad oggi le compagnie di navigazione hanno potuto utilizzare nel Mediterraneo un carburante contenente fino al 3,5% di zolfo, mentre dall’1 gennaio sono obbligate ad usarne uno più costoso con una percentuale di zolfo pari solo allo 0,5%. Da qui la stangata che fa lievitare i costi per i tir e rimorchi di circa il 25%

“Nessuno si illuda di trovarsi difronte i soliti quattro disperati da calmare con un tozzo di pane o peggio con promesse immaginose.  Sicilia e Sardegna sono la punta di un iceberg di disagio disperazione e rabbia.  La totale incapacità del governo e della politica di comprendere che l’innalzamento di costi e delle barriere infrastrutturali annientano territori come quelli delle due isole maggiori, sommata all’indifferenza con la quale si affrontano le rilevanti ripercussioni generate da normative internazionali e comunitarie, generano le premesse per innescare conflitti sociali che, auspichiamo, non escano fuori controllo”.

A lanciare un segnale di allarme sulla protesta che è scattata oggi in Sicilia e Sardegna contro gli aumenti indiscriminati nelle tariffe per il trasporto delle merci via mare é Maurizio Longo, Segretario generale di Trasportounito.

“Il tempo è scaduto – afferma Longo – e ciὸ a causa della totale assenza di provvedimenti urgenti, finalizzati ad attenuare i costi dei trasporti marittimi, nonché di una qualsivoglia capacità di pianificare azioni in grado di sostenere politiche economiche in territori resi degradati; non si è cioè compresa e non si comprende la gravità della situazione, e ciὸ renderà scontato il compattamento delle categorie economiche, e delle famiglie, sulle ragioni delle proteste”.

“Per l’autotrasporto – conclude il segretario generale di Trasportunito – il caso Sicilia e Sardegna rappresenta una pericolosa scintilla nella polveriera di un Paese che si serve dell’autotrasporto per l’80% del trasporto delle sue merci, ma che continua in modo sempre più ottuso a considerare la maggioranza degli autotrasportatori come una sorta di emarginati da spremere sino a farli fallire costringendoli a operare in condizioni di sfruttamento ed ai limiti della legalità e della sicurezza stradale”.

“Le tariffe sono alle stelle – denuncia Carmelo Salamone, autotrasportatore di Bagheria, Palermo – non ce la facciamo più a pagare. Capisco i problemi degli armatori, ma poi tutto ricade su di noi. Prima avevamo uno sconto del 20%, ora ce l’hanno tolto”.

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