Cedac, presentata la Stagione 2024/2025

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Mente e del cuore inseriti tra i capolavori dei grandi drammaturghi – da William Shakespeare a Luigi Pirandello – e intriganti pièces di autori contemporanei, con incursioni nel nouveau cirque e raffinate coreografie d’autore per la Stagione 2024-2025 di Prosa | Danza e Circo Contemporaneo organizzata dal CeDAC / Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo dal Vivo in Sardegna con la direzione artistica di Valeria Ciabattoni.

Dieci titoli in cartellone da dicembre ad aprile con i grandi protagonisti della scena da Lucrezia Lante della Rovere a Lucia Vasini con Lorenzo Lavia, Paolo Triestino e Carmen Di Marzo, da Gigio Alberti e Amanda Sandrelli a Veronica Pivetti, e la scrittrice conduttrice e attivista Carlotta Vagnoli, accanto ai travolgenti Jashgawronsky Brothers e alla Compagnia Artemis Danza.

Nella città di Eleonora cresce il numero degli spettacoli per venire incontro alle esigenze di un pubblico colto e preparato che frequenta il teatro e segue con assiduità gli appuntamenti della Stagione e si inserisce per la prima volta anche la danza, con l’intento di ampliare ulteriormente l’offerta con creazioni coreografiche in cui l’eleganza classica si sposa alla libertà espressiva per raccontare storie e suscitare emozioni.

Ritratto di famiglia con “Matassine” di e con Simona Bisconti, in scena con Veronica Mazza e Lia Zinno per la regia di Anna Romano, coinvolgente tragedia contemporanea su tre sorelle, ciascuna custode di un segreto, fino all’auspicata catarsi, mentre Giorgia Cerruti firma la regia di “Enrico IV / Una Commedia” dal dramma di Luigi Pirandello, nell’adattamento di Fabrizio Sinisi, in un raffinato gioco metateatrale tra verità e finzione dove il protagonista usa la propria “follia” per mettere a nudo inganni e ipocrisie della società. Sotto i riflettori anche Silvano Vargiu, uno dei migliori interpreti isolani, con “Il Sognatore Errante / To Beat Or Not To Beat?” in cui si cimenta con i grandi ruoli shakespeariani, tra imprese e slanci donchisciotteschi e dubbi sulla propria coerenza, o forse eccessiva “ingenuità”, per una riflessione sul ruolo dell’artista e sul rapporto fra teatro e società.

Ouverture nel segno del nouveau cirque con gli Jashgawronsky Brothers, strepitosi clowns-musicisti in “ToyBoys”, un inedito concerto con i giocattoli per il divertimento di grandi e piccini, poi “Il Sognatore Errante / To Beat Or Not To Beat?” di e con Silvano Vargiu, dove un attore pieno di ideali e fervida immaginazione si confronta con l’ennesimo fallimento e con le difficoltà di una professione in cui oltre a talento e impegno, è necessaria una buona dose di fortuna, in un monologo denso di citazioni, dalle opere di William Shakespeare al Don Chisciotte de La Mancia di Miguel de Cervantes fino al “Candide” di Voltaire.

Omaggio al genio di Federico Fellini tra atmosfere oniriche e fantastiche e “numeri” di acrobati e clowns con “Il Circo di Fellini” della Compagnia Artemis Danza, con coreografia e regia di Monica Casadei e musiche di Nino Rota, per un immaginifico racconto per quadri ispirato al mondo del circo, tanto amato dall’artista romagnolo e ancora capace di incantare e far sognare un pubblico di tutte le età. Variazioni sull’amore, tra tenerezza e passione, con “Vicini di Casa”, versione italiana della commedia “Sentimental” di Cesc Gay, con Gigio Alberti e Amanda Sandrelli, Alessandra Acciai e Alberto Giusta per la regia di Antonio Zavatteri dove due coppie si confrontano su un tema complesso e ancora “scandaloso” come l’eros alle soglie del terzo millennio.

Focus sulla condizione femminile e il ruolo delle donne nella società con “Le Solite Stronze” di e con Carlotta Vagnoli con drammaturgia sonora di Francesco Medda Arrogalla, tra ritratti di eroine di carta, da Madame Bovary a Anna Karenina e Catherine Earnshaw in “Cime Tempestose” e intellettuali e artiste contemporanee, tra cui la scrittrice Michela Murgia. Un poetico inno alla vita con “Le Gratitudini” dal romanzo di Delphine De Vigan, con adattamento e regia di Paolo Triestino, con Lucia Vasini, Lorenzo Lavia, Paolo Triestino e Carmen Di Marzo: la storia di Michka, un’anziana correttrice di bozze che decide di ringraziare coloro che l’hanno aiutata e specialmente chi le ha salvato la vita, sottraendola alla furia nazista, in una pièce delicata e piena di dolcezza e speranza.

Segreti inconfessabili e legami di sangue in “Matassine” di Simona Bisconti (Premio Critica Letteraria al concorso Teatro in Cerca d’Autore), per la regia di Anna Romano, che racconta la storia di tre sorelle: sotto i riflettori, insieme all’autrice Simona Bisconti, Veronica Mazza e Lia Zinno, per una riflessione sul significato dell’amore e sulla possibilità di trasformare o riconoscere un sentimento malato, di guarire le ferite dell’anima e ricominciare a vivere. Un’indagine sulle incomprensioni e i nodi irrisolti nella vita di coppia con “Non si fa così” di Audrey Schebat, con Lucrezia Lante della Rovere e Arcangelo Iannace, per la regia di Francesco Zecca, dove una celebre pianista, di ritorno da una tournée, sorprende il compagno, affermato psicanalista, sul punto di compiere un gesto irreparabile: infranta l’illusione della felicità, i protagonisti si rimettono in discussione per cercare di capire e spiegarsi, e magari decidere se il loro amore abbia un futuro.

Un’istrionica Veronica Pivetti è la protagonista de “L’inferiorità mentale della donna” di Giovanna Gra, dal famoso saggio di Paul Julius Moebius, dove l’attrice, novella Mary Shelley, rivela attraverso una serie di strane e sconcertanti teorie e non meno singolari esperimenti l’esistenza del vero e unico Frankestein ovvero la Donna: un percorso nell’immaginario e nella tradizione patriarcale, per mostrare gli aspetti paradossali di una visione del mondo anacronistica, ampiamente smentita dai successi delle donne nelle arti e nelle scienze, nella politica come nella filosofia.

Infine “Enrico IV / Una Commedia”, dal dramma di Luigi Pirandello con adattamento di Fabrizio Sinisi e regia di Giorgia Cerruti, anche protagonista sulla scena con Davide Giglio, Giulia Eugeni e Luca Serra Busnengo: «un’opera nera», venata da uno spietato e cupo umorismo, su un giovane rimasto come imprigionato nel passato in seguito a una fatale caduta da cavallo, in una versione che «affida da subito al pubblico il segreto del dolore di vivere, assumendo la pazzia consapevole come arma di smascheramento del mondo».

Una programmazione ricca e variegata pensata per attrarre differenti fasce di pubblico, dagli amanti della prosa, capaci di apprezzare le riletture dei classici e curiosi delle novità, agli appassionati di danza e a quanti gradiscano o desiderino scoprire le possibilità espressive del nouveau cirque nell’intreccio fra teatro, danza, musica e arti circensi, per affrontare temi importanti e cruciali, a partire dalla condizione femminile tra emancipazione e retaggi patriarcali, con le sapide “provocazioni” e gli strali satirici di Carlotta Vagnoli e Veronica Pivetti in due monologhi che fanno sorridere e riflettere.

Si parla d’amore in tutte le sue sfaccettature, dal fuoco della passione ai pericoli della routine, ma anche dei fragili equilibri della vita di coppia e dell’incapacità di comunicare, e affiora il tema dell’amore “malato” con le sue conseguenze; e ancora il potere svelante e pure catartico della verità e il sottile confine tra normalità e follia. Il mestiere dell’attore e la funzione del teatro e più in generale dell’arte nella società, nel decodificare e anticipare i segnali così come nel trasfigurare e rappresentare l’indicibile, e il prezioso insegnamento de “Le Gratitudini” per riscoprire un sentimento antico e semplice, troppo spesso trascurato o dimenticato, tra un omaggio a Federico Fellini e un delizioso e coinvolgente divertissement musicale.

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