Coldiretti Sardegna. Agricoltura in rosso: crollano gli acquisti delle materie prime a rischio le coltivazioni

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È SOS nelle campagne sarde che rischia di ridurre le lavorazioni dei campi a causa dei rincari energetici. È l’allarme lanciato da Coldiretti Sardegna sugli effetti della crisi energetica in agricoltura dove più di una azienda su dieci (13%) è in pericolo di chiusura secondo il Crea. Calano del 14%, infatti, gli acquisti di trattori nelle campagne italiane dove si taglia anche del 30% l’uso dei fertilizzanti a causa dei rincari energetici che mettono a rischio la produttività dei raccolti Made in Italy e le forniture alimentari degli italiani.

Un vero paradosso per le campagne sarde nell’anno tra l’altro in cui la guerra ha fatto emergere ancora di più l’importanza di coltivare i campi. La Sardegna già importa ogni anno circa 550mila tonnellate di grano equivalenti a circa 180mila ettari di cereali, mentre i campi coltivati si riducono. Basti pensare che adesso nell’isola si coltivano solamente 30mila ettari a grano mentre nel 2004 gli ettari erano circa 100mila.  Per questo Coldiretti Sardegna con l’Anbi Sardegna, l’associazione dei sette Consorzi di Bonifica sardi, ha presentato in Regione il progetto Ri-coltiviamo la Sardegna, un grande progetto di rilancio per la coltivazione delle terre a partire da quelle infrastrutturate per l’irrigazione oggi sottoutilizzati (si coltiva solo il 30 per cento di queste terre, circa 63mila su 195mila). Un progetto che prevede i contratti di filiera tra mondo agricolo e zootecnico garantendo un prezzo equo e sostenibile al produttore e al consumatore, che costerebbe alle casse pubbliche circa 20 milioni di euro prevendendo un incentivo di 200euro ad ettaro, ma con importanti ricadute reali. Un intervento che incide concretamente sul caro prezzi, garantendo un alimento sano e sicuro agli animali e sottraendo all’abbandono migliaia di ettari di terra. Il Pnrr tra l’altro prevede 1,2 miliardi per i contratti di filiera.

I NUMERI DELLA CRISI. Le difficoltà economiche – sottolinea la Coldiretti – hanno portato a ridurre l’acquisto di mezzi tecnici indispensabili per le coltivazioni già duramente colpite dal clima anomalo. Un calo negli acquisti del 14% si registra anche per le mietitrebbiatrici, mentre le trattrici con pianale di carico perdono il 21,5% e i rimorchi il 9,5% secondo Federunacoma.

A pesare sul settore è anche l’aumento del costo dei fertilizzanti, che in un anno è più che raddoppiato. In particolare – continua la Coldiretti – l’urea è balzata a 1.100 euro a tonnellata contro i 540 euro a tonnellata dello scorso anno, secondo Cai – Consorzi Agrari d’Italia, mentre il perfosfato è passato da 185 agli attuali 470 euro/tonnellata e i concimi a contenuto di potassio sono schizzati da 455 a 1005 euro/tonnellata. I prezzi dei fertilizzanti sono aumentati dopo le sanzioni contro le aziende bielorusse che producono potassio e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia che ha gettato nel caos una grossa fetta delle forniture globali. Si stima che Russia e Bielorussia costituiscano circa il 40% della produzione globale di potassio mentre la Russia produce circa il 20% dell’azoto mondiale.

La produzione agricola e quella alimentare in Italia assorbono oltre il 11% dei consumi energetici industriali totali per circa 13,3 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti (Mtep) all’anno, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Enea. Nel sistema agricolo i consumi diretti di energia includono i combustibili per trattori, serre e i trasporti mentre tra i consumi indiretti ci sono quelli che derivano da fitosanitari, fertilizzanti e impiego di materiali come la plastica (4,7 Mtep). Il comparto alimentare richiede invece – continua la Coldiretti – ingenti quantità di energia, soprattutto calore ed energia elettrica, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, funzionamento delle macchine e climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro (8,6 Mtep).

Si tratta di una bolletta energetica pesante nonostante nel tempo si sia verificato un contenimento dei consumi energetici grazie alle nuove tecniche e all’impegno degli agricoltori per la maggiore sostenibilità delle produzioni anche con l’adozione di tecnologie 4.0 per ottimizzare l’impiego dei fattori della produzione. Senza dimenticare che a migliorare il bilancio energetico della filiera ci sono gli investimenti nell’economia circolare con la produzione di bioenergie, dal fotovoltaico sui tetti di stalle e capannoni rurali fino alla valorizzazione dei reflui degli allevamenti con il biometano che va sostenuto adeguatamente.

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