Anche dalla Sardegna continua ad arrivare, forte, il segnale del ’no’ al cibo artificiale. Un coro unanime che si unisce a Roma dove si è svolta la grande manifestazione di Largo Chigi, dove sono arrivati uomini, donne e giovani contadini da diverse regioni del Paese per sostenere l’approvazione definitiva del disegno di legge e fermare una pericolosa deriva che mette a rischio la sana alimentazione e il futuro del cibo Made in Italy. La giornata è stata organizzata da Coldiretti in occasione del voto finale del Parlamento sul ddl che introduce il divieto di produrre e commercializzare cibi a base cellulare per uso alimentare o per i mangimi animali.
E al messaggio portato a Roma c’è anche la Sardegna con i sardi che hanno già espresso chiaramente la loro contrarietà in tantissimi insieme ai 2 milioni di italiani che hanno sposato la raccolta firme di Coldiretti che ha già portato evidenti risultati come lo stesso disegno di legge in discussione al Parlamento. Una grande adesione alla raccolta firme che ha coinvolto in Sardegna oltre 20 mila persone in quasi un anno di iniziativa con cittadini e istituzioni, tra cui il presidente del Consiglio e della Giunta regionale, passando per assessori e consiglieri regionali e comunali, ma anche i tantissimi sindaci e vertici delle massime cariche istituzionali dell’isola.
“Siamo a un punto cruciale per la nostra battaglia contro i cibi prodotti in laboratorio che non solo contrastano il Made in Italy ma che ancora non danno certezze sulla loro stessa salubrità – commenta il presidente di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu – i sardi come gli italiani si sono già espressi a favore del cibo sano che resta sempre quello coltivato nella nostra terra o prodotto dai nostri allevamenti. Il successo costante nei nostri mercati di Campagna Amica dimostra quanto la popolazione italiana continui a preferire i prodotti sani e a chilometro zero – conclude – in particolare quelli della nostra tradizione”. Per il direttore Coldiretti Sardegna, Luca Saba, inoltre “la battaglia Coldiretti contro i cibi creati in laboratorio ha sempre avuto l’obiettivo di difendere il nostro agroalimentare da aggressioni che arrivano da cibi tutt’altro che sicuri, come hanno confermato anche autorevoli studi scientifici – sottolinea – dietro questo sistema, infatti, ci sono ancora troppi interessi di molte multinazionali, spinte da interessi prettamente economici”.
Alla manifestazione a Roma, alla presenza del presidente nazionale Ettore Prandini e del segretario generale, Vincenzo Gesmundo, sono stati lanciati tanti messaggi tra bandiere e cartelli con scritto “Buon compleanno Dieta Mediterranea” ma anche “Si al cibo naturale No a quello artificiale”, Più ricerca, meno affari”, “Italia leader a tavola, l’Europa ci segua” e “Grazie a 2 milioni di italiani” con riferimento ai firmatari della petizione della Coldiretti a sostegno del provvedimento.
Secondo un’indagine Coldiretti/Notosondaggi, intanto, è emerso che quasi 3 italiani su 4 (74%) dicono no al cibo sintetico prodotto in laboratorio, dalla carne al latte fino al pesce che gruppi di potere finanziario e multinazionali stanno cercando di imporre sui mercati mondiali nonostante le perplessità sugli effetti a lungo termine sulla salute umana. La battaglia Coldiretti era iniziata il 10 novembre del 2022 con l’avvio della grande mobilitazione che ha portato alla raccolta di oltre 2 milioni di firme a sostegno del provvedimento, con oltre 2 mila Comuni che hanno deliberato a favore, spesso all’unanimità, tutte le Regioni di ogni colore politico ed esponenti di tutti gli schieramenti oltre a Ministri e Sottosegretari, Parlamentari nazionali ed europei e Sindaci. La battaglia contro il cibo sintetico o artificiale si è estesa, poi, a livello internazionale con l’intesa sottoscritta nello storico farmer market Grown Nyc di Union Square a New York il 28 giugno dal presidente della World Farmers Markets Coalition, Richard McCarthy Una realtà che coinvolge 250 mila agricoltori e famiglie nei diversi continenti, dagli Usa all’Australia, dal Giappone al Ghana fino a numerosi Paesi dell’Europa.