“Plaudiamo alla iniziativa della Regione che ha stanziato 6 milioni di euro per acquistare formaggio e pane prodotti in Sardegna alle famiglie indigenti. Un intervento di economia circolare in cui i denari investiti per ristorare le perdite dei produttori di formaggi semi stagionati e molli (sono anni che si interviene in questo modo) per la prima volta vanno invece ridistribuiti tra le famiglie indigenti sarde raddoppiando l’effetto e non rischiando di far finire questo contributo pubblico in qualche società non sarda che avrebbe vinto il bando”.
Lo sostiene Coldiretti Sardegna che ad aprile, in pieno lockdown, aveva proposto l’idea al presidente della Regione Solinas e che adesso stenta a comprendere alcune polemiche suscitate dopo l’approvazione ad ottobre della delibera da parte della Giunta: “se da una parte sono comprensibili e giustificabili quelle di alcuni cittadini che forse per un difetto di comunicazione non hanno avuto la possibilità di conoscere a fondo il significato dell’intervento, sono altrettanto inammissibili e incomprensibili quelle di alcuni politici che hanno criticato a priori pur avendo la possibilità ed il dovere di leggere e studiare la proposta”
“Un esempio virtuoso e concreto del quale rivendichiamo con orgoglio la paternità – evidenzia il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu – che ha un valore ed un significato simbolico molto importante per la società e per l’economia: un vero esempio di economia circolare, in cui la Regione non fa un intervento di mero assistenzialismo ma sostenendo contemporaneamente due settori, la filiera lattiero casearia e le famiglie indigenti, promuove ed educa al consumo del cibo locale a km0, sicuro e garantito”.
“Si è intervenuto in modo sinergico e intelligente raddoppiando l’effetto dell’intervento anziché disperdere in mille rivoli le risorse senza portare dei benefici concreti a nessuno – sottolinea il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba – e magari rischiando di subire anche la beffa, come spesso succede, di acquistare con i denari dei sardi, prodotti stranieri che fanno concorrenza sleale ai nostri agricoltori”.