Oltre 2 mila tra agricoltori, allevatori e stakeholder hanno affollato il padiglione della Fiera di Cagliari per l’incontro organizzato oggi da Coldiretti Sardegna che ha presentato ai candidati alla presidenza della Regione i principali punti della visione del mondo agricolo sardo per lo sviluppo dell’isola nel prossimo futuro.
Sburocratizzazione della macchina amministrativa con la digitalizzazione dei procedimenti, riformare l’assessorato dell’Agricoltura e gli Enti agricoli, una legge di governo del territorio che punti a liberare le terre vincolate, credere in una Sardegna che pensi nel cibo come asse strategico per lo sviluppo e, ancora, il governo alla Sardegna del sistema energetico e dell’acqua per l’autosufficienza. Senza dimenticare la necessità di una Unità di crisi per le emergenze in agricoltura. Infine, una delle necessità principali per la possibilità di creare politiche efficaci in agricoltura: la nomina come prima scelta del nuovo assetto di Giunta, di un assessore dell’Agricoltura competente e politicamente forte.
Sono solo alcuni dei punti programmatici principali su cui si è concentrato il dibattito. All’appuntamento guidato dai vertici Coldiretti Sardegna, con in testa il presidente, Battista Cualbu e il direttore, Luca Saba hanno partecipato portando le domande al futuro presidente della Regione anche i rappresentanti territoriali dell’associazione sarda, delle donne dei giovani e pensionati che hanno condiviso la visione strategica per la Sardegna del futuro. Tanti i punti toccati sulle proposte di Coldiretti per rivitalizzare i settori economici e sociali dell’isola e, al termine dell’incontro, è stato consegnato anche il documento con le proposte Coldiretti.
COLDIRETTI. “Gli agricoltori sardi sono stanchi ma combattivi e mai rassegnati a essere l’ultimo anello della catena produttiva e di non vedere riconosciuta la loro dignità lavorativa con la giusta remunerazione – hanno sottolineato presidente e direttore – sono stanchi dei ritardi e delle inefficienze della pubblica amministrazione e di essere in continuo stato di emergenza per le calamità naturali ed epizoozie. Su di loro vengono scaricate le inefficienze e i costi della filiera agroalimentare” Secondo Coldiretti Sardegna “Bisogna cambiare questa visione – aggiungono Saba e Cualbu – lo sviluppo sostenibile della Sardegna che nel prossimo futuro vogliamo consegnare ai nostri figli e nipoti, passa necessariamente da una piattaforma di programmi a lungo termine orientati almeno ai prossimi 20 anni”. Secondo presidente e direttore “la nostra isola con la sua superficie agricola utilizzabile di oltre 1,2 milioni di ettari è centrale nel Mediterraneo e può candidarsi a un ruolo chiave, soprattutto nella produzione di cibo in un mondo sempre più popolato e come hub logistico. Per farlo servono riforme che puntino a far superare la quota di 4 miliardi di euro di produzione lorda vendibile”.
BUROCRAZIA E REGIONE. Davanti alla platea gremita di agricoltori e allevatori arrivati da tutta la Sardegna si è parlato di uno dei punti fondamentali per superare le gravi incertezze delle imprese agricole, la burocrazia e la riforma dell’assessorato dell’agricoltura. Su questo fronte per Coldiretti Sardegna ci sono due priorità: la riforma dell’assessorato dell’Agricoltura e la sburocratizzazione della macchina amministrativa. Sul primo fronte è evidente come l’assessorato, oggi, sia “sempre più lontano dagli agricoltori – sottolinea Coldiretti – sempre più abbandonato a sé stesso. Occorre una sua revisione e riorganizzazione con uno spirito che torni a dare servizi agli agricoltori per gli agricoltori. Si deve puntare su una riforma degli Enti Agricoli che ne ridisegni numeri, funzioni, organizzazione e struttura e con un coordinamento delle attività in capo all’assessorato per il ritorno ai servizi utili che sono stati cancellati. Dal lato burocrazia, per l’associazione “occorre garantire una volta per tutte che i tempi della burocrazia rispettino quelli delle imprese. La macchina amministrativa deve essere in grado di rendere più snelle le procedure amministrative con l’introduzione di processi informatici che già esistono. La Regione – aggiunge Coldiretti – è in possesso di una enorme mole di dati che devono essere utilizzati per semplificare la vita alle aziende e programmare i settori”. Un esempio virtuoso può essere il “cruscotto dell’agricoltura” di Coldiretti, elemento fondamentale per la programmazione politica e l’allocazione dei fondi pubblici. Questo può permettere di ridare dignità a settori oggi dimenticati come vitivinicolo, olivicolo, risicolo, cerealicolo, apistico, florovivaistico e ortofrutticolo.
GOVERNO TERRITORIO. Dalla platea Coldiretti si è alzata la voce: Basta con vincoli inutili per i terreni agricoli: le terre incolte devono tornare a essere agricole. Questo approccio che parte dal rispetto e dalla tutela dell’ambiente può consentire all’agricoltura di riconquistare le terre un tempo agricole e oggi abbandonate al sopravvento delle formazioni arbustive che le norme inutili, oggi, ne vincolano l’utilizzo. Renderle nuovamente produttive può permettere la liberazione del potenziale agricolo, incentivando uno sviluppo sostenibile del territorio attraverso l’incremento della produzione alimentare: è possibile una coesistenza armoniosa tra agricoltura e ambiente dove anche le foreste possono diventare risorsa economica e turistica per lo sviluppo delle imprese e del territorio.
CIBO. Tassello necessario per sostenere i settori economici sardi, fare del cibo l’elemento primario per il futuro in un mondo sempre più popolato. Qui la Sardegna può avere un ruolo da protagonista. Per Coldiretti, però, l’agroalimentare non è può essere, come è sempre stato, lo slogan di tutte le campagne elettorali per poi essere puntualmente dimenticato. Da qui la forte richiesta degli agricoltori sardi alla politica di cogliere la sfida di mettere sul podio delle scelte politiche la produzione del cibo e supportarla, perchè gli agricoltori vogliono una Regione che scelga il modo per affrontare i mercatini globali. Questo si può fare solo credendo nella logistica, nella continuità territoriale delle merci, nella cooperazione integrata, nella promozione di contratti di filiera, nello sviluppo delle reti d’impresa e della filiera e su un programma di internazionalizzazione serio per il cibo sardo.
ACQUA ED ENERGIA. Sono due tasselli centrali per lo sviluppo. Gli agricoltori e allevatori isolani lamentano come in Sardegna si conservi bene l’acqua ma se ne sprechi il 40% e come dall’acqua non si produca energia e non si possano abbattere i costi per gli agricoltori. Per Coldiretti lo sviluppo futuro rimodellato dai cambiamenti climatici, passa per una gestione sostenibile della risorsa idrica, proteggendola, conservandola e riducendo gli sprechi. Per questo Coldiretti chiede: la sostituzione delle reti obsolete; l’ampliamento delle zone irrigate; l’abbattimento dei costi; il riutilizzo dei reflui; l’interconnessione dei bacini e l’innnovazione dei sistemi d’irrigazione nelle imprese agricole. Dal lato dell’energia non si può essere sempre inermi all’invasione di progetti sulle energie rinnovabili senza che la regione prenda una posizione netta. Per gli agricoltori sardi: basta progetti calati dall’alto che non lasciano niente ai sardi. Serve una Sardegna protagonista e consapevole delle scelte energetiche puntando su transizione energetica green con la costituzione di comunità energetiche.
EMERGENZE. In 24 anni la Sardegna è stata colpita dalla lingua blu e ha subito 17 procedimenti di calamità naturali; 15 trombe d’aria, 14 grandinate e continue ondate di siccità che affliggono il settore agricolo. Per Coldiretti queste non sono più emergenze mentre oggi ancora gli interventi sono tardivi, inadeguati e inutili. Per questo gli agricoltori chiedono una Unità di crisi permanente che intervenga in modo immediato e programmato.