“Colpirne uno per educarne cento”. Al Massimo, Alessandro Di Battista racconta la storia di Julian Assange

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“Chi è Julian Assange? Un giornalista con la G maiuscola”. Si può riassumere così il punto di vista di Alessandro Di Battista in merito alla figura del fondatore di Wikileaks al centro dello spettacolo di mercoledì sera al Teatro Massimo voluto da CeDAC

“Colpirne uno per educarne centro”, questo il nome del monologo in tour in Italia, è la storia di un uomo che non si è mai voluto piegare ai poteri forti. Di Battista in un’ora e mezza, ripercorre le vicissitudini del giornalista australiano recluso nella prigione inglese di Berlmarsh e liberato lo scorso 26 giugno dopo cinque anni.

Wikileaks nasce nel 2006 ma è nel 2010 che il mondo conosce la sua esistenza quando viene pubblicato “Collateral Murder”, un video del Pentagono che mostra un elicottero Apache sterminare dei civili a Baghdad con risate annesse dei militari. E poi ecco arrivare file sul conflitto afghano, il carcere di Guantamano e altro.

A girargli i documenti, è l’ex analista militare Chelsea Manning, condannata nell’agosto 2013 a trentacinque anni di prigione da una corte marziale e rilasciata nel gennaio 2017 dopo aver ricevuto la grazia dal presidente Barack Obama.

Per lui e per il suo predecessore Bush, le migliaia di file in circolazione costituiscono una esposizione internazionale scomoda. La richiesta di eliminazione non è approvata da Assange e a ciò si aggiungerà poi che la guerra in Iraq fu scatenata da una bugia costituita da una fantomatica arma di distruzione di massa di Saddam Hussein, “in passato amico sia dei russi che degli americani”

“Provate a sostituire – dice Di Battista – la parola Afghanistan con l’Ucraina e il massacro di Gaza. La verità è che non è importante vincere le guerre ma farle durare perchè ci sono tanti soldi in giro. Le cinque più grandi fabbriche di armi sono americane e fra i loro grandi azionisti, ci sono le banche di investimento più famose al mondo.”

Con i Cable Leaks, documenti riservati del dipartimento di stato finalizzati a orientare le decisioni dei diversi governi, Assange dimostra la sudditanza dei Paesi europei rispetto agli Usa, Italia compresa e considerata da Di Battista un protettorato americano: “In passato c’erano persone più autonome e migliori dei camerieri di oggi,. Una di quelle era Enrico Mattei a cui fu detto di dover liquidare l’Agip. Lui andò oltre fondando l’Eni e firmando contratti direttamente con i fornitori di petrolio del nord Africa. Fu fatto fuori perchè spingeva per l’indipendenza algerina o perchè ridimensionava il potere delle compagnie petrolifere francesi”.

Stesso discorso per Saddam Hussein o per l’eliminazione di Gheddaffi, “intervento favorito da Giorgio Napolitano, il peggior presidente della Repubblica italiana.”

“Se non state attenti, i media vi faranno odiare le persone che vengono oppresse e amare quelle che opprimono”. Citando Malcom X, l’accusa principale di Di Battista va ai giornalisti considerati i “primi aguzzini, forti con i deboli e deboli con i forti. Senza la condanna dei suoi colleghi, non ci sarebbe stata la reclusione di Assange.”

Media e informazione al servizio dei potenti al fine di sviare la verità: “Se la Russia invade l’Ucraina, si parla giustamente di invasione. Se gli Stati Uniti invadono l’Afghanistan, allora si parla di esportazione di democrazia. Se la Wagner è un gruppo di mercenari, in Iraq c’erano i contractors”.

Oggi Jualian Assange è libero Di Battista prima di portare la bandiera palestinese sul palco, dice questo: “ Ne hanno colpito uno per educarne cento per evitare che possano nascere altri Julian Assange. Se milioni di persone come noi si uniscono, saremo liberi come lui”

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