

In attesa degli esiti di altri esami, sono cinque i lavoratori Comdata risultati positivi al Coronavirus. Per cercare di fermare l’espandersi dell’infezione, l’azienda chiude il suo centro a tempo indeterminato e 500 persone restano a casa.
In un comunicato ufficiale consegnato ai dipendenti “Comdata ha deciso di sospendere l’attività presso la sede di Cagliari fino a quando non sarà interamente trascorso il periodo di quarantena stabilito dall’Autorità Sanitaria Locale e, in ogni caso, fino a quando non ci saranno esaustive garanzie di poter operare in condizioni di massima sicurezza per tutti i lavoratori.”
Per poter proseguire l’attività, l’azienda afferma di aver potenziato il piano di remotizzazione per consentire ai propri dipendenti di lavorare presso il proprio domicilio.
“Comdata – prosegue il comunicato – sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria causata dal virus Covid-19, in tutte le proprie sedi ha prontamente applicato le disposizioni ministeriali (contenute nei D.P.C.M. susseguitisi nel corso dello scorso mese di marzo 2020 – Misure per il contenimento e gestione dell’emergenza da Coronavirus Covid19) per garantire la sicurezza dei propri dipendenti nella prosecuzione, ove possibile, delle loro attività professionali.”
In quest’ottica, si menziona l’istituzione del Comitato paritetico per l’applicazione e la verifica delle regole del “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid- 19 negli ambienti di lavoro” siglato in data 14 marzo 2020 da CGIL, CISL, UIL e Parti datoriali su invito del Governo.
Infine “nel corso delle passate settimane sono inoltre state effettuate regolari sanificazioni di tutte le aree di lavoro, degli spazi comuni e sono state organizzate le attività implementando severe misure di prevenzione volte a ridurre la concentrazione del personale sulla sede, anche attraverso il ricorso al fondo d’integrazione salariale previsto per la gestione dell’emergenza. “
Per Valeria Picciau Rsu Fistel Cisl “non si doveva arrivare a questa situazione. Non cuciamo palloni e viste le caratteristiche del nostro lavoro, è dalla prime avvisaglie che insistiamo per lo Smart Working. Al contrario, nell’edificio è veramente difficile evitare i contagi considerando le tante aree in comune”.
“Una condizione – prosegue la sindacalista – condizionata anche da una mancata sincronia fra azienda e committenti, alcuni di questi indifferenti rispetto all’emergenza sanitaria. Metà del personale è in modalità smart working ma per la maggior parte di noi la conseguenza è il Fondo Integrativo di Solidarietà”.

Giornalista