La Commissione per le Pari Opportunità della Sardegna interviene in merito alla decisione del Ministero della Salute di chiudere i punti nascita regionali con un numero di part inferiore ai 500 l’anno. In particolar modo le Commissarie si chiedono come possa essere sacrificato il diritto delle donne a vivere la gravidanza ed il parto in sicurezza e serenità. La questione si inserisce nel mancato potenziamento della sanità territoriale avvenuta negli anni e nella totale mancanza di attenzione alla medicina di genere. Questo significa ancora una volta costringere le donne a non poter essere libere di programmare le proprie scelte di vita, tra cui la maternità, e di conseguenza ipotecare il futuro di una intera comunità, dimenticando che senza nascite non c’è sviluppo e non c’è futuro.
La richiesta al Ministero della Salute per il superamento dei rigidi criteri numerici, inoltrata dall’Assessorato regionale alla Sanità il 31 gennaio scorso per i presidi di La Maddalena, Tempio Pausania e per il CTO di Iglesias, purtroppo ha avuto parere favorevole solo per l’ospedale del Sulcis, con una deroga di un altro anno; un netto no è arrivato per il Paolo Dettori di Tempio Pausania, mentre per il Paolo Merlo de La Maddalena il giudizio è stato sospeso in attesa di nuovi accertamenti. L’assenza di un presidio neonatale è ancor più grave se solo si pensa che la donna e il suo bambino o la sua bambina hanno bisogno di assistenza anche dopo il parto, con un necessario punto di riferimento pediatrico con specialisti in grado di rispondere alle esigenze della loro crescita. Per questo la Commissione Regionale per le Pari Opportunità ritiene che l’Assessorato della Sanità prosegua nell’interlocuzione avviata con le parti interessate affinché si portino avanti le istanze delle donne sarde in ragione del fatto che alcuni servizi sanitari non possono essere aperti o chiusi in base ai soli freddi numeri. Privare Tempio Pausania e La Maddalena di un punto neo natale significa isolare ancora di più un territorio, mettere a rischio la salute di donne e nascituri, e non ultimo privare la famiglia della gioia di condividere uno dei momenti più importanti della vita.
Le Commissarie pertanto rimarcano il concetto che la maternità si tutela attraverso il potenziamento dei servizi sanitari territoriali di genere oltreché del sostegno socio-assistenziale, ma anche attraverso l’adeguamento della viabilità regionale in grado di mettere in rete questi servizi essenziali.